
Non si sa ancora come si chiamerà, ma la provincia di Lucca non verrà chiusa come molti avevano capito ma, come le altre, diventerà un ente di area vasta. La trasformazione che si esprimerà nel corso del 2017 dopo il referendum di autunno, sembra certa, tanto che il prossimo 26 gennaio lo statuto del nuovo ente, che è in corso di ultimazione, andrà in consiglio provinciale per essere approvato.
“Si chiamerà provincia dei comuni o secondo altri ente territoriale o secondo altri ancora ente di supporto, ma di sicuro dovrà nascere subito dopo l’approvazione del referendum confermativo delle modifiche costituzionali introdotte dalla legge Delrio, consultazione che il governo ha messo in cantiere per il prossimo autunno”. A dirlo è Alberto Baccini l’assessore provinciale al bilancio, chiamato in causa direttamente nella progettazione statutaria del nuovo ente, visto il ruolo del suo assessorato. “La questione è piuttosto semplice – continua Baccini – la legge Delrio è una legge in fieri, e quando l’abolizione delle provincie, tuttora vigente ha fatto il suo iter parlamentare non ha trovato la maggioranza qualificata richiesta per una modifica costituzionale, quindi dovrà essere confermata da un referedum popolare. In questo disegno però è fondamentale dare continuità a quella che sono le funzioni tecnico operative della provincia, che nel caso di Lucca tra le principali elenca la manutenzione delle strade, delle scuole, la cultura e probabilmente il nuovo ente di secondo livello acquisirà anche altre funzioni. Il tutto – precisa il sindaco di Porcari e assessore provinciale – con lo scopo di creare un ente di area vasta la cui principale funzione è dare supporto ai comuni che hanno e avranno risorse sempre più limitate. Ad esempio a Lucca sulla base dello statuto che abbiamo redatto probabilmente all’ente di area vasta saranno assegnate anche altre funzioni, tra cui una delle principali potrebbe essere la centrale unica di acquisto per tutti comuni. Questo è quello che dovrebbe accadere – precisa Baccini – alla luce delle informazioni che abbiamo oggi, poi nella reale attuazione di questo ente intermedio di area vasta bisognerà caprie come intenderà legiferare il governo, ma ancora di più la Regione Toscana”. In apparenza quindi la famosa riforma degli enti locali e la soppressione delle province, una riforma di portata costituzionale, alla fine rischia di cambiare il nome alle cose, lasciando però tutto o quasi come era, insomma ancora una volta apparentemente una logica da Gattopardo, tutto cambia perché niente cambi. Questa è una delle prime obiezioni che verrebbe in mente fin troppo facilmente, a cui però sempre Baccini risponde dicendo: “In realtà le cose sono cambiate e cambieranno anche con la nascita dell’ente di secondo livello. Intanto parte delle funzioni sono tornate alle Regioni con un accorpamento che ha già di per se prodotto un risparmio, poi sono stati abbattuti tutti i costi della componente politico-amministrativa e parte di quella dirigenziale e inoltre, cosa che abbiamo cercato di mettere in luce in questo statuto del nuovo ente, la natura politica sarà ridotta al minimo e a costo zero , mentre all’ente rimarrà una vocazione esclusivamente tecnica e operativa per garantire continuità ad alcuni servizi essenziali. Sempre in termini di risparmio – precisa Baccini bisognerà anche tenere conto del fatto che il nuovo ente avrà costi minori anche dal punto di vista della gestione, basti pensare che a Lucca parte dei beni verranno alienato”. Insomma un nuovo ente che per alcuni andrà a sostituirsi alla vecchia provincia che almeno nella nomenclatura verrà definitivamente pensionata con il referendum costituzionale che sancirà la riforma del titolo quinto producendo notevoli vantaggi, mentre per altri una copia ristretta della vecchia provincia che non inciderà in modo sostanziale in termini di risparmio generale.
In questi giorni è in corso anche l’elaborazione del nuovo organigramma dell’ ex provincia, già tarato su quello che potrebbe essere il nuovo ente di area vasta. A Lucca sono circa 210 i lavoratori che sono rimasti in carico alla ex provincia e che dovranno confluire nel nuovo soggetto. “Di questi – spiega il consigliere con delega la personale Adolfo Del Soldato – circa 120 verranno riassegnati alle funzioni fondamentali, mentre i restanti, quindi 90 lavoratori, rimarranno con funzioni trasversali, ovvero quelle funzioni che servono alla sopravvivenza stessa dell’ente a cominciare dalle varie segreterie tra cui anche quella di presidenza. Poi rimarranno in forza al nuovo ente 5 dirigenti e la componente politica che però non è retribuita. Questa ridistribuzione del personale e il nuovo organigramma appena verrà perfezionato, quindi nei prossimi giorni – continua Del Soldato – verrà comunicata ai sindacati e alle parti sociali, che negli ultimi tempi hanno manifestato inquietudine per alcuni aspetti contrattuali di questi 210 lavoratori. A loro verranno confermate tutte le parti del contratto e quindi possono stare tranquilli che nessuno perderà il lavoro, né tanto meno le componenti accessorie del salario”. Una rassicurazione quella di Del Soldato che trova conferma anche in quelli che sono gli accordi tra governo e sindacati siglati al momento in cui, poco più di un anno fa, andò in dismissione la Provincia in quanto ente. Per i lavoratori che non sono confluiti negli organici della regione infatti sarebbe stato firmato un accordo a livello nazionale in modo da dare loro garanzia di continuità fino al 2018.
Gabriele Mori