
La rivolta di comitati, associazioni e minoranza sulla trasparenza è servita a qualcosa. Palazzo Orsetti, infatti, ha deciso – al dire il vero ben prima della mobilitazione, già nel 2015 – di porre rimedio all’ordine di servizio del segretario comunale Sabina Pezzini che ha disposto che dal primo gennaio scorso tutti gli atti pubblicati sull’albo pretorio online spariscano entro 15 giorni, dando in questo modo seguito ad una interpretazione alla lettera – secondo gli agguerriti detrattori – alle nuove disposizioni del garante della privacy. Il sindaco Alessandro Tambellini ha tentato di raffreddare subito gli animi, spiegando che l’amministrazione ha dato disposizioni precise affinché si studi un sistema informatico in grado di espungere da determine e delibere quegli eventuali dati sensibili su privati che esse contengano.
Ed è questo il nocciolo che ha spinto la consigliera comunale del Movimento Cinque Stelle, Laura Giorgi, insieme ad altri 9 consiglieri (di cui uno della maggioranza, ovvero Claudio Cantini di Lucca Civica) a chiedere il consiglio straordinario di stasera, a cui hanno partecipato, intervenendo, i rappresentanti di 22 tra associazioni, comitati e movimenti del territorio che avevano sottoscritto una richiesta di dietrofront al Comune. Tambellini ha spiegato che l’intenzione dell’amministrazione è quella di “mantenere la assoluta trasparenza e accessibilità degli atti”. Lo scoglio, ha detto in sostanza il primo cittadino, è soltanto di tipo tecnico, ma è – allo stesso tempo – mastodontico, visto il volume di atti pubblicati dal 99 ad oggi. Servirà tempo, ma l’intenzione politica è chiara. Intanto dal prossimo 1 maggio i nuovi atti resteranno pubblicati anche dopo i 15 giorni, ma, grazie ad un nuovo software di cui si è dotato il Comune saranno ‘oscurati’ soltanto i dati personali, laddove siano presenti.
Ad aprire la discussione è stata la prima firmataria della mozione, Laura Giorgi, consigliera del Movimento Cinque Stelle. La stessa che sul “caso” aveva presentato anche un esposto all’Anac. La consigliera, non soddisfatta, ha voluto presentare un ordine del giorno per chiedere la revoca dell’ordine di servizio del segretario comunale e ripristinare, come era prima, la pubblicazione degli atti (bocciato con 13 contrari e 7 favorevoli). A ciò ha ribattuto la maggioranza con un altro ordine del giorno firmato da Cantini (Lucca Civica) e Battistini (Pd) per spingere sindaco e giunta a farsi garanti di un percorso, presso gli enti competenti, per tornare a ripristinare la pubblicazione integrale delle deliberazioni. Il via libera è arrivato con 15 favorevoli e 5 contrari.
La discussione è iniziata con le posizioni dei rappresentanti dei cittadini. Duro l’intervento dei Michele Urbano, presidente di Legambiente Lucca, che ha parlato in consiglio comunale a nome delle oltre 20 associazioni che hanno firmato una nota sollevando il problema della trasparenza: “Non si può giocare a nascondino sulle normative relative alla trasparenza – dice -: chiediamo il rispetto della normativa. C’è una sentenza del Tar della Campania che specifica bene la differenza tra accesso civico e accesso agli atti dell’amministrazione. Chiediamo che gli atti siano di nuovo resi disponibili online”. Un’altra parentesi è stata sulla pubblicazione delle deroghe ai limiti acustici che non sono più accessibili, come denunciato dal comitato Vivere il Centro Storico, così come scompaiono anche le ordinanze sindacali.
Riccardo Lorenzi, del movimento per la difesa del cittadino di Lucca, prende la parola mettendo nel mirino la decisione del segretario generale del Comune, Sabina Pezzini: “Credo che sia tutto originato da un equivoco di interpretazione della legge in materia, perché lo spirito è assolutamente contrario. Togliendo la pubblicazione degli atti entro 15 giorni, si costringono i cittadini a fare la richiesta di accesso agli atti e questo comporta ulteriori costi per l’amministrazione comunale”.
Il sindaco Alessandro Tambellini arriva in apertura a chiarire la posizione politica dell’amministrazione, definendo la questione di “grande rilevanza”. “Mi auguro anzi sono convinto che eventuali incertezze interpretative saranno rimosse in modo che i nostri atti siano resi disponibili nella massima trasparenza – dice il primo cittadino -: noi non vogliamo celare atti a nessuno. Il Comune, a seguito dell’ultimo intervento dell’autorità garante della privacy, ha ritenuto di dover rivedere tutta la materia, in particolare per quello che riguarda la tutela dei dati sensibili personale. Secondo il garante, infatti, la conservazione oltre i 15 giorni di questi dati costituisce una violazione. Abbiamo quindi dato disposizione che dagli atti venissero tolti gli elementi che potessero essere pregiudizievoli della privacy. Abbiamo chiesto di trovare il modo di pubblicare tutto, anche oltre il limite temporale dei 15, senza ledere alla privacy, rendo anonimi i dati personali eventualmente presenti nelle delibere. Per cui informo che stiamo cercando questa soluzione. Tuttavia sull’albo sarebbero pubblicati documenti dal 1999 ad oggi con una mole molto grande di atti da verificare. Ci riusciremo con un programma informatico, quanto prima, perché ritornino sempre accessibili tutte le determine, le delibere e gli atti dell’amministrazione”.
Il consigliere comunale del gruppo misto Andrea Pini caldeggia la soluzione tecnica: “Siamo rammaricati del fatto che ci siano stati problemi sull’accessibilità per i consiglieri comunali – dice – sarebbe stato meglio fornire una alternativa per facilitare il nostro lavoro. Ma c’è un’altra questione di fondo, che è molto importante: ovvero la facilità della ricerca degli atti”.
Per Piero Angelini, di Governare Lucca, “siamo arrivati ad un punto di non ritorno per la trasparenza con il decreto Madia – dice -: stiamo assistendo ad una tendenza alla centralizzazione del potere, che non potevano non portare con sé anche effetti sulla gestione della comunicazione. Con la scusa della privacy, non si può dire che debbano essere oscurati tutti i dati di una persona, bensì quelli strettamente sensibili legati per esempio alle preferenze sessuali. Bisognerebbe che l’amministrazione, una volta chiarito cosa intende per dati sensibile da espungere, tolga i dati sulle persone solo nel caso in cui la loro pubblicazione possa nuocere loro e alla loro privacy. Quello che è successo in questa città è molto grave: chiedo prima di procedere nel dare una linea da seguire agli uffici di chiarire i criteri politici che ne stanno alla base”. “Noi – dice Cantini che ha sottoscritto la mozione – siamo per la assoluta trasparenza degli atti e questo è il motivo per il quale ho firmato io stesso a nome del mio gruppo la mozione. E’ stato soltanto un problema tecnico”. A ciò replica subito Angelini: “No – dice -: questa è una responsabilità di tipo politico”.
“Non c’è mai stata una volontà politica di fare passi indietro sulla trasparenza – smentisce la consigliera del Pd, Valentina Mercanti -: non abbiamo infatti niente da nascondere e crediamo che la consultazione facile degli atti sia un servizio da rendere al cittadino”. E’ d’accordo anche il consigliere comunale del Pd, Renato Bonturi. Ma la Giorgi non è soddisfatta e passa all’attacco: “Ho fatto presente da subito ai capigruppo del problema – dice la consigliera – ma nessuno, dell’amministrazione, ha voluto ammettere l’errore. Negli altri Comuni non funziona come da noi. E’ strano che la disposizione sulla trasparenza degli atti non sia stata firmata dal suo stesso responsabile, ma dal segretario”. Al riguardo la Giorgi ha presentato anche un ordine del giorno “per metterci una pietra sopra” e cambiare passo.
Roberto Lenzi, consigliere comunale dell’Idv, ritiene “paradossale” la questione trasparenza. Secondo Lenzi, se non fosse stato per la Giorgi si sarebbe andati avanti con il modo attuale “perché all’amministrazione faceva comodo”. Francesco Battistini, capogruppo del Pd, stigmatizza la posizione di Angelini ma anche quella della Giorgi: “La politica interpreta il diritto? Secondo me la politica rispetta il diritto. La Giorgi? Prima ha fatto fare paginate ai giornali, poi ne ha parlato in conferenza dei capigruppo”. “La mia priorità – dice la Giorgi – è stata quella di informare dei fatti i cittadini. E comunque c’è stata una corrispondenza fittissima con il segretario sulla questione”.
La consigliera comunale di Fds, Roberta Giorgi, chiarisce di aver mandato una lettera al presidente del consiglio comunale per chiedere che dell’argomento si parlasse in consiglio: “Nessuna risposta è seguita – racconta -: l’ho sollecitata e mi è stato detto che dovevo mettermi in contatto con il presidente della commissione partecipazione, da cui sono stata chiamata. Per me invece era indispensabile discuterne in consiglio comunale”.
Marco Martinelli, presidente del gruppo di Forza Italia, ritiene che la “trasparenza sia un problema sentito da tutti i cittadini – sottolinea -: voglio ricordare che questa amministrazione si è presentata già in campagna elettorale facendo della trasparenza il suo punto di forza. Invece, abbiamo potuto constatare che in questi 4 anni nulla di quanto era stato promesso in campagna elettorale era stato mantenuto: crediamo che sia un sinonimo di trasparenza la possibilità dei consiglieri di produrre delle interrogazioni e di accesso agli atti e che a questo sia dato risposta nei termini previsti. Abbiamo una interrogazione del 2013 sul campo rom di via delle Tagliate a cui non è stata data ancora risposta, altre tre interrogazioni del 2015 e una del febbraio 2016 su assi viari e ponte sul Serchio a cui non è mai stata data risposta. Non mi sembra che questo sia un segnale di trasparenza”.
A questo punto del dibattito il segretario comunale Sabina Pezzini ha chiarito la sua posizione, chiarendo i motivi del provvedimento che è stato al centro del consiglio di stasera: “Le normative sulla trasparenza – ha detto – vedono in campo diverse questioni: l’accessibilità ma anche le norme sulla privacy. Le norme sulla pubblicazione sono molto varie, disciplinano le funzioni e la modalità della pubblicazione con la finalità della trasparenza e dell’accessibilità sociale, sia come prevenzione della legalità e della corruzione. Quello che interessa qui è la pubblicazione delle delibere e determine online. Il testo unico degli enti locali prevede che le delibere diventino esecutive dopo 10 giorni e efficaci dopo 15 giorni. Alle delibere poi si sono aggiunte anche le determine che a esse vengono assimilate. A questa fa coordinata la normativa sulla tutela dei dati personali, che possono essere pubblicati solo su un regolamento specifico. I dati sensibili invece sono vietati, quelli cioé da cui si possono desumere situazioni particolari relative alla persona. Negli atti devono essere pubblicati soltanto i dati strettamente necessari e coerenti e pertinenti alla delibera stessa. Il decreto 33 prevede una pubblicazione dei dati personali non superiore ai 15 giorni. Il garante nelle linee guida e nel parere del 2015 e al decreto Madia ha chiarito che l’articolo specifico si applica alla trasparenza. Quindi non vi è una normativa che consenta la pubblicazione di questi dati oltre i 15 giorni. Con tutto ciò, il Comune ha previsto di estendere la normativa alle determine e alle delibere: per quegli atti che non vi siano specifici regolamenti che ne impongano una pubblicazione entro quei termini non possono essere pubblicati, a meno che i dati non siano resi anonimi. Si può quindi creare un archivio pubblico ma essi devono essere anonimi. Già dal 2014 ci siamo cominciati a porre questi problemi. Successivamente, nel 2015, abbiamo chiesto l’anonimizzazione dei dati alla ditta che cura il software. Non era una cosa del tutto facile. Ci è stata data disponibilità di questa possibilità solo recentemente, ma a fronte di sanzioni che sono state proposte a seguito di una diffusione illecita a carico del sindaco e del dirigente di competenza abbiamo deciso di procedere temporaneamente a non permettere più la pubblicazione oltre i 15 giorni. E’ necessario per noi rispettare tutte le normative, quelle della trasparenza ma anche quella della tutela dei dati personali del cittadino. Adesso finalmente abbiamo ricevuto il nuovo software dalla ditta e dal 1 maggio iniziamo a pubblicare i nuovi atti mantenendole pubblicate con i dati anonimi dopo i 15 giorni, ma non sarà possibile subito con gli atti precedenti, per i quali ci dovremo organizzare”.
“E’ anomalo per noi aver dato la parola al segretario – replica subito la Giorgi – la legge è chiara: tutto deve essere pubblicato, con esclusione dei dati sensibili e quelli attinenti gli interessi nazionali”. Angelini invece fa notare come il sindaco, quindi l’amministrazione, “la pensi diversamente” dal segretario: “Ho letto la bozza del decreto Madia – dice -: mi pare che vada nel senso di arginare lo strabordare del garante della privacy, quindi consiglio all’amministrazione di non imbarcarsi per ora nell’opera di anonimizzazione delle delibere dal 99 ad oggi ma di leggere meglio il decreto”.
Il sindaco a questo punto torna a chiarire: “Ci sono delle norme precise che regolano i vari momenti – dice -: questi devono adeguarsi e armonizzarsi. L’indirizzo politico che abbiamo sempre dato è quello che non c’è niente da nascondere o che conviene nascondere. Anche quando ci siamo dovuti correggere, lo abbiamo fatto. Per quanto ci riguarda, abbiamo cercato di mettere in atto gli accorgimenti per rendere anonime le delibere”.