
Piano Strutturale, il dibattito entra nel vivo e anche l’assessore Serena Mammini dice la sua in un momento in cu la discussione sembra concentrarsi su temi specifici più che sulla valenza complessiva dello strumento urbanistico. Una sorta di “mozione d’ordine” per rimettere nei binari un discorso che potrebbe portare solo a profili di scontro.
L’assessore non ci sta a restituire alla città, dal dibattito pubblico, “un quadro assai scarabocchiato” del piano strutturale.
“Il lavoro del piano strutturale – dice l’assessore Mammini – inizia dal programma di governo Lucca cambia Lucca. Un documento consapevole della forte identità lucchese che immagina una città sempre migliore. Nella costruzione del suo disegno, il piano ha guardato in faccia i problemi, senza ipocrisie o slogan vuoti, e se ne è fatto carico; non mette il golf di cachemire sopra una camicia rattoppata, ma riutilizza e ricicla, prepara un tessuto resistente all’usura, in tempi di prospettive incerte. La cifra del progetto è affrontare le scelte attraverso quel processo di costruzione che prima sedimenta e poi decide”.
“Con coraggio – spiega con fonrza Serena Mammini – il “progetto strutturale” si aggancia alle direttive europee 2020 nella formulazione dei suoi obiettivi e delle conseguenti linee strategiche espresse nell’avvio del procedimento del luglio 2014, e lo fa metabolizzando quello che in questi anni ha funzionato e non ha funzionato, rimettendo in fila quel che c’è e procurando quel che manca. Abbiamo avuto la capacità di adeguarci, senza inciampare, alle novità della legge regionale e del piano paesaggistico. Il “progetto strutturale” è la nostra “carta dei valori”, ha il suo carattere, è solido e concreto e se vuole può fare una lunga strada”.
Come fare per superare i limiti del contingente l’assessore lo spiega parlando di superamento dell’urbanistica dei calcoli di un disegno della città “per la persona”. “Al centro dell’attenzione ci sono le persone – dice – La visione politica per Lucca trova espressione nei materiali cartografici e nei documenti tecnici che compongono il piano e ogni cittadino potrà verificarlo. La nuova pianificazione esprime un’intrinseca differenza da quella precedente che ha prodotto strumenti che non hanno arginato le derive della loro applicazione. Per esempio, la complicata contabilità di piano aveva posto l’Utoe (Unità territoriale organica elementare) al centro del progetto confinando il disegno della città a un gioco aritmetico urbanistico senza controllo, cosicché i parchi territoriali da virtuosi elementi del piano divennero cavalli di Troia che trascinavano volumi a pioggia: ricordiamo i cosiddetti Parco Est e il Parco di Sant’Anna. Allora, proprio a partire da Lucca cambia Lucca fino al Piano che va in adozione, abbiamo aperto una pagina nuova, costruito un’alternativa con i piedi saldamente per terra. Proponiamo uno strumento che, attraverso il solido disegno cartografico, riconosce le diverse parti della città e i luoghi delle sue comunità, rilancia sul futuro perché mette a sistema valori e potenzialità, storia e natura, città capitale e centro capoluogo”.
Mammini non si esime anche dal confronto sui temi concreti, dagli assi viari all’eventualità del nuovo casello a Mugnano: “Di fronte a questo quadro, tra i tanti contenuti – spiega l’assessore – è asceso agli onori della cronaca un “casello a Mugnano” che potrebbe scalfire, in modo dicono sostanziale, il progetto assi viari. Forse non si è ancora letto il piano strutturale e quindi, se serve, ribadisco che si prevede invece un corridoio di salvaguardia infrastrutturale per lo studio e la verifica di fattibilità per un’eventuale progettazione di un nuovo casello autostradale, sull’A11 in località Mugnano. Rimaniamo all’evidenza delle cose: il luogo in cui si concretizzano le nostre scelte sono le carte del piano dove il progetto formalizzato degli assi viari è riportato conformemente: si pongono infatti tutte le fasce e gli ambiti di salvaguardia compresi quelli per la mitigazione paesaggistica e ambientale a beneficio del territorio interessato da una così rilevante infrastruttura. Poniamo inoltre all’attenzione le doverose valutazioni anche dell’ipotesi Mugnano, certo da farsi nelle opportune sedi, con gli enti preposti e con i Comuni della Pian. Se quelle valutazioni andranno a buon fine l’ambito di salvaguardia ci eviterà di spendere molto o di bloccare un eventuale progetto per decenni come è già capitato per altre infrastrutture come il vergognoso caso dell’asse suburbano, da risolvere a breve. Questo come risulta anche dagli atti della conferenza di copianificazione dove hanno partecipato tutti i soggetti interessati. Non avremmo potuto fare altrimenti dato il tipo di strumento urbanistico di cui stiamo trattando, ma soprattutto non abbiamo fatto altrimenti perché sappiamo che proposte di questo tipo non si fanno in solitudine facendole uscire come il coniglio dal cappello. Il piano strutturale pone le condizioni perché si lavori nei conseguenti strumenti operativi, senza compromettere nulla del progetto assi viari, in uno spirito assolutamente costruttivo ferma restando la nostra posizione che ritiene utile quella previsione”.
L’altro tema “caldo” nel dibattito urbanistico è quello del dimensionamento: “Un piano si esprime attraverso il racconto sulle carte – spiega cercando di anticipare le polemiche – pertanto il dimensionamento, calato nella dimensione cartografica e nella qualità del disegno, si costruisce a partire dai cardini del progetto che sono le reti ecologiche e i parchi che innervano la piana e si centrano sulla città, sul riconoscimento delle componenti storiche e monumentali, sui parchi urbani e territoriali. Si progetta la città che c’è e la si ricarica, non congelandola, attraverso la “rottamazione” delle parti urbane che non funzionano, quelle obsolete e degradate; si riciclano qualità, vocazioni e specificità dell’urbano trovando in questo approccio e nel processo di costruzione del Piano, di cui fa parte anche il dimensionamento, la propensione al futuro di Lucca. Secondo questo modo di vedere la città si approda di conseguenza al “bilancio complessivamente positivo” che per comodità lessicale è stato chiamato “bilancio zero”. Intanto si tratta di un bilancio e non di una somma. Il punto di svolta è che l’aritmetica viene sostituita dal disegno quale mezzo per raffigurare le azioni amministrative e le politiche prossime. Infatti quel “bilancio complessivamente positivo” che tiene sotto controllo i nuovi insediamenti bilanciandoli con le azioni di recupero e vincolandoli alla cessione di spazi pubblici secondo un meccanismo a scalare, con particolare riguardo al verde, corrisponde a un obiettivo di qualità per gli insediamenti. Il Piano Strutturale decide, come azione di governo, di “stare” nei parametri del dimensionamento aumentando le aree verdi, i percorsi ciclopedonali, le azioni di recupero e valorizzazione della città pubblica. Questa operazione guarda alle criticità e trova gli strumenti per risolverle, mitigarle o compensarle, spirito che ci consente di dire che un parco è un parco e non altro; e con autenticità ci consente di mantenere la tradizione di “Lucca capitale” come “capoluogo distrettuale”, rilanciandone posizione geografica, culturale e politica per stare al centro di un sistema reticolare fatto di servizi e produzione delle conoscenze che colloca la città nella sua dimensione contemporanea”.
Insomma il piano strutturale, conclude Mammini “è il risultato di un lavoro di qualità e merita di essere dibattutto, di qui alla sua imminente adozione, così come nella successiva fase delle osservazioni, con l’onestà e la serenità di chi guarda alla realtà delle cose. Cerchiamo, insieme, di attivare quel sentimento di responsabilità che è cura e sensibilità per un territorio per troppo tempo trascurato e succube di non scelte. È questo il momento dell’azione per un nuovo corso alla storia della città”.