L’addio al 118 mette in ginocchio le guardie mediche

di Roberto Salotti
Se da stasera vi servirà contattare la guardia medica, sperate che non sia in viaggio o che non stia visitando qualcun altro, perché il rischio è che non vi risponda nessuno fino al termine dell’intervento. Sono già in fibrillazione i dottori del servizio di continuità assistenziale di fronte alle direttive emanate dall’Asl per la gestione della fase di “sgancio” dal 118. Le ex guardie mediche, che già prima avevano l’acqua alla gola a causa di carenze di personale a fronte di migliaia di richieste, ora temono anche che la rivoluzione introdotta dall’Asl nell’ambito della riforma regionale, renda sempre più ingestibili gli interventi sul territorio.
La prova del nove si avrà nella pratica, e non c’è più da aspettare: si comincia stasera alle 20 con il nuovo servizio attivabile attraverso i numeri deputati – zona per zona. Il rischio – spiegano i medici – è che il personale assegnato all’ex guardia medica non riesca a coprire tutte le richieste, ora che dovrà ricevere e soprattutto valutare le telefonate che fino a ieri venivano prese in carico dal triage del 118, che oltre agli operatori infermieristici forniva il vantaggio della presenza costante del medico di turno, specializzato in situazioni di emergenza. Ma c’è di più. L’Asl di Lucca ha inviato delle direttive precise ai medici della continuità assistenziale: un vademecum da seguire e un codice di comportamento da adottare che vieta, tra le altre cose, di rispondere al telefono di servizio se si sta guidando per raggiungere il paziente o se lo si sta visitando.
Ovviamente questo è un caso limite, ma può facilmente determinarsi se si considera che ogni punto di continuità assistenziale ha a disposizione due medici reperibili. Negli ambulatori, comunque, va detto, se uno dei due medici deve uscire, resterà l’altro: quindi per le necessità è sempre possibile recarsi ai presidi sul territorio. Questo – per parlare della Piana – accade a Lucca, Capannori e Altopascio (Turchetto), mentre un solo medico è a disposizione a Ponte a Moriano. “Il telefono è uno soltanto per sede – spiega Sara Barsotti, guardia medica e membro della commissione giovani dell’ordine dei medici di Lucca -: quindi si può facilmente indovinare che le risposte al telefono saranno, giocoforza, centellinate e non certo per nostra cattiva volontà. L’Asl, al riguardo, ha dato delle disposizioni ben precise che ci vietano di rispondere se, ad esempio, stiamo raggiungendo in auto il paziente preso in carico o durante le visite. Questo è giusto, ma di fatto rischia secondo noi di creare problemi nella risposta agli utenti”.
Telefoni bollenti. Basta guardare ai dati, spiegano i medici, per ritenere che questa ipotesi sia più che reale e, soprattutto, che verrà confermata dai fatti. Nel 2014 – ultimo anno per cui la rilevazione è disponibile – le telefonate al 118 per la richiesta di guardia medica sono state complessivamente 24mila, ma soltanto 9mila grazie al “triage” del 118 sono state effettivamente girate ai medici della continuità assistenziale, secondo i dati forniti dalla commissione giovani. “Con questi numeri – prosegue il medico Barsotti – e con un medico del 118 in meno, ci sentiamo ancora di più con l’acqua alla gola. Tra l’altro la centrale operativa assicurava un passaggio determinante nella valutazione delle richieste del paziente e nello stabilirne la gravità. Ora questa valutazione dovrà farla il cittadino da solo, decidendo se chiamare il 118 o la continuità assistenziale”.
L’affondo dei medici. Ma non è certo l’unica criticità rilevata, come spiega il presidente dell’Ordine, Umberto Quiriconi: “Questa riforma non ci piace per nulla – spiega -, anzitutto perché elimina il ruolo di triage svolto fino a ieri dal 118: pensare che un cittadino qualunque, magari un anziano, riesca a valutare la propria situazione e a discernere quale servizio in particolare attivare lascia forti dubbi. Non solo. Nutro forti perplessità anche sull’introduzione di diversi numeri per la continuità assistenziale. E’ vero che si dice che questa è soltanto una fase di transizione verso il numero unico per le emergenze – prosegue Quiriconi -, ma da quanti anni se ne parla senza seguito?”.
Guardie mediche mobilitate. Di sicuro, nell’incertezza di questa fase di transizione e a poche ore dall’attivazione del servizio, l’ordine dei medici non starà a guardare: “Nessuno ci ha mai consultati – osserva Quiriconi -, e ora siamo stati messi di fronte al fatto compiuto. L’unica risposta che abbiamo avuto dall’Asl è che dalle altri parti già fanno così. Questa non mi pare sia una risposta ad un quesito così importante come la gestione dell’assistenza sul territorio”. Senza considerare i problemi delle guardie mediche che ormai da tempo sono irrisolti: poco personale e tanti rischi, anche sul fronte della sicurezza personale. “Molti di noi – spiega Barsotti – sono medici alle prime armi. Ce la metteremo tutta, ma a questa fase siamo stati preparati soltanto con delle indicazioni teoriche e delle direttive. La pratica, nostro malgrado, dovrà venire da sé: posso assicurare che agiremo secondo coscienza”. I medici della continuità assistenziale ricordano poi che i nuovi numeri devono essere attivati per le quelle circostanze per le quali ci si recherebbe dal medico curante e non per traumi, incidenti o circostanze che hanno la natura dell’emergenza e dell’urgenza.
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