“Dialogo sulle coppie gay”, LuccAut scrive al vescovo

17 dicembre 2015 | 08:14
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“Dialogo sulle coppie gay”, LuccAut scrive al vescovo

Una lettera aperta all’arcivescovo Italo Castellani e alla Chiesa di Lucca per proporre un confronto costante sul tema della famiglia e delle relazioni omosessuali. E’ questa la proposta che giunge da LuccAut, una realtà che in città promuove la cultura della tolleranza e dell’accoglienza della comunità gay. A scrivere la missiva è il presidente Raffaele Ciampi, rispondendo alle stesse parole dell’arcivescovo che negli incontri in San Martino aveva sottolineato la necessità, riferendosi alla famiglia, di passare dalla tolleranza all’accoglienza. “Pochi giorni fa – si legge nella lettera -, in occasione di un incontro pubblico che la libreria del centro storico Ubik Lucca ha organizzato con lo scrittore e magistrato Eduardo Savarese per la presentazione del suo libro Lettera di un omosessuale alla Chiesa di Roma, abbiamo avuto l’occasione di confrontarci con monsignor Mauro Viani. Questa per noi è stata la prima volta che, come associazione, abbiamo dialogato direttamente con un rappresentante della Chiesa lucchese”.

“L’incontro è avvenuto a qualche mese dalla conclusione degli ‘incontri in San Martino 2015’: ed abbiamo ancora ben chiara, negli orecchi e nel cuore, la frase con cui l’arcivescovo di Lucca ha sintetizzato, nel suo ultimo intervento, il senso dell’iniziativa promossa dalla Diocesi, che quest’anno è stata dedicata alle famiglie e alle nuove forme di relazione. Le parole di Italo Castellani, ‘passare dalla tolleranza all’accoglienza’, hanno avuto, per noi, un significato bello quanto impegnativo. Noi siamo LuccAut: un’associazione di promozione sociale costituitasi a Lucca da circa un anno, formata da persone di diversificato orientamento sessuale, che intende promuovere una cultura della tolleranza e dell’accoglienza contro ogni discriminazione e in particolare interessate a difendere i diritti delle persone lesbiche, gay, bisessuali e transessuali. E sono proprio i termini in cui decidiamo di descriverci che dimostrano la misura della sfida che l’auspicio di monsignor Castellani rappresenta per noi. Una nostra rappresentanza è stata presente a buona parte degli incontri in San Martino, raccogliendo ben volentieri l’invito rivolto a tutta la città: in quel momento abbiamo preferito restare in silenzio ed ascoltare, perché per prima cosa abbiamo ritenuto importante capire il punto di vista di una comunità che s’interroga su temi senza dubbio complessi e articolati e che noi ben conosciamo, perché hanno a che fare con la nostra vita. In quella sede non abbiamo certo condiviso tutte le argomentazioni che sono state esposte, così com’è naturale che accada di fronte ad un confronto sincero. Ci ha colpito però il rispetto e l’attenzione che il dibattito hanno dimostrato. Rispetto ed attenzione che ai nostri occhi appaiono la migliore risposta a un’ostilità ingiustificata e che ferisce, dimostrata invece da altre iniziative, promosse anche recentemente sul nostro territorio da sparuti gruppi organizzati. Persone, queste, che preferiscono evitare il confronto e dimostrare di non comprendere il valore della misericordia, per poter invece liberamente promuovere teorie che non hanno alcun fondamento ma che servono solo ad innalzare il livello di paura e discriminazione. Durante gli incontri in San Martino – osserva Ciampi -, qualcuno, l’ultima sera, ha voluto evidenziare come nella narrazione proposta dagli organizzatori e dai relatori, mancasse uno spazio dedicato alle esperienze di chi, sul nostro territorio, vive direttamente la condizione di persona lesbica, gay e transessuale. A tal proposito il nostro gruppo non si tira indietro; anzi, sia a questo desiderio espresso di conoscersi e di confrontarsi, sia all’invito accogliente di Italo Castellani, rispondiamo nello stesso modo in cui abbiamo ben volentieri accettato l’invito che ci ha rivolto Ubik Lucca, quando ci ha chiesto di sederci intorno a un tavolo con monsignor Mauro Viani: noi ci siamo, noi siamo qui, disponibili al confronto ed a fornire quella testimonianza che rappresenta il presupposto fondamentale a questo tipo di dibattito. Ci siamo noi, con le nostre facce, le nostre storie, le nostre fatiche, le nostre riflessioni, le nostre speranze e le nostre vite; col nostro impegno di cittadini e, in alcuni casi, di credenti. Ci siamo noi e le nostre famiglie: famiglie composte assieme ai genitori che hanno saputo starci ancora più vicino, quando si è trattato di affrontare le difficoltà maggiori; assieme alle persone con cui abbiamo scelto di condividere la vita e accanto a cui cerchiamo di crescere ogni giorno nell’amore, che è un dono fecondo che qualcuno ci ha donato, e non certo una sconfitta; assieme alle nostre amicizie fraterne fondate sulla solidarietà, che ci rendono reciprocamente il prossimo di chi ci sta vicino. Da cittadini attenti al ruolo sociale che ricopre nella nostra società, è davvero massima la nostra disponibilità al dialogo con quella Chiesa che, prendendo in prestito le parole di don Primo Mazzolari, vuole essere ‘un focolare che non conoscenze assenze’. Ci auguriamo che possa davvero essere così. Sperando di poter percorrere un pezzo di strada insieme”.