
Il sopralluogo già fissato per gli inizi di settembre servirà a confermare la decisione che è già nelle intenzioni dell’amministrazione comunale da quando è stato rescisso il contratto Piuss per l’ex Caserma Lorenzini con la relativa revoca dei lavori all’appaltatore che ora dovrà pagare anche un conto salato per i ritardi nell’esecuzione del cantiere. Palazzo Orsetti, infatti, punta a ripristinare il “vecchio” parcheggio ma il cantiere ha profondamente mutato il contesto. Per questo, se si deciderà di confermare la linea, il numero di stalli sarà inferiore rispetto al passato. Le previsioni, comunque, fanno parlare della possibilità di rendere di nuovo fruibili almeno 70 stalli per le auto, che saranno, come in precedenza, a pagamento.
“Per ora siamo ancora nella fase delle valutazioni – conferma l’assessore ai parcheggi Celestino Marchini -, ma il sopralluogo alla struttura insieme ai tecnici servirà a fare un punto definitivo”. Al sopralluogo parteciperanno oltre che i rappresentanti della Metro, società che gestisce i parcheggi cittadini, anche i tecnici degli uffici competenti dell’amministrazione comunale.
L’idea di riportare il parcheggio all’interno delle mura dell’ex caserma è una prima risposta al quesito sul futuro dell’intera struttura, dopo l’abbandono del progetto Piuss a causa dei ritardi della ditta nella consegna dei lavori.
Ed è per questo motivo che, si ricorderà, l’amministrazione ha presentato un conto salato all’appaltatore dei cantieri all’ex Caserma ma anche al complesso di San Romano. Una cifra che supera i 700mila euro.
Il contratto, come è noto, fu risolto alcuni mesi fa scatenando l’Ati che aveva diffidato su questo punto l’amministrazione comunale: la decisione, comunque, aveva già spiegato il Comune, era scaturita dalla lunga e dettagliata relazione che il responsabile del procedimento aveva presentato alla giunta e con la quale si proponeva la risoluzione del contratto. Venne approvata quindi la specifica delibera a fronte dei “gravi inadempimenti alle obbligazioni” da parte della ditta “assunte con il contratto di appalto”, “tali da compromettere la buona riuscita dei lavori”, aveva osservato nella revoca la dirigente Antonella Giannini. In seguito della risoluzione, come previsto per legge, il responsabile unico del procedimento aveva disposto che il direttore dei lavori provvedesse a curare lo stato di consistenza dei lavori già eseguiti, l’inventario dei materiali, macchine e mezzi d’opera e la relativa presa in consegna del cantiere ed aveva incaricato il collaudatore di redigere un verbale di accertamento tecnico e contabile. Dagli atti acquisiti rispettivamente dalla direzione dei lavori e dal collaudatore è risultato un conteggio finale che comporta un debito a carico dell’appaltatore di 738.042,88 euro.