Il vescovo dai migranti: “Sono come nostri figli”

16 febbraio 2016 | 15:10
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Il vescovo dai migranti: “Sono come nostri figli”

L’arcivescovo Italo Castellani stamani (16 febbraio) ha varcato il cancello della sede operativa della Croce Rossa Italiana di Lucca dove trovano alloggio i richiedenti asilo che arrivano dal sud del mondo. Accompagnato dalla direttrice della Caritas Donatella Turri e dalla vice Lorella Sestini il vescovo, per la prima volta nella sede della Cri lucchese, ha visitato la sede operativa emergenze e gli uffici intrattenendosi con i volontari e dipendenti presenti. E’ stata poi la volta delle tende che ospitano i migranti (ad oggi sono presenti 125 ospiti) e della mensa dove venivano distribuiti i pasti. Il vescovo ha salutato e ha chiesto informazioni sul menu del giorno complimentandosi per l’efficienza e la organizzazione del campo.

Al termine gli è stato chiesto quale fosse lo spirito nel varcare il cancello del campo: “Sono solito varcare tutti i cancelli, da quello del carcere a questo, e ogni volta che incontro delle persone il cuore mi si commuove dato che vado ad incontrare situazioni pesanti. Vedevo i volti di questi ragazzi e devo dire che pensavo che il flusso fosse rallentato ma è un continuo invece. Penso che dobbiamo sempre più unirci e non chiuderci. Vanno considerati come fratelli, come figli. Noi come Lucca dobbiamo continuare ad aprire il cuore aiutandoli”, ha detto l’arcivescovo.
In che modo, gli è stato poi chiesto, la Chiesa di Lucca può aiutare nell’opera di aprire il cuore a queste persone? “Le nostre parrocchie laddove è stato possibile hanno aperto anche degli spazi, delle canoniche, hanno dato casa. Continuamente vengono effettuate raccolte di vestiario, di viveri tramite la Caritas che è in continuo movimento. Ringrazio i parroci e la gente perchè noi accogliamo tutti, anche i non credenti. Non bisogna avere diffidenza perché quando arriva mezzogiorno tutti hanno bisogno di che mangiare. Soprattutto diamogli affetto perché tutti ne hanno bisogno, non abbiamo paura. La differenza di razza, di cultura, di religione può essere una ricchezza, bisogna imparare l’uno dall’altro. Certo è un parto faticoso, ma riusciremo pian piano. Aiutiamo anche i nostri bambini, i nostri ragazzi in questo, e mi piacerebbe che i ragazzi delle nostre parrocchie venissero qui a trovare questi giovani che sono fuggiti dai loro paesi”.
Donatella Turri, direttirice della Caritas diocesana ha invece spiegato: “Il ruolo della Caritas nell’accoglienza migranti è un ruolo un pò defilato. Abbiamo fatto un pò di collegamento e di coordinamento con le parrocchie, con la famiglie religiose, con tutti quelli che avevano voglia di dare una mano nell’accoglienza. E’ stata un’accoglienza generosa in risposta all’appello che il Vescovo aveva fatto alle comunità. Registriamo che c’è una voglia di fare qualcosa in concreto per queste persone, dando una mano. Come fate voi che siete il primo volto che queste persone incontrano. Una testimonianza molto importante della quale dobbiamo essere grati tutti”.