
Piano strutturale, alla vigilia del voto si esprime anche uno dei “padri” del nuovo strumento urbanistico, l’architetto Gilberto Bedini. Che scrive a sindaco e assessore per confermare e difendere la validità del testo, risultato di più di un anno e mezzo di lavoro.
“Tra pochi giorni – scrive Bedini ai due rappresentanti istituzionali – il piano strutturale di Lucca sarà in consiglio comunale. È un momento importante della storia della nostra città e voi ne siete i primi protagonisti. Con qualche messaggio telefonico vi ho comunicato il mio dispiacere per non avere potuto seguire le ultime fasi – delicate – della definizione del piano e non sono ancora in grado di partecipare alla seduta consiliare. Ma sapete quanto è il mio interesse perché questa città e questo territorio abbiano un piano adeguato ai tempi e al futuro, che ci auguriamo più sereno e più rispondente al valore che nei secoli passati, ma anche in tempi più recenti, è stato espresso dalla nostra collettività. Da parte mia continuerò a studiare e a operare perché questo patrimonio sia conosciuto sempre meglio e perché gli interventi da realizzare siano sempre più consapevoli e coscienti”.
“Vorrei esprimere – prosegue Bedini – alcune mie considerazioni molto sintetiche sul lavoro che è stato fatto negli ultimi due anni, a cominciare dall’aver riordinato una struttura comunale, che non esisteva più, o era ridotta a minimi termini, e che ora ha una dirigenza di valore e nuove professionalità che costituiranno la base su cui fondare la gestione degli interventi pubblici e privati, secondo criteri di maggior qualità. Tale nucleo fondativo dovrà essere ulteriormente implementato e dovrà curare la progettazione permanente della città. Occorrerà progettualità, sensibilità, conoscenza profonda del valore che le nostre terre esprimono. L’avvio del procedimento del piano è stato un lavoro che – vi ricorderete – è stato redatto in stretto e vivace rapporto di collaborazione con la commissione urbanistica. Il processo partecipativo che è stato condotto è, a mio parere, degno di essere portato a conoscenza di operatori specializzati nel settore e non, per la vasta portata culturale dei contenuti e per le modalità in cui si è svolta nella fase di ascolto per la migliore elaborazione del piano. Ora ci dovrà essere una seconda fase – importante e delicata – di verifica e ulteriore confronto. Sappiamo quanto tutto questo è costato in termini di impegno delle varie professionalità coinvolte. Ma il lavoro effettuato è stato di qualità e i numerosissimi elaborati tecnici e grafici – che sono stati realizzati in tempi veramente contenuti – costituiscono il supporto indispensabile per ogni azione futura”.
“Il dibattito sul piano strutturale, presentato all’esame di tutti – entra nel vivo l’architetto – non mi sembra abbia colto l’importanza e la complessità del tema che ha origine proprio dall’allestimento della carta del “patrimonio territoriale” predisposta per raccogliere, descrivere e rappresentare i beni esistenti, costitutivi dell’identità lucchese. È il valore a disposizione per le generazioni presenti e future; è la risorsa fondamentale per la produzione di ricchezza per la comunità. Dalla consapevolezza della qualità e della consistenza di questo patrimonio discende la definizione e delle strutture territoriali e della loro articolazione anche nelle forme della loro stratificazione storica. È da qui che doveva e ha preso corpo la parte strategica, la formulazione delle proposte di dettaglio, il progetto di piano. Come molti di noi auspicavamo è totalmente cambiato l’atteggiamento culturale nei confronti di quanto abbiamo avuto in dote. Vogliamo conservare e non spendere, caso mai investire e far rendere, sulla base di nuove regole, il patrimonio che ci è stato consegnato. La rilettura del territorio effettuata con la redazione del quadro conoscitivo, mirato alla ricerca delle regole generative offre, in sintesi, una nuova ulteriore possibilità, quella di far riflettere, giudicare e provocare una responsabile coscienza culturale e collettiva della città e del suo futuro. La struttura del piano è complessa, come è complessa l’applicazione della nuova legge e del nuovo assetto delineato dal piano di indirizzo territoriale che ha anche, come è noto, valenza di piano paesaggistico. In questa realtà complessa, il piano è teso alla ricerca di un equilibrio tra componenti diverse; contiene numerosi elementi di conoscenza e di proposta relazionati al nuovo quadro legislativo e ai piani territoriali e stabilisce un nuovo rapporto con il territorio che, anch’esso, ha rivelato da tempo la sua complessità”.
“Il piano è composito – prosegue – sperimentale, non semplice nella sua lettura. Comprende una cospicua serie di dati, di criteri, di indirizzi, di proposte e di valutazioni generati dalla necessità di capire, meglio di quanto poteva essere fatto in precedenza, la vasta problematica e i numerosi temi che la società esprime e manifesta nelle forme della crescita urbana e nel rapporto con il paesaggio. Nonostante tale complessità nelle riunioni consultive svolte (si vedano ad esempio quelle svolte in sede regionale e con la Soprintendenza di Lucca) sono emerse considerazioni di apprezzamento e validità del lavoro. Anche semplicemente riferendoci al termine “conservazione” ad esso non è stato attribuito un atteggiamento di esclusiva tutela, solo difensivo e protettivo, finalizzato al mantenimento dello statu quo. Il termine conservazione è sempre inteso in funzione attiva, come voglia di scommettere sul futuro e non come difesa di quanto posseduto. Anche lo sviluppo non è un traguardo che una volta raggiunto, vale per sempre; costituisce anzi un metodo: è un inseguimento che è sempre da ricominciare. Un esempio: la pianura non appare più come una piattaforma disponibile all’uso edificatorio produttivo manifatturiero e residenziale, ma piuttosto l’occasione di ridisegno del suo assetto, valorizzando la componente idraulica, ecosistemica e il paesaggio, tenendo conto anche di nuove funzioni – in equilibrio tra conservazione e innovazione – per ristabilire un rapporto stretto e coerente tra sistema insediativo e territorio agricolo, ricordando che la maglia agraria storica, la struttura fondiaria e il reticolo idraulico e infrastrutturale antico, in molti casi, sono ben conservati. È cambiato il concetto di città, che per molti lucchesi coincide ancora con la città murata. Sono convinto che il centro storico debba ritrovare nuovi rapporti e connettersi con le altre aree “storiche” esterne alla cinta murata. Le mura non sono più un elemento di chiusura. Là dove era nata la prima espansione urbana ci sono aree e edifici sul riutilizzo delle quali si fonda la riorganizzazione urbana complessiva, comprese le funzioni che non possono più stare dentro la città murata e quelle che il territorio a scala più ampia reclama. Il limite del territorio urbanizzato che è stato proposto in conformità ai dettati della legge regionale è chiarificatore del nuovo atteggiamento culturale. Dobbiamo, da una parte, ridefinire la città antica e contemporanea nel suo ruolo, nelle sue forme e nelle sue funzioni. Dobbiamo, dall’altra rivedere completamente le azioni da condurre nel territorio rurale”.
“In estrema sintesi – conclude Bedini – al modello tradizionale di fare urbanistica, interessato sostanzialmente e quasi esclusivamente alla individuazione delle quantità dell’edificazione e della trasformazione del territorio, si è venuto a sostituire un nuovo modello, interessato da un lato, al riconoscimento, tutela e valorizzazione delle risorse naturali, ambientali e culturali – le “risorse essenziali” – e, dall’altro, alla messa a punto di strumenti e criteri per la valutazione di compatibilità delle previsioni e dei conseguenti progetti di urbanizzazione e trasformazione rispetto alla riproducibilità e vulnerabilità delle risorse territoriali con la preliminare valutazione ambientale degli effetti. Io credo fermamente che con il “piano strutturale 2016″ Lucca possa formulare numerose notevoli importanti scelte operative e conseguenti progetti di qualità. Sappiamo anche che un piano come questo, come tutti i piani (di pianificazione territoriale e urbana) non siano, per loro stessa natura, perfetti. Sappiamo che non possono contentare tutti. Ci saranno discussioni, emendamenti, integrazioni, osservazioni, ma la struttura del piano c’è, e quindi ci sono le scelte per lo sviluppo della città e il suo territorio; eventuali modifiche sono il contorno di un piatto di grande portata e di notevole sapore”.