Migranti, Lucca terza in Toscana con 791 ospitati

21 giugno 2016 | 16:36
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Migranti, Lucca terza in Toscana con 791 ospitati

Lucca è al terzo posto in Toscana per numero di migranti ospitati. I dati delle prefettura sono stati diffusi oggi (21 giugno) in consiglio regionale durante una comunicazione dell’assessore all’immigrazione. E si scopre che la provincia di Lucca con 791 richiedenti asilo ospitati in 23 Comuni, segue soltanto a Firenze (con oltre 2000 migranti) e Livorno. “Il modello messo in campo sin dal 2011, con la prima ondata di migranti, e che punta ad evitare grandi concentrazioni e situazioni di criticità difficilmente gestibili, è quello vincente. Se l’accoglienza diffusa non fosse stato il nostro sistema, la Toscana non sarebbe la regione che conosciamo oggi”, ha detto l’assessore regionale all’immigrazione, Vittorio Bugli, nel corso della comunicazione su sistema integrato di accoglienza e integrazione e il modello di governance.

All’Aula riunita nel pomeriggio di oggi (21 giugno), Bugli ha illustrato numeri delle presenze sul territorio – 8mila 500, dato aggiornato ad aprile 2016 –, iniziative che si intendono portare avanti chiedendo anche la collaborazione del Governo centrale, e nuove modalità di riconoscimento dei migranti “a partire dal paese di provenienza”, pur nel rispetto della privacy.
“In Toscana, non ci sono ferite dal punto di vista sociale”, ha detto Bugli, pur riconoscendo che qualche problema si riscontra “nel momento un cui i cittadini hanno notizia dell’arrivo di profughi sul territorio. E tuttavia il meccanismo della solidarietà scatta in fretta e l’accoglienza diventa anche integrazione”. “Certamente – ha detto l’assessore – ci sono difficoltà, ma con questo sistema abbiamo retto e abbiamo potuto farlo perché nel tempo abbiamo costruito una rete del volontariato capillare e diffusa sul territorio”.
Il modello dell’accoglienza diffusa illustrata da Bugli punta ad evitare grandi concentrazioni e situazioni di criticità difficilmente gestibili. È un modello che mette in relazione il diritto dei richiedenti asilo di essere accolti con il dovere di fornire risposte di accoglienza; che riconosce il ruolo centrale dei territori e il principio equitativo della condivisione delle responsabilità. Un’idea, come l’ha definita il presidente Enrico Rossi in occasione della giornata del rifugiato, che ha funzionato anche grazie al coinvolgimento di sindaci e associazioni no profit, e su cui la Regione ha promosso iniziative di sostegno specifiche.
I dati sull’accoglienza. Secondo i dati verificati con le dieci Utg-Prefetture toscane (Uffici territoriali del governo), aggiornati al mese di aprile, la Toscana conta 7500 profughi richiedenti asilo, distribuiti in 559 Cas (centri di accoglienza straordinaria). La rete toscana può vantare un’offerta di accoglienza complessiva per circa 8mila 500 persone. La provincia che conta più profughi è Firenze (2.071) distribuiti su 38 Comuni, seguono Livorno (793 su 9 Comuni), Lucca (791 su 23 Comuni), Arezzo (735 su 28 Comuni), Pisa (672 su 31 Comuni), Siena (693 su 27 Comuni), Pistoia (539 su 17 Comuni), Prato (485 su 7 Comuni). Chiude Massa con 364 profughi distribuiti su 11 Comuni della provincia.
Gli impegni istituzionali e le aree prioritarie di intervento che la Regione intende mettere in campo, anche a conferma dell’impegno profuso per servizi di accoglienza qualificati e orientati all’integrazione, sono caratterizzati da un piano operativo, sviluppato in collaborazione con Anci-Toscana e da affrontare insieme al Governo, volto a: sostenere il mantenimento del modello regionale di accoglienza diffusa; avvalersi di immobili inutilizzati dei vari enti dello Stato per piccoli numeri di ospiti; promuovere il coinvolgimento di quei Comuni che ad oggi non hanno ancora accolto migranti; favorire la partecipazione degli enti locali ai bandi Sprar (Sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati) e permetterne la partecipazione anche a quelle realtà che hanno già attivato il sistema, superando di fatto il vincolo imposto dal ministero; utilizzare un software, già predisposto dalla Regione, che consenta, nel rispetto della privacy, di avere una profilatura degli ospiti per un’analisi anagrafica delle provenienze, delle conoscenze scolastiche, delle professionalità; sostenere la possibilità di accoglienza in famiglia o in appartamenti privati per qui profughi già da tempo presenti sul territorio; superare la condizione di emergenza della prima accoglienza e proiettarsi verso modalità di autogestione e autoformazione.
La Regione ha poi avviato e perfezionato misure specifiche a favore dell’accoglienza dei minori stranieri non accompagnati (Msna) anche per favorire l’organizzazione di una rete di strutture di accoglienza, sviluppato anche grazie all’esperienza dello Sprar. Tra le iniziative più di rilievo, 15 progetti per “appartamenti per l’autonomia” per la fascia di età compresa tra 16 e 18 anni e una previsione di 110 posti disponibili.

Le parole dell’assessore Bugli
“Sull’accoglienza di profughi e richiedenti asilo la Regione si è impegnata decisamente oltre le proprie competenze, mettendoci a disposizione di prefetture, incontrando comuni e operatori. Lo abbiamo fatto chiedendo anzitutto una cosa: che venga portato avanti il modello di accoglienza diffusa, migliore per chi viene accolto e chi accoglie”. Lo ripete l’assessore all’immigrazione della Toscana, Vittorio Bugli, rispondendo nell’aula del consiglio regionale ad una richiesta di informativa da parte delle opposizioni.
“E’ evidente – rimarca l’assessore – che una Toscana con otto strutture da mille persone l’una o o anche con sedici da cinquecento ospiti sarebbe stata una Toscana molto diversa da quella in cui 8430 profughi e richiedenti asilo sono suddivisi invece in 592 centri con una media di quindici persone ciascuna. Certo l’abbiamo potuto fare perché siamo in Toscana, dove viva e capillare è la rete delle associazioni di volontariato che aiutano a gestire queste strutture e che hanno saputo offrire una risposta qualitativa e senza ombre nella stragrande ed assoluta maggioranza dei casi, a differenza magari di quanto è successo altrove”.
L’assessore si sofferma al termine del suo intervento, ricco numeri, dettagli e annunci sui successivi passi attesi, anche sui minori non accompagnati. “E’ una realtà spesso poco conosciuta – dice – Le strutture per minori sono in genere ad alta intensità, ma nascono per bambini di cinque, sei od otto anni. Noi ci siamo trovati spesso davanti a minori di quindici, sedici o diciassette anni. Abbiamo così deciso di sperimentare, accanto al modello più classico, nuove forme di strutture per minori a più bassa intensità”.

La mozione
Alla luce del piano operativo, promosso insieme ad Anci Toscana ed oggetto di confronto con il Governo, la giunta regionale deve proseguire lungo la strada intrapresa, sviluppare ulteriormente la politica di ‘accoglienza diffusa’ e superare la condizione di emergenza legata alla prima accoglienza.
Lo chiede una mozione, presentata dai consiglieri del gruppo Pd, che il Consiglio regionale ha approvato a larghissima maggioranza. Contrari soltanto i consiglieri di Lega Nord. Nella mozione si indica anche un complesso di provvedimenti da utilizzare, quali ad esempio: incentivi, anche economici per i Comuni che accolgono i cittadini extracomunitari che chiedono la protezione internazionale; promuovere la partecipazione al Sistema ministeriale di accoglienza per i richiedenti asilo e rifugiati (Sprar); verificare con le amministrazioni comunali le varie intese in atto; definire nuovi progetti sperimentali legati all’agricoltura, all’ambiente, alla difesa del suolo; a valutare con il ministero competente le iniziative per velocizzare l’iter delle procedure; condividere un sistema informativo informatizzato relativo a tutti i i soggetti coinvolti. Con la stessa maggioranza, il Consiglio ha approvato una mozione presentata da Sì-Toscana a sinistra, che impegna la Giunta a strutturare un sistema di monitoraggio continuo della gestione dei Centri di accoglienza sugli aspetti igienico-sanitari, sulla rendicontazione economica delle spese, sulla formazione ed il trattamento economico degli operatori.
E’ stato il portavoce dell’opposizione Claudio Borghi ad aprire il dibattito. “Sono colpito dall’arsenale di provvedimenti messi in campo per questa emergenza – ha osservato – Ma si sfugge il punto. Quello che si dà a qualcuno, lo si toglie ad altri. Nel nostro caso si toglie per darlo ai clandestini, poiché si respingono otto su dieci, ma non sappiamo come rimpatriarli. Dobbiamo individuarli subito e cacciarli via”.
“C’è tutto nella politica illustrata dall’assessore Bugli tranne che una sottovalutazione del fenomeno. C’è invece una profonda serietà, responsabilità e comprensione del fenomeno” ha replicato Francesco Gazzetti (Pd), ricordando che la Toscana ha proposto fin da subito, con convizione, il modello di ‘accoglienza diffusa, che ha evitato molti problemi.
“Il diritto di asilo è fondamentale nella nostra civiltà giuridica – ha ricordato Tommaso Fattori (Sì-Toscana) – I dati nazionali ci dicono che il sessanta per cento delle domande viene accolto. Del quaranta restante, la metà viene accolta in seconda istanza. Sarebbe veramente strano se la Toscana facesse eccezione”. Secondo Fattori non siamo di fronte ad un’emergenza, ma a flussi largamente prevedibili. Da qui la necessità di una programmazione, ma soprattutto quella di una verifica costante. “Stiamo davvero parlando di piccoli numeri? – ha chiesto – Alcune strutture ospitano novanta persone”.
“Il modello di ‘accoglienza diffusa’ è l’unico ad avere un senso ed è stato da noi ampiamente condiviso – ha affermato Andrea Quartini (M5S) – Si potrebbe far meglio, soprattutto condizionando la politica nazionale e spingendola ad agire contro le lobby dei venditori di armi. La guerra è l’affare che rende più soldi. Se vogliamo risolvere questi problemi, la prima azione è contro il commercio delle armi”.
I minori non accompagnati sono stati al centro dell’intervento di Tommaso Sarti (Sì-Toscana), che ne ha sottolineato la fragilità e la vulnerabilità. Di qui la necessità di un’attenta valutazione, sulla base di dati oggettivi, dei progetti definiti “Appartamenti per l’autonomia”, per evitare che, per risparmiare, quei minori vengano lasciati soli. “La Toscana può diventare modello non solo di accoglienza, ma anche di integrazione – ha sottolineato Serena Spinelli (Pd) – L’immigrazione è una risorsa in un paese che ha cambiato profondamente la propria demografia: produce l’otto per cento del Pil e ci pagano anche le pensioni”. “Clandestini non ne abbiamo. C’è un iter, fissato dalla legge Bossi-Fini, molto lungo. Sono tre anni di vita per quelle persone” ha ribadito l’assessore Vittorio Bugli, ricordando che i dati sulla prima sperimentazione dei progetti per i minori non accompagnati sono già disponibili ed è sulla base di quei dati che è stato deciso l’ampliamento.