Angelini a Chiari: “Esposto era nostro dovere politico”

15 dicembre 2015 | 19:36
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Angelini a Chiari: “Esposto era nostro dovere politico”

Non ci sta il professor Piero Angelini. Non ci sta alla ricostruzione dei fatti del geometra Marco Chiari, ex assessore del Comune di Lucca che, dopo la sua definita assoluzione, ha sparato a zero contro la magistratura e contro chi ritiene responsabile del suo calvario giudiziario: “Le dichiarazioni di Marco Chiari, fatte ieri sulla stampa – dice Angelini – in parte mi riguardano, quando scrive che non soltanto l’inchiesta Volpe del deserto è nata da un mio esposto, cosa sostanzialmente vera (in realtà l’esposto era stato presentato dalla dirigenza di Governare Lucca), ma anche, cosa invece discutibile, che il processo è stato segnato dalla mia “versione dei fatti” che vedeva in lui il deus ex machina di tutte le malefatte possibili” .

“Naturalmente – spiega Angelini – on ho mai pensato a Marco Chiari, semplice “sbrigafaccende”, come lui stesso si definisce, come un “deus ex machina” della politica lucchese; né ho mai parlato di “malefatte”, se questo vuol dire corruzione, di cui mai mi sono occupato. Quanto alle vicende processuali, noi abbiamo indicato semplicemente, nei nostri esposti, fatti e violazioni di legge, a cominciare, tra le tante, dalla proposta della hiunta, di cui Chiari faceva parte, di abolire le Utoe (decisione poi rivista, su diffida della Regione, tanto risultava smaccatamente illegittima) al momento della approvazione della variante, nel 2011, solo per favorire il gruppo Valore; o la violazione di legge, gestita personalmente dallo stesso Chiari, di procedere, per la ristrutturazione dello stadio, invece che con un piano attuativo, come prevedeva la legge, cioè alla luce del sole (in modo da poter difendere la struttura commerciale della città), con un permesso a costruire da rilasciare nel segreto degli uffici, per favorire meglio il gruppo Valore”.
“Vero poi che i giudici hanno ritenuto queste violazioni non rilevanti sul piano penale – prosegue Angelini – con motivazioni di cui prendiamo atto, ma che, a mio avviso, sono alquanto discutibili sul piano giuridico, come, per esempio, nel caso della decisione illegittima sullo stadio, che è stata giustificata per il fatto che maggioranza e minoranza erano in fondo del tutto d’accordo (eccetto la feccia di Governare Lucca). Ma questa interpretazione “estensiva”, da parte dei giudici toscani, delle vicende processuali, dovrebbe lasciare più sereno Marco Chiari, che non dovrebbe prendersela, in modo inconsulto, contro il magistrato che ha sostenuto in buona fede, nel processo, l’accusa e che dava una interpretazione diversa e pur legittima dei fatti processuali. Ne parlo a ragione veduta, dal momento che anch’io ho passato molti anni, precisamente 14 a difendermi, nei 14 processi che ho subito, contro l’accusa sostenuta qui a Lucca, con durezza, dallo stesso magistrato, che oggi Chiari attacca pesantemente. Al termine dei processi, da cui sono uscito definitivamente assolto e che pure mi hanno tolto 14 anni della mia vita, mai mi è venuto in mente di metter in discussione la buona fede di chi mi ha accusato e perseguito nei processi”.
“Rimane comunque una considerazione politica – chiude Angelini – Questa città, a cominciare dal varo del regolamento urbanistico nel 2002, in cui anche Chiari ha avuto un ruolo di un qualche rilievo, fino al termine dell’amministrazione Favilla, ha visto realizzarsi, in mille modi e in mille forme, una cementificazione selvaggia del territorio, portata avanti con violazioni di legge e addirittura con vere e proprie falsificazioni, a favore di persone, gruppi, consorterie varie, sostenuta da tutti, maggioranza, minoranza (ricordiamo Sant’Alessio), ordini professionali. Di tutto questo processo di cementificazione selvaggia, anche Chiari ha una qualche responsabilità politica. Comunque, gli esposti e le denunce di Governare Lucca, per quanto riguarda le violazioni urbanistiche, se non hanno portato a condanne penali di sorta (del che certamente non ci doliamo), hanno avuto un qualche risultato politico, dal momento che hanno cambiato in profondità l’atteggiamento di amministratori e funzionari, molto più attenti di prima a rispettare la legge, ora che sanno che potrebbero essere chiamati a rispondere delle loro azioni. Siamo contenti, dunque, di quel che abbiamo fatto, che era poi il nostro dovere politico; e siamo convinti, che se le circostanze lo richiedessero, lo faremmo di nuovo”.