Mense, genitori contro Comune: porteremo i pasti da casa

di Roberto Salotti
Rivedere i criteri per determinare le tariffe dei buoni mensa per le scuole comunali, cambiare il regolamento per dare maggiore peso alle commissioni sui refettori in cui i genitori vogliono avere maggiore peso e ridurre gli sprechi, migliorando la qualità del servizio con una revisione dei menù. E’ quanto chiedono al Comune i rappresentanti del comitato La scuola che vogliamo Lucca che dal settembre scorso, dopo le prime proteste con il panino day, hanno raccolto un fitto “dossier” per formalizzare, anche in questo modo, richieste specifiche all’amministrazione ma anche – dicono – per informare quei genitori che ancora “non sono a conoscenza degli aumenti dei costi per le famiglie”. Se non verranno ascoltati, sono pronti a nuove forme di protesta a cominciare dal prossimo 7 gennaio, quando i bambini torneranno dietro ai banchi di scuola dopo le festività natalizie. Anzi: “non sarà una protesta la nostra – spiegano dal comitato -, ma un esercizio di libertà e di un diritto che non è negato in nessun regolamento”.
“Faremo portare ai nostri figli il pasto da casa – spiega per i genitori Federica Puccinelli -, perché non c’è nulla che ce lo impedisca. E questo ci è stato anche confermato dal responsabile della salute pubblica dell’Asl, Ambrogio Pagani. Sta alle scuole organizzarsi, predisponendo una collocazione di tavoli appositi nei refettori per quei bambini che porteranno il pasto da casa. Noi genitori siamo pronti a firmare la disdetta dal servizio mensa e perfino una liberatoria, su consiglio dello stesso Pagani, per assumerci le responsabilità in caso di danni a terzi”.
Sono perentori i membri del comitato che mettono anzitutto nel mirino la revisione delle tariffe per il servizio delle mense scolastiche e l’applicazione delle nuove fasce di reddito. Una situazione – ha sempre spiegato l’amministrazione – non dipendente dalla volontà del Comune ma determinata, a livello nazionale, dal nuovo Isee. Nondimeno, i genitori puntano il dito su aumenti “che colpiscono soprattutto le fasce deboli della popolazione – spiega Fausto Ori – a fronte poi di una diminuzione del costo del servizio per le mense stesse, come si evince dal riepilogo delle spese dell’amministrazione”. Ma soprattutto i genitori chiedono di rivedere il menu, introducendone uno “standard – dicono – senza troppe sperimentazioni in modo da far mangiare tutti”. Perché – lamenta il comitato – “moltissimi bambini escono digiuni da scuola”. “La commissione mensa deve poter contare di più e incidere veramente – suggerisce Marianna Ferraro -: per questo chiediamo che venga cambiato il regolamento, per un vero nostro coinvolgimento e non soltanto di facciata”. Nonostante le critiche i genitori hanno comunque puntualmente “sorvegliato” le mense inviando le schede di segnalazione. “Ma – spiega Silvana Alterio – la banca dati online attivata dal Comune che consente di registrare le schede spesso non funziona e si blocca. Inoltre, aggiunge, non ci tornano nemmeno le percentuali sulla valutazione dei cibi, in particolare per i piatti serviti alla scuola primaria”. “E’ importante – sottolinea ancora Marianna Ferraro – cambiare le coscienze e mettersi in ascolto dei bimbi e dei cittadini: è un loro diritto essere ascoltati”. Sono tutte questioni che dovrà dirimere l’amministrazione comunale perché la ditta Del Monte che gestisce il servizio assicura: “Agiamo – spiega Silvia Quilici responsabile del servizio qualità della Del Monte – nel pieno rispetto della convenzione e delle relative linee guida, in particolare per ciò che concerne menu e porzioni, decisi in accordo con le commissioni mensa”.
Il costo dei buoni e del servizio. Al primo punto dei cahiers de doléance dei genitori c’è il costo dei buoni pasto. “Basta fare un paragone tra le vecchie tariffe e quelle di quest’anno per rendersene conto – spiega Fausto Ori del comitato -: si va a penalizzare famiglie con un reddito molto basso che prima non pagavano nulla e che oggi si ritrovano a pagare dai 2 ai 2,45 euro per buono. E’ il caso delle famiglie con reddito Isee da 4mila a 7mila euro, che prima erano esenti. Risparmieranno invece quelli con reddito da 7.001 a 12mila euro: da 55 a 0 centesimi. Per contro per i redditi da 21mila euro si opera un rincaro di 90 centesimi, visto che il costo del buono aumenta da 4,10 a 5 euro”. “Secondo noi questo meccanismo – aggiunge – non è equo e tra l’altro ci appare ingiustificato se come pare nel 2015 per il comune c’è stato un risparmio per il servizio di 135mila euro, ma gli aumenti dei costi a carico delle famiglie segnano 2,4%”.
Acqua in brocca. Sempre sul fronte dei costi il comitato solleva nuovamente il caso dell’acqua: “E’ stato attivato un progetto per eliminare la plastica delle bottiglie ma – sostengono dal comitato – il costo è rimasto a carico delle famiglie. Ci è stato spiegato dal Comune che si è lasciato questo costo perché non era stato fatto l’aggiornamento Istat delle tariffe, il che ci ha lasciato perplessi”. Al riguardo la Del Monte precisa che l’aggiornamento Istat c’è stato “e per noi in negativo – spiega ancora Quilici -: nonostante questo, a parità di servizio e costo, abbiamo deciso in accordo con il Comune, mantenendo gli stessi costi, di inserire nei menu delle derrate che hanno costi più elevati, ma che garantiscono una maggiore varietà dei menu stessi. La decisione a monte è stata fatta dall’amministrazione comunale”.
Le commissioni mense. Nel mirino dei genitori riuniti nel comitato finisce anche l’istituto delle commissioni mense, previste dal regolamento della refezione scolastica approvato dal consiglio comunale di Lucca nel 2013. “Abbiamo aderito e partecipiamo alle commissioni mense negli istituti – spiega Silvana Alterio – ma alcuni istituti hanno impedito ad alcuni genitori di partecipare sostenendo che c’erano già troppi rappresentanti. Il regolamento però non fissa limiti in questo senso: dice soltanto che al momento del controllo e dell’assaggio dei cibi in mense è prevista la presenza di due genitori. Nonostante questa situazione, ci siamo dati da fare, redigendo puntualmente le schede di valutazione. Tuttavia la banca dati online in cui possiamo registrarle (serviziomense.comune.lucca.it) spesso non funziona o si blocca, per cui non abbiamo la certezza di dove finiscano le nostre segnalazioni, chi le veda e soprattutto chi le valuti. Anche le percentuali sulle valutazioni che appaiono nel portale non ci tornano per intero. In particolare, per quello che riguarda la scuola primaria, notiamo indicate percentuali molto basse sul gradimento dei piatti: sono numeri che non ci spieghiamo e su cui vorremmo che fosse fatta chiarezza”. “La commissione mense – aggiunge Marianna Ferraro – è uno strumento importante ma deve avere un peso specifico. Allo stato, con tutta questa situazione, ci pare che sia soltanto un contentino dato ai genitori”.
I menu. A preoccupare i membri del comitato è il fatto che “molti bambini non mangiano e lasciano quasi tutto nel piatto – spiega ancora Ferraro -: il cibo viene poi gettato con uno spreco che fa dispiacere a tutti. Ci è stato detto che i bambini sono viziati e fanno capricci. Diciamo no a questa valutazione, perché i bambini vanno ascoltati, se segnalano che il cibo non piace. Anzi, i menu dovrebbero essere scritti con loro, più che con i genitori”. Nel mirino anche “la qualità e la quantità dei cibi – spiegano i membri del comitato -: i costi attuali non sono giustificati. Le quantità presentate agli alunni sono spesso molto scarse, come secondo noi la qualità: si parla di grammatura, ma l’effetto per noi è disastroso. Basta considerare la quantità di cibo che viene buttata ogni giorno”. Per questo la richiesta è una sola: “Rivedere subito i menu, coinvolgendo tutte le parti in causa: i cibi spesso arrivano a mensa tiepidi. Le operatrici della ditta si danno da fare, ma spesso sono poche, secondo noi”. La Del Monte, al riguardo, si difende e conferma che i costi del servizio sono diminuiti. “Di circa il 3% – spiega ancora Silvia Quilici -: nonostante questo, abbiamo fatto in modo che i tagli subiti non avessero alcun tipo di ripercussione sulla qualità del servizio, né tanto meno sul personale che è rimasto il medesimo. E’ chiaro, tuttavia, che di fronte ad una simile riduzione, siamo costretti a fare attenzione anche al quarto d’ora, ma l’impegno è massimo da parte nostra: riusciamo a garantire un servizio puntuale e che è al di sopra degli standard previsti dalle linee guida fornite dall’amministrazione. Ad esempio per quello che riguarda le porzioni siamo al di sopra di circa il 20%. Quanto poi ai cibi va sottolineato che anche dai controlli effettuati regolarmente dall’Asl le pietanze arrivano a destinazione alla temperatura adeguata. E’ chiaro che i piatti devono essere consumati subito e questo non può dipendere dall’azienda”. I genitori si lamentano della qualità? La ditta Del Monte si dice sorpresa: “Dalle riunioni avute con la commissione mensa non sono emerse critiche sulla qualità dei cibi – spiega Quilici – sono state fatte semmai delle segnalazioni su alcuni abbinamenti che non sono risultati graditi dai bambini”.
Il pasto da casa. Nondimeno i genitori sono pronti ad una nuova forma di protesta. “Non c’è alcun regolamento o norma che vieti ai bambini di portare e consumare a mensa un pasto da casa – ricorda Federica Puccinelli -: il problema non è di igiene come si è voluto fare credere inizialmente, ma solo di organizzazione delle scuole. A Vergiate è stato lo stesso consiglio comunale a deliberare la possibilità del pasto da casa e in altre città d’Italia la battaglia dei genitori è la stessa. In Europa è normale portare il pasto da casa alla mensa scolastica e non c’è nulla che lo impedisca. Questo deve essere chiaro, finalmente, anche a Lucca”.