Tambellini: “Da noi azioni concrete per sostenere commercio”

13 aprile 2016 | 15:46
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Tambellini: “Da noi azioni concrete per sostenere commercio”

Anche il sindaco, Alessandro Tambellini, interviene nel dibattito sul futuro del commercio cittadino, innescato dalle vicende, anche giudiziarie, legate allo storico negozio Tenucci in via Fillungo. Quella del sindaco è una lunga analisi del tessuto economico cittadino, che va oltre il singolo caso.
“Quando si abbassa una saracinesca – scrive il sindaco su Facebook – non c’è gioia per nessuno. Non per i commercianti, non per chi amministra, non per i cittadini. Come scriveva John Donne infatti “nessun uomo è un’isola, intero in se stesso. Ogni uomo è un continente, una parte della Terra”. E la città è proprio questo: al di là dei muri, dei palazzi antichi, delle chiese e delle piazze, la città è luogo di relazione, di vita collettiva, di scambio, di commercio appunto e di rapporti fra persone. Per questo la notizia della chiusura dei negozi storici di Tenucci, che non ho volutamente commentato a caldo e che non intendo in nessun modo commentare sul fronte dell’inchiesta giudiziaria, è una notizia che, come amministratore e come cittadino, mi rattrista”.

“Dopo di che – prosegue – tento una riflessione anch’io, e lo faccio da sindaco della città di Lucca che mi onoro di amministrare, ma anche da cittadino che è nato e vive da oltre sessant’anni nella sua città. Lucca non è un’isola, ma una città storica il cui tessuto imprenditoriale è sottoposto alle dinamiche globali che investono tutte le altre città storiche in Italia. La crisi delle cosiddette botteghe e del negozio di vicinato è iniziata negli anni Novanta e ha a che fare, lo sappiamo tutti, con nuove modalità di acquistare i prodotti: la grande distribuzione, gli ipermercati, i centri commerciali di ultima generazione, veri e propri villaggi dedicati al commercio e al consumo rappresentano solo un aspetto delle nuove abitudini dei clienti e dei cittadini. Oggi in realtà si può acquistare la spesa, un abito, un elettrodomestico, e a prezzi concorrenziali, direttamente on line, senza spostarsi da casa: non è il cliente ad andare in negozio, è il negozio che va dal cliente”.
“Questa nuova organizzazione del mercato – spiega Tambellini – è stata sorretta negli anni da una normativa nazionale di progressiva e sempre più marcata liberalizzazione, che tende in sostanza a non porre alcun tipo di limitazione, e di conseguenza anche nessuna salvaguardia, nei confronti di un certo di tipo di commercio che per la città storica non è solo la vendita di un prodotto, ma rappresenta anche la sua storia, la sua tradizione, le sue relazioni. I negozi della famiglia Tenucci, i punti vendita di Buchetti, il caffè Di Simo per Lucca e i lucchesi non sono stati solo dei posti dove andare a comprare oggetti, ma dei luoghi ben riconoscibili, luoghi d’affezione mi verrebbe da dire, che hanno fatto un pezzetto di storia della città. Si aggiungono a tutto questo le difficoltà sempre maggiori nell’accedere al credito dovute all’integrazione con le regole europee e il venir meno, con le varie aggregazioni, del ruolo delle banche locali che avevano indubbiamente una diversa attenzione per le aziende del territorio. Accanto a queste motivazioni di ordine globale e nazionale  ci sono poi dinamiche locali che, non illudiamoci, rispondono tuttavia a modalità in atto anche in altri centri storici di pregio italiani. Mi riferisco qui all’eccesso di peso che ha assunto, a Lucca come altrove, la rendita immobiliare, che rischia di penalizzare quelle attività che producono ricchezza e danno lavoro. E c’è un po’ di ipocrisia, passatemi il termine, nel lamentare l’arrivo delle grandi catene di negozi ‘stranieri’, quando sappiamo tutti benissimo che spesso queste catene sono le uniche capaci di reggere i prezzi degli affitti dei fondi che appartengono, questi sì, ai lucchesi. La stessa cosa vale, mutatis mutandis, per le abitazioni: i costi medi degli affitti nel centro storico risultano proibitivi per i cittadini lucchesi, ancora di più se si tratta di famiglie giovani.
In questo quadro per niente semplice che mette insieme dinamiche globali, nazionali e locali, il margine di manovra di chi amministra è abbastanza stretto. E tuttavia qualcosa si può fare e si sta facendo”.
“Sul fronte della salvaguardia – dice il sindaco – abbiamo messo in piedi la moratoria sull’apertura di una certa tipologia di esercizi di somministrazione. Sui fondi sfitti abbiamo applicato l’imposta Imu con l’aliquota massima. Stiamo lavorando al piano delle funzioni e stiamo vagliando, sempre su questo fronte, altre possibili iniziative volte ad incentivare il commercio tradizionale. Accanto a questi provvedimenti puntuali e immediati di messa in sicurezza del tessuto commerciale cittadino, almeno per quanto ci è dato fare (non dimentichiamo che la moratoria, realizzata in contrasto con la normativa europea e nazionale, potrebbe anche essere impugnata), siamo impegnati sul più lungo periodo a fare due cose: riportare funzioni in centro storico dopo un processo di depauperamento che è andato avanti inarrestabile per oltre trent’anni e aumentare l’attrattività della città nei confronti di un turismo di qualità. In entrambi i casi si tratta di obiettivi alti ai quali stiamo lavorando con pazienza e tenacia. La Manifattura che sta risorgendo grazie agli interventi ex Piuss e dove stiamo cercando di portare funzioni legate alla ricerca e alla cultura, all’imprenditoria, agli uffici pubblici -oltre che un buon numero di posti auto- è un fatto concreto. Il Mercato del Carmine, dove stiamo intervenendo grazie a finanziamenti della Fondazione Cassa di Risparmio e per il quale a breve contiamo di pubblicare il bando per completare le opere necessarie e al contempo assegnare l’immobile dove troveranno posto una quarantina di attività commerciali e artigianali di qualità è un altro fatto”.
“La collaborazione con i grandi appuntamenti culturali e artistici della città – conclude il primo cittadino – il sostegno a tutta una serie di iniziative emergenti (Effetto Cinema Notte è dello scorso fine settimana, ma potrei citare molti altri esempi significativi), l’ideazione in collaborazione con altri Enti e soggetti di nuovi eventi come i Puccini Days, il lavoro, non sempre semplice e immediato, di coordinamento di tutti gli eventi in unico cartellone annuale, la promozione coordinata del territorio, l’avvio di collaborazioni culturali importanti con Paesi che rappresentano potenziali mercati di sviluppo del turismo, come il Giappone e il Messico. Tutte queste sono azioni concrete, certo non medicine dal miracoloso effetto immediato, ma tasselli di un disegno complessivo di città che noi come amministratori non intendiamo costruire in solitudine, ma insieme ai cittadini, commercianti, agli altri enti, in una parola alla collettività. Come dicevo all’inizio infatti, prendendo in prestito un verso di John Donne, nessun uomo è un’isola”.

Di tutt’altro tenore, invece, l’intervento dell’ex assessore Marco Chiari, che riprende la vicenda Tenucci con una lettera aperta al commerciante storico: “Caro Umberto, ti scrivo questa mia per esprimerti tutta la mia solidarietà e vicinanza – scrive Chiari – Ho aspettato ad intervenire perché speravo che dal mondo politico qualche voce si alzasse ed invece, un silenzio assordante. Non entro nel merito delle vicende che hanno colpito la tua famiglia, ti dico solo che sei stato, per questa città e spero che troverai la forza di esserlo nuovamente, un esempio di stile e di classe, un esempio di un commerciante che questa città, salvo ancora pochi rimasti, meritava di avere. Poche persone, spero almeno con sincerità, ma ho dei dubbi conoscendo Lucca ed i lucchesi, ti stanno manifestando la loro solidarietà e questo dovrebbe essere lo sprone per darti la forza di ripartire. Sono legato al tuo negozio perché è stato purtroppo uno degli ultimi lavori che fece mio padre prima di morire molto giovane. Per questo, ero all’inizio della mia carriera professionale, ricordo la tua famiglia e conservo nella mia memoria la figura di tuo padre e di te, giovane rampante, all’inizio di una nuova avventura commerciale a fianco di tuo padre. Grazie di quello che hai saputo dare e trasmettere a questa città. Ti parlo al passato ma questo non deve essere un “de profundis” perché ti rivoglio in prima linea nel commercio lucchese e più determinato di prima. Anche se gli anni sono passati da quel tempo e molte cose sono passate ricorda solo che Lucca ha bisogno di persone come te. Vedi Umberto, sicuramente la politica, verso il commercio nel Centro Storico e non solo, ha le sue colpe e con molta umiltà, ne facevo parte anche io, bisognerebbe lo riconoscesse. Nessuno ha mai avuto il coraggio di attuare iniziative a salvaguardia delle attività sia storiche che tradizionali, è stato un proliferare di nuovi esercizi che hanno depauperato il tessuto commerciale tipico di questa città. Ti cito una frase che rispecchia, secondo il mio punto di vista, il valore della maggior parte dei lucchesi “ la soddisfazione di un miserabile è vedere il prossimo che va in malora” Un forte abbraccio a te, a Carla ed ai tuoi figli”.