Mense scolastiche, liberatorie per portare i pasti da casa

Riaprono le scuole dopo la pausa natalizia e riparte la protesta dei genitori contro il servizio mensa del Comune. Nel mirino del comitato La scuola che vogliamo restano anzitutto i costi del servizio, modificati con le nuove tariffazioni da Palazzo Orsetti e i menu proposti ai bambini delle scuole che – accusano i genitori – restano in molti casi digiuni. Come era stato annunciato a metà dicembre, con il termine delle vacanze natalizie, riparte – in maniera ancora più sistematica – la mobilitazione delle famiglie. La protesta, in molti casi, non è mai cessata: cominciata con la formula del panino day, è proseguita in alcuni casi con la decisione dei genitori di non far usufruire del servizio i bambini, accompagnati a casa per i pasti.
Ora però il comitato è intenzionato a far valere quelli che secondo i genitori sono diritti previsti dal regolamento della ristorazione scolastica approvato dal consiglio comunale e confermati anche dall’Asl attraverso la posizione resa nota alla stampa e ai genitori da parte del dottor Ambrogio Pagani, responsabile della salute pubblica, che ha chiarito che non esistono divieti per la consumazione a scuola di cibi portati da casa. E’ per questo che i genitori hanno preparato delle liberatorie in cui si assumono la responsabilità per i propri figli e per eventuali danni causati a terzi facendo consumare ai bambini il pasto portato da casa.
I documenti, firmati, saranno consegnati alle segreterie scolastiche e i genitori sono convinti di averne pieno diritto. Lo sottolinea ancora una volta il comitato, all’indomani di una nota in cui il Comune, informando del termine dei lavori per la mensa alla scuola primaria di San Donato, ha precisato che è vietato portare o consumare cibi che non siano quelli servizi dal gestore della ristorazione scolastica (Leggi). Una tesi finita nuovamente nel mirino del comitato.
“La posizione del comitato La Scuola che Vogliamo in merito alla possibilità di portare il pasto da casa a scuola – spiegano i genitori – si basa sull’analisi della normativa vigente e sulla posizione ufficiale della Asl di Lucca. Il divieto di introdurre alimenti nei refettori scolastici che non siano quelli portati dalla ditta appaltatrice del servizio di ristorazione scolastica non esiste”, commentano lapidari.
“La nota del Comune che comunica tale divieto è in palese contrasto – sostengono dal comitato – con il regolamento comunale di ristorazione scolastica approvato con delibera del consiglio comunale. E’ altresì in contrasto con la posizione ufficiale della Asl di Lucca come dichiarato dal dottor Ambrogio Pagani il quale ha data indicazioni semplici e attuabili immediatamente per l’organizzazione dei pasto da casa all’interno dei refettori”. Come quella di predisporre tavoli ad hoc per i bimbi che consumano il pasto da casa, in modo che non vi siano “contaminazioni” con i cibi consumati dagli altri alunni che usufruiscono del servizio di ristorazione.
“Inoltre – aggiungono i genitori riferendosi ancora alla nota di Palazzo Orsetti – la citata normativa europea 852 del 29/4/04 riguarda tutti gli operatori del settore alimentare, quindi si applica certamente alla ditta appaltatrice del servizio di ristorazione scolastica. L’articolo 1 dello stesso regolamento esclude la sua applicazione alle preparazioni domestiche. Il pasto da casa non è quindi soggetto a questa disciplina”. Da qui la decisione di far firmare una liberatoria a chi vuole aderire alla “protesta” che per i genitori è, in verità, “l’esercizio di un diritto”, come dicono loro stessi. “Vorremo mettere a disposizione di tutti i genitori una semplice domanda da firmare e consegnare in carta libera alle direzioni didattiche che permette di rinunciare al servizio di ristorazione scolastica e di sollevare da ogni responsabilità civile le parti coinvolte per danni che possano verificarsi nel caso appunto di genitori che forniscano il pasto preparato tra le mura domestiche. Infine vorremmo sottolineare quanto sia importante attenersi alle norma di legge esistenti per poter vivere in una società civile e per mantenere un doveroso rispetto da parte dei cittadini nei confronti dell’autorità pubblica e viceversa”.
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