S. Luca, più posti letto per l’area medica

1 settembre 2016 | 11:12
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S. Luca, più posti letto per l’area medica
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S. Luca, più posti letto per l’area medica
S. Luca, più posti letto per l’area medica
S. Luca, più posti letto per l’area medica

La sanità non è solo ospedale. E va integrata con le strutture territoriali e l’attività dei medici di base per far quadrare quel cerchio che, per scelta strategica, ha fatto dei nuovi ospedali dei centri esclusivamente per acuti. Una necessità che diventa sempre più urgente e che è stata al centro della conferenza zonale dei sindaci della Piana nella sala Sesti del San Luca alla presenza delle rappresentanze dei medici e dei sindacati e dei sindaci Tambellini, Menesini, Baccini e D’Ambrosio.

Un’occasione, vista la presenza del direttore generale dell’Asl di area vasta Maria Teresa De Lauretis, per fare il punto proprio sul San Luca, sui posti letto, sulla sua funzione e il suo utilizzo, dopo le tante critiche piovute nelle ultime settimane.
Proprio sui posti letto, con tanto di tabella di confronto con quelli presenti al Campo di Marte e con quelli previsti dalle linee guida di progettazione, verte il suo intervento: “Per i posti letto del San Luca – dice – si fa sempre riferimento al progetto del 2003. Ma nel frattempo la sanità è cambiata radicalmente e sarebbe più corretto confrontare la situazione rispetto a quella che abbiamo lasciato al Campo di Marte. Da questo confronto si vede un aumento dei posti letto di area critica rispetto a quelli dell’area medica, ma va considerato canche per la progettazione del 2003 per l’area medica prevedeva numeri anche più contenuti. La differenza, insomma, fra la vecchia e la nuova struttura e anche rispetto alla progettazione, sta nei letti di low care e di riabilitazione che si è deciso di mantenere al Campo di Marte. Questi numeri, se si aggiugono i letti di cure intermedie, sono peraltro più alti rispetto alla media dell’area vasta Nord Ovest”.
“Quanto al day hospital – prosegue la dottoressa De Lauretis – i posti sono gli stessi ma con una modulazione diversa e anche i cosiddetti posti tecnici (dialisi, osservazione intensiva e culle) sono gli stessi del Campo di Marte. Insomma, almeno dal punto di vista dei numeri la situazione è molto simile a quella dell’ospedale dismesso. Confrontando la situazione anche con quella degli altri nuovi ospedali se c’è qualcosa da rivedere riguarda l’area medica e la medicina di urgenza. Il modello che al momento sembra preferibile è quello con un numero limitato di posti di medicina d’urgenza, alcuni letti di osservazione intensiva e letti di medicina interna. Il tema, quindi, è solo la ricalibratura dei posti letti rispetto alla medicina d’urgenza, non quello del numero complessivo che, come detto, è al di sopra della media di area vasta”.
L’altra questione è l’utilizzo a pieno regime del San Luca: “La domanda è – dice la direttrice generale – come utilizzare completamente l’ospedale. Di recente è stato licenziato il piano di aria vasta e l’ospedale di Lucca è un nodo della rete come ospedale e Dea di primo livello. Ed è un nodo della rete anche in termini di specialità per le eccellenze che abbiamo come l’oculistica, l’otorinolaroingoiatria, la laparoscopia, la senologia, l’area materno infantile, solo per citarne alcune. Faccio fatica, in questo senso, a capire tutta l’acrimonia che vedo intorno a un ospedale che lavora e funzione. Certo, se ogni giorno, in maniera secondo me eccessiva si critica l’ospedale non si può certo pretendere che la gente ci venga”.
Infine il tema del pronto soccorso: “Sul Pronto Soccorso, per parlare di un’altra questione di stretta attualità – conclude De Lauretis – c’è un percorso concordato con la prefettura e con le organizzazioni sindacati, che proseguirà per studiare le migliori soluzioni. Sul concorso per il nuovo primario abbiamo sollecitato più volte la sua indizione ed abbiamo fatto anche una nuova delibera: ci impegniamo a farlo quanto prima, perché si tratta di un ruolo importante da ricoprire”.
Per far funzionare tutto il sistema, dunque, è fondamentale il tavolo istituzionale, vera novità, secondo il direttore della programmazione per l’area vasta, Edoardo Majno, della recente riforma della sanità: “Sui nuovi ospedali – spiega Majno – si punta molto sullo sviluppo del sistema è della rete, lo scopo è tutto lì. E’ successo sempre, anche con le aperture degli altri ospedali, che nelle prime fasi di attività ci fosse una certa ansia legata al cambiamento, ma nell’arco di un anno si è ribaltata la prospettiva del sentire cittadino. Di sicuro nessuna realtà in Italia può contare su una rete di quattro ospedali di questo tipo”.
“Ma il piano di area vasta – prosegue Majno – è solo un primo gradino. Gli altri gradini vanno costruiti insieme e per la prima volta a livello istituzionale. In questo senso sono ottimista: si tratta di una grande possibilità da sfruttare”.
Il sindaco Alessandro Tambellini, che è anche il presidente della conferenza zonale dei sindaci, respinge tutte le critiche al nuovo ospedale: “Sul San Luca – dice – ho letto questioni di tutti i tipi. Ma ricordo che quando fu deciso di fare questo ospedale non ci furono distungio e ci fu unanimità in consiglio regionale perché si ritenne che il Campo di Marte non era più adeguabile alle nuove normative, specialmente a quelle di natura sismica, tant’è che anche per adeguarlo per la nuova sanità territoriale bisognerebbe demolire alcuni edifici e ricostruirli ex novo”. Per la piena funzionalità del San Luca, inoltre, il sindaco si dice contrario al nuovo ospedale della Valle del Serchio: “Sarebbe – dice – una realtà concorrenziale con il San Luca. Se qui stiamo discutendo della sottoutilizzazione dell’ospedale immaginiamo cosa succederebbe con un ospedale con dieci sale per la chirurgia a pochi chilometri da qui”. Per il sindaco, insomma, la soluzione è quella della piena funzionalizzazione del San Luca e della conclusione della rete della sanità territoriale: “Sul Campo di Marte peraltro – annuncia – abbiamo fatto, e quasi concluso, un percorso”. Una parziale anticipazione del masterplan per l’area che, con l’ok della Regione, potrebbe essere presto presentato alla città. “Il sistema ospedaliero di area vasta – ha aggiunto il sindaco – non è da considerarsi come un dirigibile che fluttua nell’aria, Cisanello, a cui tutto il resto, vale a dire gli altri ospedali, stanno intorno come pronto soccorso, ma deve invece essere pensato come un sistema a rete i cui nodi, i presidi ospedalieri fra cui il San Luca di Lucca, siano valorizzati secondo le singole vocazioni ed eccellenze espresse dai territori. Sempre in questo contesto è poi essenziale l’integrazione dell’ospedale con la sanità territoriale e, nello specifico, anche con quella preventiva. Si tratta di questioni che dal livello della polemica devono passare al piano del confronto per le concrete realizzazioni che riguardano non solo gli anni prossimi, ma la migliore disponibilità per il cittadino di quel che oggi già esiste”.
La posizione polemica arriva, come più volte annunciato, dall’Ordine dei Medici. E’ il vicepresidente Cosma Volpe a fare un lungo excursus su quelle che sono le problematiche più che del nosocomio lucchese del modello di sanità toscana: “Non è vero – esordisce – che il San Luca non funziona. Ma ci sono dei problemi ed è un ospedale che non dà le risposte che deve dare e ci sono delle evidenti carenze”. “Innanzitutto – spiega – la programmazione dovrebbe essere in mano ai medici e invece, in questo modello toscano, ci arrivano solo degli ordini: siamo degli esecutori e non dei protagonisti”. Poi entra nello specifico: “La prima cosa che vedo – dice – quando sono qui è che la gente è smarrita. Manca la comunicazione fra noi e con i pazienti, che non sanno dove andare, che trovano indicazioni che non comprendono e vagano nei corridoi alla ricerca dei reparti”. Volpi è d’accordo, poi, sul miglior funzionamento delle cure intermedie: “Serve – spiega – organizzazione e va riempita la struttura di professionalità, di personale medico e non medico. E quanto al personale infermieristico a me non piace la mancanza di specializzazione. Non si può passare con facilità dal reparto di ortopedia a quello di oculistica, ad esempio, dove ci sono macchinari costosi e che bisogna essere in grado di utilizzare”. Infine una stoccata sull’area vasta: “L’impressione – chiude Volpe – è quella di essere dimenticati. Come territorio e come medici, visto che siamo considerati solo come un numero”.
Preoccupazioni, queste ultime, in parte sposate anche dal sindaco di Capannori, Luca Menesini: “Non mi appassiona – dice – la querelle sui posti letto e sul posizionamento del San Luca. Si tratta di polemiche che riguardano il passato. A me interessano altre cose e in particolare il ruolo nell’area vasta dell’ospedale lucchese. Vengo fuori da questa riunione pensando che il San Luca è un ospedale provinciale, in qualche modo subordinato alla volontà di centralizzare molti dei servizi al polo pisano di Cisanello. Ci sono poi elementi per cui è necessaria chiarezza anche nel constesto regionale”. Nel complesso, per Menesini, occorre fare importanti valutazioni sul nosocomio lucchese: “I lucchesi – si chiede – ci vengono al San Luca o non ci vengono? E nel caso, perché? Io non sono fra quelli critici verso l’ospedale, ma facciamolo funzionale meglio, partendo dall’analisi dei dati, in particolare quelli delle fughe. Serve un lavoro di programmazione, anche urgente, che ci dica che ruolo ha il San Luca a livello di area vasta, che ci dica quali sono le eccellenze, quali le specialità e quali le persone, anche nuove, che ci operano. Una velocità di processi che è importante e che deve essere ancora l’obiettivo nella sostituzione dei soggetti anche apicali della struttura”.
Visioni diverse, anche in contrasto, che nell’incontro di questa mattina non hanno certo avuto soluzioni. Solo una rotta tracciata, quella del tavolo istituzionale per il “governo” della sanità territoriale che per il momento naviga a vista e con iniziative non del tutto inserite in un contesto di rete. Con sullo sfondo un contrasto mai sopito fra chi difende le scelte politiche della sanità regionale e chi ha sempre contrastato il nuovo modello degli ospedali per intensità di cure, Ordine dei Medici in primis e vorrebbe un ritorno al passato con maggiori responsabilità in testa al personale medico che lavora nelle strutture. Tutti temi che si affronteranno nel tavolo istituzionale per disegnare la sanità di area vasta. Nel quale Lucca spera di non rimanere schiacciata dal “peso” di Cisanello, uno dei tre poli principali della sanità toscana assieme a Firenze e Siena.
All’incontro sono intervenuti anche il direttore sanitario Mauro Maccari, il direttore dell’emergenza urgenza Ferdinando Cellai ed alcuni esponenti delle organizzazioni sindacali: Massimo Santoni (Pensionati Cisl), Francesco Fontana (Pensionati Cgil), Massimo Ferrucci (Fials), Patrizia Pellegatti (Cisl), Giacomo Saisi (Uil).

Enrico Pace