
Prende posizione il presidente provinciale di Fipe ristoratori Confcommercio Lucca Benedetto Stefani, sulla questione dei costi lievitati oltremisura per le attività di settore che incassano i buoni pasto. “Crediamo – afferma Stefani, che di Fipe è anche componente di giunta a livello nazionale – che sia arrivato il momento di una presa di posizione forte su un argomento che è, sì, di ambito nazionale, ma che produce pesanti ricadute economiche anche a livello locale. La nostra Federazione si sta muovendo da tempo ai massimi livelli per chiedere al Governo correttivi per un sistema che, nato come un giusto bonus per i lavoratori, è diventato ormai una causa di pesanti perdite economiche per i ristoranti e i pubblici esercizi che lo accettano”.
“Si tenga conto – aggiunge Stefani – che ad oggi per ogni buono pasto del valore di 5 euro, ad un ristoratore finiscono in tasca realmente 3,60 euro. Questo significa che 1,40 euro a buono pasto, vale a dire il 28 per cento del suo valore, finisce in commissioni, servizi aggiuntivi e costi di gestione. Appare persino inutile, vista la sua evidenza, l’enorme e negativa ricaduta che su larga scala tutto ciò produce per tutte le attività che accettino questa forma di pagamento. Ed è altrettanto evidente che in questo modo non si possa più andare avanti”. Concetti, quelli espressi da Stefani, che vengono rafforzati ulteriormente da Aldo Cursano, presidente regionale e vicepresidente vicario nazionale della Fipe: “I buoni sono diventati ormai cattivi – commenta Cursano -. La norma, anziché salvaguardare il valore facciale del buono pasto e l’uso corretto dello stesso nella rete dei pubblici esercizi e della gastronomie convenzionate, ha invece alimentato la speculazione e l’uso distorto dello stesso ai danni dei ristoratori e degli stessi lavoratori. O il Governo interviene con decisione in questo ambito, oppure il nostro settore si vedrà costretto a valutare altre soluzioni”.