
Aumentare le esenzioni e le agevolazioni per il servizio di refezione scolastica, riducendo, più in generale, il contributo a carico delle famiglie, introducendo ulteriori sconti contributivi per il secondo o terzo figlio che usufruisca delle mense. Sono alcuni dei punti dell’ordine del giorno che impegna la giunta Tambellini a migliorare sul tema anche il rapporto con le famiglie, coinvolgendole di più nella formazione dei menu e in percorsi condivisi e di formazione sul ruolo educativo che proprio le mense svolgono all’interno del percorso scolastico. Ma niente panino o pasto che dir si voglia da casa.
La proposta della maggioranza è stata approvata con 19 favorevoli (6 contrari e un astenuto) durante il consiglio comunale in seduta aperta al quale sono intervenuti rappresentanti dei genitori. La convocazione aveva al centro una proposta di deliberazione presentata dal consigliere comunale di Forza Italia, Marco Martinelli per consentire di far consumare ai bambini il pasto portato da casa o consentire alle famiglie di prelevarli per il pranzo a domicilio, al di fuori dei casi eccezionali già previsti dal regolamento in materia. Ma la proposta di Martinelli è stata respinta dall’assise al termine di un dibattito molto variegato (solo 6 i favorevoli, 17 i contrari, un astenuto, un non voto).
A palazzo Santini hanno parlato anche alcune mamme del comitato La scuola che vogliamo che hanno criticato costi e atteggiamento dell’amministrazione ma ci sono stati anche genitori che hanno difeso il servizio e la qualità dei pasti servizi.
A dare il là al dibattito è stato Marco Martinelli, presidente del gruppo consiliare di Forza Italia, che ha presentato la sua proposta e non senza fare polemiche: “Questa proposta di deliberazione è stata messa all’ordine del giorno con sei mesi di ritardo. Mi auguro che il dibattito sia sereno, perché si affronta un tema molto caro alle famiglie. Chiediamo quindi – attacca Martinelli – responsabilità negli attuali esponenti dell’amministrazione e che quando era all’opposizione sosteneva lo sciopero del panino e oggi lo condanna invece fermamente. Chiedo che si faccia come hanno fatto altre città, deliberando la possibilità di concedere agli studenti di consumare a scuola il pasto portato da casa. Questa proposta va nella direzione di lasciare libertà di scelta alle famiglie per i propri figli, visto che non c’è alcun divieto per impedire questo”.
Nel documento venivano proposte varie modifiche per per introdurre la possibilità di portare cibo da fuori senza usufruire del servizio mensa (articolo 1 del regolamento in vigore) e poi per estendere le possibilità di disdetta del servizio, nel caso in cui le famiglie decidano di far consumare agli studenti cibo in proprio o per farlo loro consumare a domicilio, prelevandoli e riportandoli a scuola all’inizio delle lezioni pomeridiane (articolo 5 del regolamento). Martinelli, accogliendo le istanze del comitato La scuola che vogliamo, ha proposto di consentire al consumo dei pasti da casa contestualmente allo svolgimento della refezione, previa l’organizzazione di spazi per i bambini che consumano alimenti preparati dalle mamme. “In questo modo – ha spiegato Martinelli – si va incontro alle esigenze di molte famiglie. Il dirigente Prina stesso, che abbiamo consultato, evidenzia che non esiste alcuna normativa che vieta il consumo di pasti portati a scuola da casa. Di conseguenza, questa modalità può essere ammessa con una disciplina specifica per garantire la sicurezza nella consumazione dei cibi”. Martinelli ha anche rilevato una “incongruenza” nel fatto che durante la ricreazione, attualmente, verrebbe consentita la consumazione di cibi in proprio ma non durante la mensa. Un altro nodo è quello dell’uscita per il pranzo a casa. Questa possibilità, attualmente, è affidata alle decisioni dei dirigenti scolastici. Secondo Martinelli, invece, dovrebbe essere garantita a chi lo richieda: “Un genitore deve sempre avere la libertà di scelta di far usufruire o meno il proprio figlio del servizio mensa”.
La posizione dell’amministrazione. “Non c’è in ballo nessuna libertà filosofica o politica negata alle famiglie ma il rispetto e la responsabilità nel momento in cui l’amministrazione fornisce un servizio pubblico”. Così il vicesindaco Ilaria Vietina difende il regolamento delle mense approvato nel 2013 e respinge le accuse di Martinelli rispedendo le proposte al mittente. Non solo, la Vietina chiamata in causa indirettamente dalle affermazioni del capogruppo di Forza Italia che senza nominarla l’aveva tacciata di aver sostenuto la protesta del panino quando alla maggioranza c’era il centrodestra si è subito smarcata: “Le motivazioni dello sciopero del panino che avevo appoggiato in passato erano derivate da elementi molto diversi rispetto a quello più recente cui non è associabile, perché allora furono cambiati in itinere i criteri Isee, creando una situazione di forte disagio per le famiglie”. Ed è proprio sulle questioni derivate dall’introduzione delle modalità di determinazione delle tariffe sul modello del nuovo Isee che si appunta una delle precisazioni dell’assessore all’istruzione pubblica che spiega come le novità siano state pubblicate per tempo, e con 4 comunicazioni scaglionate nel tempo, ai genitori. I dati sugli effetti del nuovo sistema non sono ancora completamente disponibili ma l’assessore stasera ha dato un quadro su 1.437 nuclei iscritti al servizio. Tra queste, in particolare, si è rilevato che 421 famiglie risultano avere un Isee più alto, 488 più basso, 45 uguale. Ma a questi numeri si aggiungono altre 483 famiglie che non hanno presentato Isee. Quanto poi al coinvolgimento delle famiglie e all’ascolto delle istanze del comitato La scuola che vogliamo, la Vietina precisa: “Abbiamo fornito numerose occasioni in cui il sindaco ed io abbiamo ricevuto il comitato e ascoltato le loro affermazioni. Inoltre, abbiamo organizzato anche una visita al centro di cottura, che avviene poi regolarmente ogni anno per le commissioni mensa che sono formate da genitori e insegnanti che forniscono la continuità. Queste commissioni hanno carattere di rappresentanza, al di là di comitati o movimenti di protesta che possano formarsi. Per il resto i controlli sono costanti da parte dell’ufficio preposto: è stato poi sempre previsto di fare visite alle mense da parte dei soggetti preposti.”
La Vietina ha ribadito poi che i costi sono dovuti all’introduzione del nuovo Isee e che menu e quantità dei cibi corrispondono alle linee guida approvate e alle grammature proposte dalla nutrizionista, dietro la valutazione della Asl – tutte questioni già sviscerate in più confronti. “Quanto alla qualità – dice la Vietina -, la situazione, lo abbiamo già detto, è sempre perfettibile. Le valutazioni sul servizio, devo comunque dire, sono notevolmente migliorate. Questo non significa che il servizio si sottrae a ipotesi di ulteriore miglioramento. Sono stati poi, già da tempo, attivati percorsi di formazione ed educazione al gusto, con il coinvolgimento dei bambini e delle famiglie. Proseguiremo con gli orti scolastici, finora ne sono stati attivati 14, alcuni da molti anni, altri sono stati sollecitati negli ultimi due anni”.
Per la Vietina le due proposte di Martinelli sono dunque inaccoglibili. “L’amministrazione – ha osservato – ha già detto che non esistono preclusioni di principio, né ideologiche né normative, a vietare il panino da casa, ma ci sono allo stato attuale condizioni che non permettono di far consumare a scuola il pasto che ne viene preparato al di fuori. Altre forme in cui venga trasgredito l’attuale regolamento mettono in seria difficoltà i dirigenti scolastici che hanno invece dimostrato una straordinaria flessibilità e che tuttavia se ne assumono le responsabilità”. Per il vicesindaco che difende la mensa come momento della formazione degli studenti il livello del servizio è buono e ben gestito: “Gli operatori sono corretti e competenti: a mensa non rischia nessuno. Per determinare questa certezza, è ovvio che tutto quanto entra nelle mense scolastiche come cibo deve poter essere sottoposto a tracciabilità a carico del gestore che eroga il servizio: è questo il motivo per cui nella mensa non possono essere portati alimenti non prodotti da chi possa poi indicarne e accertarne la tracciabilità. In altri contesti regionali, questo potrà anche essere diverso, ma da noi vigono queste condizioni”. Dunque, niente panino se non in presenza di una violazione del regolamento.
Gli interventi dei genitori. I genitori presenti in aula hanno dimostrato di avere vedute diverse sulla medesima questione e non tutti si sono schierati per il pasto da casa. La prima ad intervenire è stata Marianna Ferraro per il comitato La scuola che vogliamo, sorto contro il problema del caro mensa e in primo piano nella protesta del panino: “Il legislatore dice che il servizio della ristorazione scolastica è a scelta libera delle famiglie ma questo da noi non avviene. Intanto per noi il costo del buono pasto è salito del 23%. Senza considerare l’invio di 3mila cartelle errate per recuperare importi non veritieri con 10 euro a bollettino a carico di ciascuna di queste famiglie. Vogliamo soltanto richiamare il consiglio comunale alle leggi nazionali. Noi continueremo a portare il pasto da casa, come è nostro diritto. Vi invitiamo a non perpetrare abusi nei confronti dei nostri figli. A causa di un accordo tra dirigenti, i bambini devono mangiare in due turni e sempre più velocemente per far consumare a chi lo porta il pasto da casa. Questo lo riteniamo illegale – aggiunge -: se i bambini portano il pranzo da caso devono consumarlo come tutti gli altri. La normativa consente di introdurre degli spazi in refettorio per consentire questo. Il nostro desiderio è che il servizio mensa diventi un’eccellenza. Riconosciamo il ruolo educativo di mangiare insieme ed è questo che chiediamo un tavolo con i genitori sul servizio”.
Valentina Sodini, mamma che fa parte della commissione mensa, prende subito dopo la parola ma si distanzia molto dalla posizione del comitato. Secondo Sodini infatti è sbagliato, educativamente, far portare ai bimbi il pasto da casa: “Da quattro anni a ora le cose sono cambiate – afferma -: sono stata al centro di cottura e non posso che dire che sono cibi certificati, a chilometro zero, locali. Io l’ho visto e l’ho comunicato a tutti i genitori. Gli sforzi da fare sono tanti: se i bambini a mensa non mangiano, i motivi sono tanti ma non si può parlare di qualità di cibo. Se vogliamo educare i nostri figli sul fronte alimentare, la scuola deve essere in prima linea perché non sempre la famiglia è in grado di farlo. E’ importantissimo che la scuola e il Comune si impegnino in questo. La scuola è pubblica e tutti i bambini devono poter mangiare allo stesso modo: portare il cibo da casa è molto discriminante. I bambini a scuola devono provare ad assaggiare anche qualcosa che a casa non mangiano. I piatti sono blindati da normative regionali e nazionali, dipendono da una grammatura decisa altrove”.
Per Cristina Sforzi, anche lei madre nella commissione mensa e educatrice all’asilo nido, è convinta che il servizio di ristorazione scolastica abbia una “importanze valenza educativa”: “E’ importante che a scuola si dia la possibilità di assaggiare cibi diversi, non solo cibi che piacciano. Non è possibile proporre come alternativa una pasta in bianco – sottolinea Sforzi -: mi chiedo cosa possa mai mangiare un bimbo con il pasto preparato a casa alle 7 del mattino. La scuola deve insegnare a mangiare in modo diversificato. Le verdure? La nutrizionista ha trovato il modo di inserirla in tanti e diversi modo. I genitori possono preparare il menù insieme alla nutrizionista: da 8 anni sono in commissione mensa e non ci sono mai stati problemi. Non è vero che i bambini mangiano perché il cibo non è buono e non c’è qualità. Il servizio a scuola offre una dieta bilanciata. Non è il modo di affrontare la questione – è la critica al comitato La scuola che vogliamo -: a scuola c’è la garanzia di cura e professionalità verso tutte le esigenze. Il servizio mensa è sempre stato disposto ad accogliere ogni istanza dei genitori”.
Silvia Petruzzelli, del direttivo dell’associazione Chicco di riso, che si occupa di educazione alimentare, collabora con l’associazione La grande via, diretta da Franco Berrino, invita a far riflettere sul cibo consumato dai bambini a scuola, affrontando i rischi di una cattiva alimentazione “non controllata”: “L’obiettivo è quello di avere un cibo biologico, a chilometro zero per migliorare la salute del bambino – dice -: poi c’è il tentativo di adeguare il cibo alle direttive nazionali, che tendono ad esempio ad eliminare gli zuccheri come bevande zuccherate e merendine. La priorità è dare verdure, legumi e cereali”.
Silvana Alterio, mamma e commissario mensa, spiega che “nessun genitore ha intenzione di affossare il servizio mensa – dice -: è sbagliato impostare la discussione su attacco o difesa al servizio. Questa non è una guerra, e trovo strumentale chi imposta il discorso in questi termini. Le critiche mosse mirano al miglioramento del servizio”.
“C’è un decreto ministeriale che è a libera scelta il servizio mensa – dice invece Annamaria Lunardi – se è libera la scelta, allora devo essere libera di far far a mio ciò che penso sia meglio per lui”.
Il dibattito dei consiglieri. Variegate le posizioni dei consiglieri e dei gruppi consiliari. Andrea Pini, del gruppo misto, è convinto che i bambini non debbano essere sempre assecondati, soprattutto in questioni di alimentazione: “Addolora vedere una protesta che fa leva sui bambini per fare delle richieste anche se questo è non voluto – dice -: non si può dire come fanno alcuni genitori che viene calpestata la salute dei bambini. Mi auguro che possano uscire delle proposte condivisibili ma non portate avanti in questa maniera”.
Per Laura Giorgi, consigliera comunale del Movimento Cinque Stelle, è necessaria garantire “la libera scelta” dei genitori e consentire il pasto da casa, purché i bambini consumino insieme il pranzo: “E’ possibile – dice – ed è consentito dalla legge”.
La consigliera Roberta Bianchi (Fds) ritiene invece che “la mensa abbia un grande valore educativo. La libertà di scelta non si applica a scuola, in cui le regole devono essere uguali per tutti. Massima disponibilità a lottare con i genitori se il costo è troppo alto, ma la soluzione non è portare il panino”.
Maria Teresa Leone, consigliera comunale del Pd e insegnante, spiega che “compito della mensa è offrire un pasto completo ed equilibrato ai bambini. Da vari organi sono state elaborate diverse linee guida per contrastare i fattori di rischio derivanti da un’errata alimentazione – osserva -: c’è un documento del Miur che sottolinea come la scuola debba preservare una dieta sostenibile e salutare come quella mediterranea. Sono convinta che il bambino non vada solo sfamato: nella scuola è prioritario educarlo al cibo e tutto questo si fa nella mensa. Ed è questo che le istituzioni devono assecondare”.
E’ d’accordo anche il consigliere Pietro Fazzi, di Liberi e Responsabili: “Bisogna affermare con forza una proposta, e non una imposizione: ovvero che anche nel caso della mensa si parla di un fatto educativo. Chiaramente in un clima di serenità e condivisione. E’ necessaria questa consapevolezza nelle famiglie. Per questo invito sia il sindaco che l’assessore a mandare una lettera a firma congiunta a tutti i genitori, invitandoli a percorsi di formazione sugli aspetti dell’alimentazione e del percorso educativo ad essa legato. Sarebbe opportuno chiedere anche ai genitori che ad un proprio figlio siano somministrati o meno certi alimenti, come ad esempio la carne rossa, sulla base delle prescrizioni Oms”. Poi la stilettata a Martinelli: “Se non sbaglio la nuova impostazione del servizio mensa si è compiuto quando governava Forza Italia. Invece di aizzare le proteste, bisognerebbe forse pensare a quali sono le proprie responsabilità”. Per il consigliere Roberto Lenzi (Idv) la proposta di deliberazione Martinelli è da respingere per questioni tecniche ma è convinto che la libertà di scelta dei genitori vada salvaguardata. La consigliera Carla Reggiannini (Pd), tra l’altro dirigente scolastica a Saltocchio (da dove è cominciata la protesta del panino day), sostiene l’idea del valore formativo della mensa scolastica: “Sono perplessa di fronte alla possibilità di portare del cibo autonomamente da casa – dice – a maggior ragione se questo cibo non può essere consumato nello stesso locale dove avviene la refezione scolastica. Ci sono delle disposizioni vincolanti a impedirlo: non lo impedisce l’Asl, ma l’operatore a cui è affidato il servizio. Di fatto è una realtà ed è in base a questo che il cibo debba essere consumato in momenti diversi e distinti. Spiace che in questa battaglia di alcuni siano stati trascinati i bambini – ha spiegato – che ha gettato discredito sul ruolo della scuola stessa. In tutte le scuole interessate dal panino day ci sono state, purtroppo, delle posizioni ideologiche e credo che queste vadano abbattute. La strada da percorrere è quella di creare momenti di formazione e condivisione, implementando le commissioni mensa e non solo”. Anche Luca Leone, consigliere di Impegno Comune, sottolinea l’importanza di mantenere il servizio di ristorazione, come momento educativo, e migliorarlo dove possibile. Piero Angelini, di Governare Lucca, non è d’accordo con la proposta di Martinelli ma ha invitato l’amministrazione a dare rilevanza anche alle proteste dei genitori.
L’odg della maggioranza. La maggioranza, invece, è giunta in consiglio comunale formalizzando una proposta che ha tentato di accogliere le richieste dei genitori, soprattutto sul fronte dei costi del servizio e sull’elaborazione dei menù. Non solo, nell’odg presentato, si impegna la giunta a contribuire a far migliorare i comfort degli spazi dedicati alla consumazione dei cibi e ad agevolare ulteriormente la comunicazione con i genitori e il loro coinvolgimento in un percorso di formazione e collaborazione sul tema dell’educazione alimentare.
A illustrarlo è stata la consigliera comunale del Pd, Enrica Picchi, che, preliminarmente, ha invitato i genitori a lavorare insieme all’amministrazione per migliorare ancora il servizio: “Credo che accusare l’amministrazione che non si faccia carico delle problematiche sia falso – osserva -: ricordo che abbiamo fatto anche diverse commissioni sul servizio mensa, non soltanto per le questioni sul regolamento. Come educatrice, credo che debba esserci un patto educativo con le famiglie, che devono e sono chiamate a collaborare a cominciare dalla scuola dell’infanzia. Nessuno negherà ai genitori la possibilità di collaborare in maniera proficua. Come presidente della commissione, ho preso l’impegno di andare in visita alle mense scolastica – racconta -: alla mensa della scuola dell’infanzia del Giardino ho potuto constatare come la condivisione del cibo insieme a mensa sia un fatto importante per i bambini”. Per questi motivi la maggioranza ha presentato l’odg alternativo – integrato nelle premesse con il contributo dei consiglieri Pietro Fazzi (Liberi e Responsabili) e Roberta Bianchi (Fds) – che ha l’obiettivo “mantenere gli interventi di formazione e informazioni tra famiglie, insegnanti e operatori e incentivare la comunicazione con le famiglie, che detengono il potere della scelta per i propri figli ma lo hanno esercitato iscrivendo i loro bambini ad una determinata scuola abbracciandone l’offerta. Chiediamo poi di continuare sulla strada delle schede di valutazione e di incrementare le iniziative e il coinvolgimento nella preparazione dei menù scolastici e con i progetti formativi sul cibo”. L’odg impegna poi a “migliorare i comfort dei refettori” e a “proseguire i monitoraggi sulla popolazione dopo l’introduzione del nuovo Isee per avere certezze sulle ricadute del nuovo sistema, sia sul bilancio dell’ente che delle famiglie”. L’impegno sarà quello di aumentare le esenzioni e le agevolazioni e ridurre il contributo generale a carico delle famiglie, prevedendo ulteriori sconti contributivi per il secondo o il terzo figlio che usufruisce del servizio di mensa scolastica. Una proposta condivisa, per la maggioranza, anche da Lucca Civica. La consigliera Virginia Lucchesi ha, infatti, sostenuto l’importanza dell’educazione alimentare a scuola. Per questo stamani anche lei è andata ad assaggiare i pasti alla scuola don Milani: “E’ sbagliato coinvolgere nella battaglia i bambini – ha affermato -: visto che c’è la volontà di collaborare, altrimenti non ci sarebbe stato il consiglio comunale aperto, dico di andare avanti ma mantenendo ferma la priorità della mensa. Ci sono sempre possibilità di miglioramento che sono anche già in atto. Laddove la mensa c’è è bene che tutti ne usufruiscano”.
Al termine del dibattito l’affondo di Martinelli: “E’ stato un film già visto – dice -: la maggioranza e l’amministrazione di fronte a centinaia di famiglie che protestano tentano di dire che i problemi non esistono. Si è voluta spostare l’attenzione e sdrammatizzare dicendo che si vuole affossare il servizio mensa. Non è così e siamo i primi a riconoscerne l’importanza. Abbiamo solo detto che garantire un servizio e dare la possibilità di portare cibo da casa potrebbe creare qualcosa per migliorare la ristorazione scolastica stessa”.