
Il “verdetto” dell’Anac è atteso ormai in una decina di giorni. Entro la fine del mese di aprile, infatti, l’organismo dovrebbe pronunciarsi in merito alla scissione asimmetrica della Gesam in vista della gara per il gestore della rete del gas. E’ quanto si evince dalla richiesta giunta nelle ultime ore di alcune integrazioni e informazioni sulle società del gruppo, richieste alla Lucca Holding e all’amministrazione comunale.
La vicenda aveva preso origine da un esposto presentato dal senatore di Forza Italia Altero Matteoli che si era rivolto all’autorità per segnalare alcune presunte difformità nelle operazioni per giungere alla scissione, in Gesam, della rete del gas dagli altri servizi erogati per conto dell’amministrazione comunale.
L’Anac, dopo settimane di silenzio, si è nuovamente fatta viva, chiedendo delucidazioni sulle società del gruppo controllate da Gesam e quindi dalla Holding. Sono stati richiesti, in particolare, dettagli sulle attività delle varie società che saranno, a vario titolo, coinvolte nella scissione, non solo di Gesam Energia.
L’amministrazione, come del resto già nella prima occasione, ha subito dato risposta trasmettendo le informazioni richieste. Il Comune, dal canto suo, infatti, attraverso Lucca Holding aveva trasmesso all’Anac una dettagliata relazione sulle società afferenti a Gesam e sul progetto della scissione.
Al primo punto delle questioni aperte e sui cui Anac è stata invitata ad esprimersi c’è la presunta “non legittimità” della scissione in assenza di una gara di evidenza pubblica, come aveva lamentato nel suo esposto il senatore Matteoli. Il Comune si era difeso spiegando che le trattative per la scissione si svolgono fra soggetti infungibili, ovvero che non possono essere sostituiti da terzi, visto che Gesam e Toscana Energia sono soci. Seconda questione sollevata è quella relativa alla nuova società di servizi (che sarà diversa da quella che gestirà la rete del gas) e che dovrà essere costituita come effetto della scissione.
Secondo Matteoli ci sarebbe il rischio fondato di affidare così servizi indispensabili direttamente al privato. Una accusa a cui era arrivata pronta la replica dell’amministrazione che ha sostenuto che la nuova società sarebbe stata totalmente in house, ovvero controllata dal Comune stesso.