Nei film fantasy per ritrovarsi in un altro mondo basta entrare dentro un armadio, ma nella realtà, invece, a volte sono i tombini a nascondere meravigliosi pezzi di storia.
Il progetto Lucca molto sotterranea, nato qualche anno fa e poi finito nel dimenticatoio, ha finalmente portato “alla luce” le ricerche di uno straordinario lavoro e i tesori che chissà per quante infinità di volte avremmo calpestato, ignari che sotto ai nostri piedi ci sia sempre stato un altro grande capolavoro di Lorenzo Nottolini.
Già, perché nel sottosuolo di Lucca, da Piazza San Martino fino ad arrivare al cortile degli Svizzeri e nei piccoli borghi vicino piazza Santa Maria, Nottolini ha “nascosto” le gallerie di un altro magnifico acquedotto, commissionato dalla “sua” principessa Elisa Baciocchi. Una sovrana esigente e amante dell’estetica che per la sua città volle una struttura imponente e funzionale ma anche invisibile, troppo timorosa di rovinare la bellezza delle mura a lei tanto care.
E così, dopo un accurato studio e soprattutto dopo una lunga serie di firme, burocrazia e un’accurata valutazione dei rischi, i tre speleologi Gianmarco Innocenti, Mauro Regolini e Francesco Lunghi grazie anche al sostegno della Fondazione Banca del Monte di Lucca sono riusciti a calarsi nel sottosuolo, finito di mappare proprio lo scorso fine settimana, confrontando i percorsi sotterranei che si sono trovati davanti gli occhi con le carte dei vecchi archivi. Una galleria con archi a volta costruita in mattoncini rossi, proprio come le mura, dentro la quale un tempo le tubature trasportavano l’acqua in tutte le fontane della città. Un mondo sotterraneo di cui si è sempre saputa l’esistenza ma che, fino ad oggi, non era mai stato veramente preso in considerazione.
“E’ stato emozionante, – spiega il giovane speleologo lucchese Gianmarco Innocenti – oltre al fatto che io abbia fatto di una passione un lavoro è stato davvero gratificante studiare per questo progetto. Prima di calarci giù nei sotterranei dietro alle mappe di questo acquedotto ci siamo stati dietro un anno… Adesso lo sento un po’ come se fosse figlio mio”.
“Purtroppo non tutte le zone sono agibili, è stato difficile anche per noi con tutte le attrezzature, e ce ne siamo parecchio dispiaciuti, come mi sono dispiaciuto anche dopo aver visto alcuni spazi così belli della nostra città andare in malora, come il tempietto di San Concordio, ad esempio: siringhe lasciate in terra, brutti giri, abbandono totale. Manca la volontà, ma è sempre la solita storia…”.
“Fortunatamente – continua Innocenti – di cose belle però ne abbiamo trovate molte: ci siamo occupati anche della zona delle parole D’oro dove abbiamo scoperto delle gallerie sotterranee sotto ai torrenti, sempre opere di Nottolini. Siamo rimasti scioccati, non ce lo aspettavamo. Ciò che c’è sotto è molto più grande di quanto ci potessimo mai immaginare. Sono luoghi poco pratici ma si possono ammirare muri a secco costruiti sulla roccia della montagna, con un lastricato ancora ben visibile proprio sotto al letto del torrente. Due bellissime gallerie nascoste che un tempo trasportavano l’acqua dei monti pisani fino alla città, Nottolini le aveva pensate come filtri”.
Strade sotto strade in una dimensione per noi quasi inimmaginabile, rimaste al buio per anni senza che nessuno abbia mai potuto ammirarne la bellezza e la storia. Ma questi tre ricercatori di tesori oltre a Nottolini adesso hanno reso involontariamente fiero anche un altro Lorenzo: Ghiberti. Pittore del Quattrocento il quale sosteneva che chiunque faccia delle scoperte ha il dovere di lasciarle in memoria. E così è stato.
Giulia Prete