


Spersonalizzazione del rapporto medico-paziente, carenza cronica di posti letto, assenza di personale: i tasti dolenti sui quali si sofferma la riflessione di oggi (31 maggio) dell’ordine dei Medici di Lucca, sono tristemente noti. E poi c’è il caos pronto soccorso, dove persiste la carenza di almeno due medici e per cui l’Asl ha in mente di accorpare l’Obi con la medicina d’urgenza per potenziare, così, l’organico medico.
Di problemi e ben altre soluzioni hanno parlato oggi il presidente Umberto Quiriconi, Cosma Volpe (vice-presidente), il tesoriere Gilberto Martinelli ed i consiglieri Antonio Carlini, Roberto Landi, Lorenzo Mencacci, Alessandro Di Vito e Carmine Carraro Pezzullo.
Il primo messaggio è di scuse per le recenti vicende accadute all’ospedale San Luca (con particolare riferimento all’errore che ha portato all’asportazione di un rene sano in un paziente colpito da tumore), anche se l’ordine non ci sta a recitare la parte del caprio espiatorio: “Chiediamo scusa – argomenta Quiriconi – perché quello che è successo non doveva accadere. Si è trattato di un errore umano, ma pensiamo che certi eventi potrebbero essere evitati anche grazie ad una migliore organizzazione sanitaria”.
E sul banco degli imputati sale, ancora una volta, il modello per intensità di cure: “Manca cronicamente personale – commenta Volpe – e quello che c’è non viene utilizzato correttamente. La macro divisione in 3 aree all’interno del San Luca (materno-infantile/medica/chirurgica) crea commistione e vicinanza tra pazienti con problematiche diverse, aumentando il disagio ed il rischio di infezioni. I cittadini sono spaesati dall’assenza di una divisione in reparti”. “Oltre alle assunzioni a tempo indeterminato – spiegano i medici, riferendosi al modello di gestione del San Luca – è assolutamente necessario ripristinare il sistema dei ricoveri in elezione e cioè predisposti di concerto con lo specialista ospedaliero di riferimento: in tal modo si sgraverebbe il Pronto Soccorso, attualmente collassato, di una discreta mole di lavoro con notevole riduzione dei tempi di attesa e di permanenza. Del pari va rivisto il modello organizzativo dell’attività chirurgica in elezione, non è possibile che le sedute operatorie vengano sospese complessivamente per 2 mesi all’anno. Il modello organizzativo per intensità di cura, poi, penalizza la professionalità del personale infermieristico che viene mal utilizzato perché destinato indifferentemente all’area medica o a quella chirurgica, senza alcun rispetto per le specifiche esperienze e specializzazioni”.
Non solo: l’ordine ricorda che, per quel che concerne la Media Valle, manca un anestesista notturno a Castelnuovo Garfagnana. C’è solo a Barga, ma non sembra una soluzione in caso di urgenze.
Al dottor Di Vito, poi, il compito di entrare maggiormente nel dettaglio sul San Luca: “Mancano 80 posti letto per le cure intermedie – osserva – anche se ci avevano detto che sarebbero stati in totale 410. Inoltre 4 posti letto per la rianimazione non sono ancora attivi. Non solo: è grave dover andare in prefettura per farsi ascoltare dall’azienda: noi lo abbiamo fatto per i problemi relativi al pronto soccorso. Adesso lo stato di agitazione è sospeso, ma se entro 15 giorni non avremo risposte concrete prenderemo iniziativa, anzitutto scioperando”.
Il pronto soccorso, tuonano i medici, presenta una stanza di dimensioni ridotte senza finestre che, nel caso di urgenze, non vede nemmeno distinzioni di sesso. Troppi pazienti creano un imbuto inestricabile: mancano del tutto, nel nuovo modello, i ricoveri programmati, sostengono ancora. E il piano dell’Asl, così come anticipato, non piace perché, si spiega, non risolve il problema alla base.
“Devono ancora mettere a disposizione 8 posti letto – prosegue Di Vito – per la riabilitazione. Considerate che il nostro è un distretti di 170mila abitanti e ancora non ce li ha”. Problemi si registrano anche in ordine alle liste di accesso per la riabilitazione medesima e, segnalano i consiglieri, il laboratorio di bio-ingegneria rischia di chiudere, avendo già perso un finanziamento della Fondazione Crl perché non valorizzato. Tra le sforbiciate più importanti c’è poi quella di 6 primariati: “La legge può stabilire tutto quel che vuole – è l’aspro commento di Quiriconi – ma non si può dire che questa non sia un’assenza che pesi tantissimo”.
Tutte problematiche che i medici ospedalieri e quelli sul territorio denunciavano già 9 anni fa, tramite comunicato che viene mostrato alla stampa, ma da allora nulla sembra essere cambiato. E lo scenario fuori dalle pareti del San Luca non appare migliore, come testimoniato dai dottori Mencacci e Landi: “Siamo tutti in sofferenza – commentano – sia noi che i pazienti. L’eccessiva burocrazia ci taglia le gambe: il 65% della nostra attività oggi è rappresentata dal disbrigo di pratiche, con richieste spesso assurde. L’ultima è l’esonero di un ragazzo dall’ora di educazione fisica poiché porta il gesso”.
Altra grave falla, secondo i medici, è rappresentata dalle dimissioni precoci: mancando il cuscinetto di 80 posti letto tutte le problematiche ricadono su un territorio non più in grado di assorbirle.
Non va meglio per le guardie mediche: “Con il passaggio della centrale del 118 a Viareggio – commenta Pezzullo – si è generata grande confusione: tra gli utenti, perché non sanno chi chiamare e, in assenza di un centralino che filtri, devono aspettare che i dottori possano rispondere; tra i medici perché non è mai chiaro a quale area afferisca una guardia medica. A Lucca, dalle 24 alle 8, c’è soltanto un medico reperibile telefonicamente, perché finiscono tutte le attività ambulatoriali”.
Tutte questioni che esigono una soluzione: “Perché – conclude Quiriconi – l’errore non deve esserci, ma se fai leggere 100 tac alla stessa persona in un giorno, al posto di 40, la possibilità di sbagliare aumenta”.
Così, i medici propongono una revisione del modello organizzativo, difficile ma non impossibile, se è vero che nel cuore del San Luca qualcosa si muove già, con la creazione di settings ad hoc.
Ancora: bisogna assolutamente trovare le risorse per i letti mancanti sul territorio (almeno 80 per il processo riabilitativo post acuto), mentre altra proposta è quella di riattivare una lista d’attesa unica: c’è già un programma informatico, ma non viene utilizzato, dicono.
Infine, i medici chiedono che sia garantita continuità assistenziale 24h al giorno e che siano colmati i vuoti di organico: “Leggo di 93 nuovi posti per l’Asl di area vasta, decisi dalla Regione toscana – termina Quiriconi – di cui 37 sarebbero per personale amministrativo e 20 per quello sanitario (15 infermieri). Questo mi sconforta, perché abbiamo bisogno di meno burocrazia e più personale sanitario”. In più ci sono tutte le incertezze legate alla riorganizzazione dell’Asl: “L’inclusione dell’Asl 2 nell’area vasta Nord Ovest ha determinato l’assenza di interlocutori direttamente responsabili delle attività delle varie zone, allontanandone i vertici organizzativi e diluendone i rapporti con i professionisti – sostengono i medici -. In tale situazione il futuro dell’assistenza sanitaria per i tempi a venire è assai fumoso per cui è improrogabile e urgente una riconsiderazione generale dell’attuale organizzazione per guardare con un minimo di fiducia al futuro, ma non con scelte calate dall’alto come avvenuto fin’ora, bensì raccogliendo i suggerimenti e le osservazioni provenienti dagli utenti, dagli operatori sanitari, dai sindaci, dai responsabili delle zone-distretto e, perché no, dall’Ordine provinciale dei medici nel rispetto dei numeri derivanti dalle oggettive necessità degli ospedali e dei territori e delle disposizioni di legge”.
Paolo Lazzari