
Un piccolo contingente arriverà domani (16 giugno) anche a Lucca. Si tratta di profughi siriani che potranno ricevere accoglienza grazie al progetto dei “corridoi umanitari”. Arriveranno da Beirut a Fiumicino, poi giungeranno anche a Lucca. Si aggiungono ai 200 già giunti in Italia dal febbraio scorso. Ormai non è più un esperimento, ma una realtà concreta che consente a persone in fuga dalla guerra e in “condizioni di vulnerabilità” (vittime di persecuzioni, famiglie con bambini, donne sole, anziani, malati, persone con disabilità) di arrivare, in tutta sicurezza e legalmente, in Italia senza rischiare la propria vita nel Mediterraneo, e senza alimentare il micidiale business degli scafisti.
Tra i profughi ci sono anche famiglie della buona borghesia siriana. Come quella di Edward e Nilva, due medici cristiani armeni di Hassake, nel nord del Paese. Lui ha deciso di rimanere a lavorare nell’ospedale locale, già a corto di personale sanitario. Lei si imbarcherà per Roma, per poi raggiungere Lucca, con il figlio Raffi, di 25 anni, e la figlia Rupina, di 14. E’ per la ragazza, affetta da una grave forma di diabete, che hanno deciso di andarsene. “Mai avrei pensato che avrei visto una guerra”, dice Rupina. E invece anche la sua vita, già difficile per la malattia, è stata sconvolta dal conflitto civile che ormai imperversa da oltre cinque anni.
Il progetto reso possibile grazie ad un accordo tra governo italiano (ministeri degli Esteri e dell’Interno), Federazione delle chiese evangeliche in Italia (Fcei), Tavola valdese e Comunità di Sant´Egidio – prevede l´arrivo di un migliaio di persone in due anni, non solo dal Libano, ma anche dal Marocco e dall´Etiopia. Si tratta di un modello replicabile di accoglienza e integrazione, tanto che ormai si sta studiano la sua realizzazione anche in altri Paesi europei.
In Italia i beneficiari del progetto ecumenico sono ospitati in diverse case e strutture di accoglienza dislocati su tutta la penisola secondo il modello dell’accoglienza diffusa. Tra i partner la Diaconia valdese che anche stavolta mette a disposizione le proprie strutture: 24 saranno ospitati nelle “Valli valdesi” in Provincia di Torino, e 5 nuovi arrivati saranno accolti a Casa Cares, Reggello.