





Non ci sono soltanto i danni al paramento delle Mura, ma anche i rischi per gli spalti provocati dai continui allagamenti. Il caso dei fossi in piena lungo gli spalti dopo l’apertura delle nuove centrali idroelettriche gestite da privati a Saltocchio è di nuovo all’ordine del giorno. Il presidente dell’Opera delle Mura, Alessandro Biancalana, rilancia l’ultimatum dopo essersi reso conto che la situazione è cambiata di poco: “Se si va avanti così nel giro di sei mesi saranno irreparabili i danni al paramento delle mura nella zona del baluardo di San Colombano – afferma -: e non si dica che il flusso dell’acqua era lo stesso degli anni 50-60, perché non è assolutamente vero. Il problema deve essere risolto e dalla riunione al genio civile della prossima settimana attendiamo un piano risolutivo, una proposta che metta in salvaguardia le mura ma anche i rischi che i continui allagamenti hanno creato anche sugli spalti. Altrimenti, per quanto di nostra competenza, ci muovere in tutte le sedi consentite”.
Il piano delle Belle Arti. Anche la Soprintendenza guarda con preoccupazione alla situazione ma lancia il progetto di deviare il corso del fosso laddove lambisca il paramento o gli si avvicini troppo. Una ipotesi a dire il vero già contemplata in un progetto complessivo di risistemazione delle ‘cunette’ che corrono lungo gli spalti, ma purtroppo rimasto finora nel cassetto. “L’emergenza non può divenire quotidiana e la Sovrintendenza non vuole gli spalti allagati di continuo perché questa non è la norma e perché l’acqua può creare problemi al paramento – spiega il funzionario Francesco Cecati -: la questione, tuttavia, deve essere risolta alla base. E’ vero che di recente la situazione si è aggravata per episodi contingenti ma deve trovare attuazione una sistemazione complessiva del condotto e delle cunette sugli spalti, che sono conosciute comunemente con il nome di fossi. A questo problema la Soprintendenza aveva cercato di dare una risposta con un progetto che risale al 1984, ma che finora è stato purtroppo realizzato soltanto in parte. Credo pertanto che l’idea progettuale maturata in accordo con il Comune debba essere riproposta, intervenendo caso per caso. Da allora ad oggi, infatti – aggiunge Cecati – la situazione è notevolmente mutata, così come le evenienze. Nella zona dove più di recente si sono verificate criticità il progetto prevede l’allontanamento del fosso dal paramento: credo che allo stato sia la soluzione migliore”. Evitare che gli spalti si allaghino è la priorità alla quale la Soprintendenza sta lavorando, quindi, da tempo. Più di recente, chiaramente, confrontandosi anche con gli altri attori interessati. “Non ci sono comunque soltanto le opere di risistemazione, è importante anche la manutenzione di questi canali per evitare gli allagamenti – avverte ancora Cecati -: e qui persistono problemi di diverso tipo. Il principale è costituito dal fatto che spesse volte il condotto viene utilizzato da incivili come se fosse un cestino. Bisognerebbe evitare di gettare alcunché nei canali, perché oltre a creare rischio di allagamenti, rende ancora più difficili le manutenzioni, perché c’è da recuperare ed eliminare il materiale che non è costituito da terreno nel fosso stesso”.
Secondo le Belle Arti, insomma, due sono le strade: intervenire sull’emergenza che è divenuta problema quotidiano, studiando una soluzione tampone, poi procedere con una completa rivisitazione e sistemazione delle cunette, con la collaborazione non solo degli enti ma anche delle società dei servizi: da Geal, a Sistema Ambiente, per mettere a punto sistemi in grado di evitare il deposito nei fossi di agenti estranei che possano comprometterne la “funzionalità”.
Ultimatum dell’Opera. Per il momento si attende l’esito del prossimo confronto al genio civile, ma secondo il presidente dell’Opera delle Mura, la situazione “dannosa oltreché pericolosa” è da risolvere immediatamente. “Nessuno contesta il progetto delle centrali che è nato e si sviluppa nell’ambito dell’energia verde – sostiene Biancalana -, ma evidentemente qualche soluzione deve essere apportata. Al di là dei danni della portata al paramento delle Mura c’è anche il fatto che i continui allagamenti hanno ridotto gli spalti ad un perenne acquitrino e ci sono zone non percorribili per il fango: se dovesse accadere qualcosa di grave a causa della situazione, chi ne risponde?”.
“La portata attuale non è quella che possono sostenere i fossi – continua Biancalana -: ci sono immagini della metà del settecento che ho reperito che dimostrano esattamente il contrario. Come è falso dire che i fossi erano stati progettati per difendere la città dai nemici: è uno sfondone storico, servivano per le lavandaie”.
L’Autorità di Bacino. La situazione che si è venuta a creare, comunque, non è sfuggita all’Autorità di Bacino. Il presidente Raffaello Nardi si dice preoccupato: “Sono d’accordo sul fatto che la portata dei fossi non può e non dovrebbe essere quella degli ultimi tempi – spiega – ma all’Autorità di Bacino non fu chiesto un parere: all’epoca delle autorizzazioni alle centrali a Saltocchio ci fu detto dai responsabili della difesa del suolo che la competenza era della Provincia. Espressi il mio dissenso, ma il caso finì lì. Se dovessi dare un parere sarebbe sicuramente negativo, e per diversi motivi: anzitutto perché, da quello che posso capire, viene sottratta troppa acqua al fiume Serchio, cosa che potrebbe creare dei problemi. Ma ripeto: nessun parere ci è mai stato richiesto”.
I fossi in piena (di Domenico Bertuccelli)