Sisma e accoglienza al centro dell’omelia di S.Croce

Terremoto e accoglienza. Sono questi i due punti centrali dell’omelia del vescovo Monsignor Italo Castellani per il solenne pontificale in programma domani nel duomo di San Martino, incentrata sul concetto dell’amore di Dio verso gli uomini.
“Dio ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio Unigenito (Gv. 3, 16) – dice il vescovo – Siamo al cuore del Vangelo. A ben pensare è questo il cuore, la sintesi della nostra fede, il cuore del cristianesimo. Noi non siamo cristiani perché amiamo Dio: siamo cristiani perché sappiamo che Dio ci ama! “Dio ha amato tanto” (Gv 3, 16): “amare tanto” è cosa da Dio, ma dobbiamo subito aggiungere che è anche cosa da veri figli di Dio. Ogni volta che una creatura, specificatamente l’uomo, “ama tanto” alla maniera del Cristo, sta facendo una cosa divina: in quel momento la persona umana è generata figlia, figlio di Dio! “Amare tanto”: parola da custodire nel cuore di noi Lucchesi che nel contemplare la croce, il Volto Santo, di fatto facciamo memoria del gesto di Gesù, il Figlio di Dio, morto e risorto, che ha “amato tanto” sino a dare la vita per l’uomo sua creatura, perché “nessuno sia condannato ma tutti siano salvi” (cf Gv 3, 15). “Amare tanto”: amare alla maniera di Cristo non è un’emozione, è un fatto: comporta un dare, un donare e un donarsi come ha fatto Lui. Entrare in questo spazio divino dell’«amare tanto» vuol dire avere la vita eterna, cioè fare le cose che Dio fa, cose che meritano di non morire. Chi fa questo ha già ora, al presente, la vita eterna: una vita piena, che realizza l’esistenza, in un tempo che, per tante contingenze sociali e culturali, rischiamo di ritrovarci tutti con un cuore arido e avvolti nella solitudine. “Amare tanto”: dando continuità al gesto sconvolgente del Dio di Gesù Cristo che dalla croce lancia un solo e inequivocabile messaggio: “Io ho dato la mia vita per voi” (cf Gv 13,15). Questo è l’unico “profitto” che ha sconvolto e continua a sconvolgere una volta per sempre tutti i “profitti di morte” che muovono l’economia e la finanza dei nostri giorni, uccidendo la persona umana, avvelenando la terra; sconvolgendo la relazione fondamentale tra Dio, l’uomo, gli animali e la terra, che agli inizi della creazione Dio Creatore così contempla: “E Dio vide che era buono….” (Gen 1, 10); sino a riconoscere al momento apice della Creazione dell’uomo: “Dio vide tutto quello che aveva fatto, ed era molto buono” (Gn 1, 31)”.
“Amare tanto – prosegue il vescovo – attratti e abbracciati dall’amore del Dio di Gesù Cristo che ha disteso le braccia, per amore, sulla croce; con la ferma consapevolezza che “amare tanto” come ci testimonia Gesù significa “perdere per guadagnare” (cf Fil 3, 8). Desidero offrire in merito – facendola mia per la nostra Chiesa di Lucca, mentre celebra la Festa del suo Re, il Volto Santo – questa riflessione di Papa Francesco a partire dalla proposta di Gesù ai suoi discepoli: “Se qualcuno vuole venire dietro di me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce ogni giorno e mi segua” (Mt 16, 23). Non si tratta, dice Papa Francesco, “di una croce ornamentale, o di una croce ideologica, ma è la croce della vita, è la croce del proprio dovere, la croce del sacrificarsi per gli altri con amore – per i genitori, per i figli, per la famiglia, per gli amici, anche per i nemici –, la croce della disponibilità ad essere solidali con i poveri, a impegnarsi per la giustizia e la pace. Nell’assumere questo atteggiamento, queste croci, sempre si perde qualcosa. Non dobbiamo mai dimenticare che “chi perderà la propria vita (per Cristo), la salverà” (Mt 16, 24). È un perdere per guadagnare… Gesù, mediante il suo Santo Spirito, ci dà la forza di andare avanti nel cammino della fede e della testimonianza: fare quello in cui crediamo; non dire una cosa e farne un’altra” (Angelus, Domenica 19 giugno 2016)”.
“In questa prospettiva – spiega Monsignor Castellani – dove per noi cristiani Vangelo e Vita sono una cosa sola, se non vogliamo essere di “quelli che dicono e non fanno” (Mt 23,3) – evidenzio il segno che quest’anno ho desiderato fosse il “segno luce”, nella luce della “luminara” della Santa Croce 2016. Ho invitato una rappresentanza delle molte associazioni, che si sono impegnate nel quadro delle operazioni di Protezione Civile seguite al sisma del Centro Italia, a condividere con noi l’omaggio al Volto Santo: ieri sera alcuni volontari hanno partecipato alla Processione sotto il cartello “Lucca solidale con i terremotati”. Il gruppo non esauriva la ricchezza delle tante realtà che si sono movimentate. Era una delegazione colorata, fatta di diverse divise, di competenze diverse, di diverse generazioni e di diverse ispirazioni, ma con un solo movente ideale potente, unificante: la solidarietà, la vicinanza, la cura, la sollecitudine, in una parola – nel linguaggio cristiano – il ‘farsi prossimo’! Da sempre mi ha colpito la capacità particolare della nostra Città di Lucca di riconoscersi in questo valore, di farlo diventare carne e di passare senza indugio dalle parole ai fatti, quando si rende necessario. Lo abbiamo visto, pur nelle enormi contraddizioni e nelle faticose scelte, nel difficile segno dell’accoglienza assicurata ai richiedenti asilo e ai profughi, che quest’anno hanno sfilato con le comunità che li accolgono, e che in maniera silenziosa cercano ogni giorno strade concrete per uscire dall’emergenza ed esercitare vera integrazione. Lo abbiamo visto con evidenza nello slancio con il quale gran parte della comunità civile e religiosa si è movimentata dopo il tragico terremoto dello scorso 24 agosto, in soccorso di quanti erano stati colpiti duramente. C’è stata da subito voglia di prossimità, un incontenibile desiderio di dire “ci siamo”, “siamo vicini, vicinissimi, anzi prossimi”, “non siete da soli”: aprendo le braccia – dando reale continuità alle braccia allargate del Volto Santo – per ricostruire i ponti caduti e ricollegare comunità isolate nel dolore e nel dramma a comunità accoglienti e materne. Questa è la Città più bella, l’anima della nostra Lucca e del suo territorio. Quella che non rifugge dal dolore, dalla povertà, dall’impegno verso gli ultimi, dall’accoglienza generosa e la esercita facendosi prossima fino in fondo”.
“La Festa della Santa Croce – dice il vescovo – con le tante espressioni culturali del cosiddetto ‘Settembre Lucchese’, la sua Luminara che trova il suo culmine in questa celebrazione Eucaristica – diviene così non un rito del passato, ma l’attualissima, necessaria occasione di sentirsi di nuovo insieme, comunità civile e religiosa, istituzioni, associazioni, giovani, anziani, stretti attorno ai valori fondanti del creare città: la solidarietà, la cura reciproca, l’accoglienza, l’inclusione”.
“Concludo – è la chiusura di Monsignor Castellani – con due richieste e specifici ringraziamenti. Con questo spirito invito con forza le Comunità ecclesiali a formulare proposte di iniziazione alla vita cristiana delle giovani generazioni che comprendano sempre itinerari di servizio, quindi di educazione alla gratitudine e al dono, partecipando alle molteplici espressioni di volontariato di cui è ricca la nostra società Lucchese in risposta ai vari bisogni del territorio. Crescere nell’attenzione agli altri, sperimentare la bellezza dello sporcarsi le mani per costruire città migliori, compromettersi con il bene è la più entusiasmante delle sorprese, la più bella eredità che possiamo consegnare, la più coraggiosa strada di sequela del Volto Santo. Questa attenzione – già presente negli educatori dei ragazzi e giovani delle nostre comunità, dai catechisti, agli educatori dei giovani delle parrocchie alle associazioni Scout e a tutte le realtà giovanili che fanno riferimento alla Pastorale giovanile diocesana – che va intensificata, mi sollecita ad esprimere loro la gratitudine di tutta la nostra società per il servizio formativo – mai disgiunto dall’attiva partecipazione delle famiglie – di futuri uomini e donne capaci di “amare tanto” come ci testimonia il Signore Gesù. Chiedo inoltre alla società civile, alle istituzioni e alle molteplici organizzazioni di volontariato, alle comunità cristiane che in questi anni hanno agito nel nome dell’accoglienza, dell’inclusione e della cura dei poveri, quelli lontani, in fuga, e quelli vicini, prostrati dalla prolungata crisi economica e sociale di essere coraggiosi e creativi. Di immaginare insieme segni concreti, azioni, misure sociali improntate all’accompagnamento e l’autopromozione dei poveri e non solo alla loro assistenza, all’integrazione vera dei migranti e non solo alla loro ospitalità. Questa attenzione già presente, nel cuore e nella volontà di tutti noi, ma da pensare insieme e concretizzare ulteriormente, mi sollecita ad esprimere la gratitudine della nostra società lucchese a tutte le organizzazioni e comunità ecclesiali suddette, e a tutte le Istituzioni: il prefetto, i sindaci, gli amministratori tutti, quotidianamente in prima linea per costruire comunità che non escludano i cittadini più fragili e per organizzare la difficile sfida dell’accoglienza. Domani mattina per i nostri bimbi, ragazzi e giovani suona la campanella del primo giorno di scuola: a loro – alle famiglie e a tutti coloro che nei diversi modi sono impegnati nella scuola nel grande compito educativo delle giovani generazioni – l’augurio di tutti noi per un anno scolastico sereno, impegnato e ricco di risultati sul piano dell’apprendimento e della formazione educativa. La luce e la forza che promana dal “Volto Santo” illumini e sostenga il nostro cammino perché ogni giorno siamo capaci di “amare tanto”!”.