Movida, nella giungla di leggi la giustizia arriva tardi

di Roberto Salotti
Il caso è paradossale, ma la dice lunga sull’incertezza normativa e sugli effetti delle recenti novità del regolamento degli esercizi pubblici. Per questo guazzabuglio di leggi e leggine, una sentenza del Consiglio di Stato appena scritta (era il 25 novembre scorso) è già – ampiamente – superata. Però il titolare della pasticceria Santa Maria, che oggi gestisce anche il Caffè Nelli, assistito dall’avvocato Giovanni Iacopetti di Lucca, è voluto andare in fondo alla questione. Poco importa, a questo punto, se il risultato sono poche righe di sentenza che sono nei fatti inefficaci.
Perché i giudici chiamati a dirimere sul regolamento per le aperture dei pubblici esercizi approvato dal consiglio comunale di Lucca nel 2004 hanno in effetti messo nero su bianco che il laboratorio artigianale della pasticceria aperto per gran parte della notte (quanti sono i lucchesi che almeno una volta non ci hanno fatto colazione dopo la discoteca?) avrebbe dovuto stare alle regole indicate in quell’atto. Ovvero chiudere il venerdì all’una e il sabato alle due di notte.
“Di acqua sotto i ponti ne è passata – commenta il titolare Joseph Dimasi – tant’è che quella sentenza è inefficace perché nel frattempo le regole sono cambiate. Restiamo aperti tranquillamente alla pasticceria ma anche al Caffé Nelli”. Qui l’orario è h 24: “Prima – spiega il titolare – ci era imposto di chiudere almeno dalle 2 alle 4. Con le nuove normative anche questo divieto è caduto e siamo sempre aperti, con orario continuato”. “Già il regolamento approvato nel 2014 – chiosa il legale Giovanni Iacopetti – ha tolto molti di quei limiti che erano presenti nel regolamento impugnato nel 2006”. E allora il ruolo del Comune quale è? Dopo un 2014 di dibattiti, scontri e polemiche fra locali e residenti, il risultato è che pochi sono i limiti che si possono mettere. “In realtà – spiega l’avvocato -, il Comune continua ad avere un ruolo importante, perché limiti possono ancora essere messi, ma devono essere provate una serie di circostanze, come il disturbo della quiete pubblica o lo sforamento dei decibel”. Controlli che possono essere svolti d’iniziativa dagli enti competenti o anche su richiesta dei cittadini. “In quei casi il Comune può disporre limiti o imporre adeguamenti al locale – spiega ancora l’avvocato -: non c’è da dimenticare poi che esiste l’articolo 100 del Tulps e che il questore può decidere la sospensione dell’attività in casi particolarmente gravi”.
L’assessore alle attività produttive Giovanni Lemucchi che, per ovvi motivi, non si esprime sul caso particolare, è convinto che il Comune possa ancora fare qualcosa: “Già ci abbiamo provato – osserva – e cercheremo di mettere i limiti possibile, laddove ce ne sia il bisogno e il motivo”.
La sentenza.Tutto era cominciato nel 2006. Alla pasticceria Santa Maria era arrivato un salato verbale della polizia municipale in cui si sosteneva la violazione del regolamento sulle aperture degli esercizi pubblici, approvato dal consiglio comunale di Lucca nel 2004. L’attività aveva deciso di fare ricorso sostenendo che a rimanere aperto era soltanto il laboratorio artigianale che produce e vende leccornie da asporto. Si era partiti addirittura con un ricorso straordinario al presidente della Repubblica – parallelo ad un altro procedimento aperto al Tar. Il Comune aveva presentato l’opposizione nei termini utili, e la pasticceria aveva trasposto il ricorso al Tar. I giudici di primo grado però avevano giudicato il ricorso inammissibile, sostenendo la “violazione del principio dell’alternatività tra ricorso straordinario e ricorso giurisdizionale”. Il legale della pasticceria, tuttavia, è voluto andare a fondo e ha impugnato la sentenza al Consiglio di Stato, che si è espresso anche nel merito. Accolto il ricorso nella parte in cui impugnava il giudizio sull’inammissibilità dell’azione, lo ha bocciato per quello che riguardava le disposizioni del regolamento comunale. Sostenendo che il laboratorio artigianale della pasticceria dovesse essere assimilabile ad un normale esercizio pubblico e che dovesse quindi sottostare alle regole scritte per questa tipologia di attività. Ma ormai si tratta di una sentenza che resta soltanto sulla carta.