Wwf: sfrattate le taccole dal campanile di S. Martino

18 agosto 2016 | 15:45
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Wwf: sfrattate le taccole dal campanile di S. Martino
Wwf: sfrattate le taccole dal campanile di S. Martino
Wwf: sfrattate le taccole dal campanile di S. Martino

Pensate ai gabbiani. Fino a qualche anno fa era impensabile vederne un esemplare a Lucca. Ora hanno invaso il centro storico e ogni territorio antropizzato nelle campagne alla periferia della città. E’ un esempio, anche questo, di come l’uomo rischia di modificare le abitudini degli animali, inducendo direttamente o indirettamente cambiamenti nell’ambiente. E il fenomeno sembra a tal punto inarrestabile che ora accade perfino che un restauro di un monumento possa influire in questo delicato (e sovvertito) equilibro. Potrebbe essere quello che è accaduto ad una colonia di taccole – corvus monedula il nome scientifico – “sfrattata” dalla torre campanaria di San Martino, recentemente ristrutturata e riaperta al pubblico.

Lo sostiene il Wwf di Lucca e in particolare il socio e ornitologo Erio Bosi, che ha svolto un sopralluogo per verificare l’indiscrezione che da un paio di giorni circolava sui social network e sul gruppo del Wwf lucchese, rilanciata anche dal presidente Domenico Verducci. Ebbene, secondo l’esperto, i volatili che dagli anni 50 avevano colonizzato il campanile, nella cui parte alta nidificavano, sono stati “costretti” a scegliere un’altra casa, dopo oltre 60 anni.
“Questi corvidi – scrive Bosi – arrivarono in città seguendo la naturale espansione della specie e, appunto, colonizzarono i piani alti della torre campanaria sfrattandone i piccioni. Le taccole nidificano negli anfratti rocciosi, in natura, simili appunto ai piccoli buchi che trovano negli edifici; come tutti i corvidi, sono molto eclettiche riguardo al cibo e contribuiscono al controllo dei piccioni sia per la competizione sui siti di nidificazione che, soprattutto, perché si cibano anche delle loro uova. L’unica colonia presente in città era quindi molto utile anche per questa caratteristica”.
“Sulla carta – aggiunge – , sia le leggi nazionali che le normative che la Regione si è data, in caso di necessità di abbattimenti di piante, sfalci di canali o, come in questo caso, ristrutturazioni di edifici, darebbero garanzie di salvaguardia dei nidi e degli habitat, ma quasi mai il rispetto delle normative (ricordate il bosco del S.Luca?) e tantomeno la sensibilità di chi interviene e del committente le rispetta”.
Ma secondo l’ornitologo non solo di “sfratto” si parla. Perché le taccole hanno una funzione peculiare in città: cibandosi di uova di piccione, tengono in qualche modo – naturalmente – sotto controllo la popolazione di questi pennuti, assai invasiva sebbene decimata in città per l’arrivo dei gabbiani.
“In questo caso – sostiene appunto Bosi – il risultato è che le taccole che svolazzavano attorno alla cima del campanile, non ci saranno più, con gioia dei piccioni (questi sì, che qualche problemino lo danno) i quali troveranno ugualmente, essendo meno esigenti, il sistema di fare il nido sulla torre, e dei gabbiani, che stanno colonizzando i tetti di Lucca e che, forse, le taccole un po’ limitavano”. “Con grande attenzione – si legge nell’intervento su Facebook -, oltre che le reti alle finestre, si è provveduto a schermare ogni pertugio esterno che, mi immagino per ignoranza, non si sapeva utilizzato dalle taccole mentre invece si pensava asservito ai piccioni. Insomma un grave danno al patrimonio naturalistico della città che, ad ulteriore beffa, otterrà probabilmente l’effetto contrario a quello desiderato. Inutile dire inoltre, che tutta questa operazione compiuta sopra la statua di Martino che taglia la sua mantella per dividerla con un povero appare sconcertante e sicuramente poco ‘francescana’. Immaginatevi, ad esempio, una operazione simile fatta ‘in su la vetta della torre antica’ con lo sfratto del solitario passero…”. Per tornare alla prosa, per inciso, ci hanno rimesso anche i chirotteri, comunemente noti come pipistrelli: ma loro hanno meno “esigenze” per vivere e, assicura l’ornitologo, probabilmente torneranno ad abitare nel campanile.

Roberto Salotti