Biomasse a S. Marco, respinto il ricorso su incentivi

E’ diventato oscuro ormai il futuro degli impianti a biomasse di via della Canovetta a San Marco. Dopo il fallimento di una delle due aziende coinvolte nel progetto della cogenerazione che aveva attirato l’ostilità dei residenti, la Dispensa Gourmet, è giunto il Consiglio di Stato a mettere fine anche alla vicenda degli incentivi prima erogati e poi sospesi dal Gse per gli impianti ad energia rinnovabile. L’esito dei ricorsi presentati dal curatore fallimentare dell’azienda e dal legale rappresentante della Romea Import Export Srl è stato il medesimo: i giudici hanno respinto le richieste delle aziende a fine novembre, ma le sentenze sono state depositate qualche giorno prima di Natale, il 21 dicembre scorso.
Secondo il Consiglio di Stato le due imprese coinvolte nella realizzazione degli impianti a biomasse di San Marco non avevano diritto alla tariffa onnicomprensiva elargita dal Gse per sistemi di utilizzo delle energie rinnovabili, come nel caso della cogenerazione in via della Canovetta. Del resto, questi incentivi per progetti del genere – e lo ammettono gli stessi giudici – sono inizialmente l’unica forma di remunerazione. Soltanto in un secondo momento, con l’impianto a regime, è l’energia a poter essere monetizzata. Ma, probabilmente, con questa sentenza sarà molto difficile per le aziende coinvolte rialzare la testa.
La vicenda è assai complessa ma la guerra delle carte bollate inizia quando il Gse decide di sospendere gli incentivi per entrambe le aziende. Una misura assunta dopo una comunicazione ricevuta dal Comune che informava l’autorità che l’impianto di cogenerazione non era stato attivato entro i termini per la concessione degli incentivi fissati al 31 dicembre 2012. L’impianto infatti entrò in funzione soltanto nel marzo successivo, come le aziende precisano in una successiva nota inviata all’amministrazione comunale. In ragione di ciò il Gse aveva mantenuto la sospensione degli incentivi. Secondo il Gse, infatti, gli incentivi si sarebbero potuti erogare soltanto a partire dalla messa in regime della cogenerazione, e quindi non prima del marzo 2013. Invece, già nel settembre del 2012, accogliendo le istanze e la documentazione delle due società, il Gse accordava la qualifica di Iafr (impianto alimentato da fonti rinnovabili) e sottoscriveva con esse la convenzione per il ritiro dell’energia elettrica, per effetto della quale era stata applicata la tariffa “onnicomprensiva” a entrambe le imprese. Una sorta di contratto con il gestore che avrebbe garantito la remunerazione delle aziende. Tuttavia, ed è tra le motivazioni della sospensione degli incentivi, l’impianto non era stato ancora completato, come risultò dalle verifiche svolte dall’amministrazione comunale.
Le due aziende di via della Canovetta erano corse ai ripari presentando ricorso al Tar per chiedere l’annullamento dei provvedimenti che avevano portato alla sospensione degli incentivi. I giudici in primo grado avevano respinto il ricorso e ora il Consiglio di Stato ha confermato quella decisione. Nel frattempo, anche a causa dello stop alle remunerazioni del Gse, una delle due imprese è fallita. L’altra è ancora operativa, ma per entrambe una serie di concause e i procedimenti davanti alla giustizia amministrativa, hanno impedito, finora, una piena messa in regime dell’impianto.