I genitori: “Panino a mensa”. Vietina: aspettiamo il Miur

20 settembre 2016 | 14:07
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I genitori: “Panino a mensa”. Vietina: aspettiamo il Miur

I genitori “pro-panino” chiedono che ai loro figli sia consentito di consumare il pasto da casa nei refettori delle scuole, insieme ai bambini che usufruiscono del servizio mensa. A chiederlo sono i membri del comitato La scuola che vogliamo che si sono rivolti con una lettera alla dirigente dell’ufficio scolastico provinciale, Donatella Buonriposi, rivolta anche a tutti i presidi.

Al provveditore le famiglie interessate chiedono di tenere conto anche a Lucca di quanto sancito a Torino dal Tar sul ricorso di 58 famiglie, una sentenza in cui è stato riconosciuto il diritto di far portare il pasto da casa agli alunni. I genitori – che minacciano diffide – lanciano un messaggio che è rivolto soprattutto ai dirigenti scolastici, invitandoli a predisporre gli accorgimenti necessari a consentire il consumo del panino ai tavoli delle mense. Una possibilità che era già stata negata agli studenti delle famiglie che non usufruivano del servizio per questioni di natura igienica e di controllo dei cibi introdotti nei refettori.
Gli uffici preposti dell’amministrazione comunale, tuttavia, danno una lettura un po’ diversa della sentenza del Tar del Piemonte che ha effettivamente riconosciuto il diritto delle famiglie di non avvalersi del servizio mensa e di far mangiare ai bimbi il pasto da casa in locali adeguati ma non – si ritiene – nel refettorio insieme agli altri, né prima né dopo il pasto servito dalla ditta incaricata. Ad ogni modo la posizione dell’assessora alla pubblica istruzione, Ilaria Vietina, è cauta: “Attendiamo al riguardo le indicazioni del Miur, così come ha detto a Torino l’assessora competente. Da parte nostra non c’è alcuna preclusione, anzi ci stiamo attivando per compiere tutte le valutazioni del caso: della questione, infatti, si parlerà anche giovedì 22 nell’ambito di una riunione dell’Anci. Per adesso nessun Comune è riuscito a organizzarsi in modo da rispettare le normative vigenti in tema di refezione scolastica e, allo stesso tempo, accogliere questo tipo di richieste dalle famiglie che non usufruiscono del servizio. Valuteremo il da farsi, quando la materia sarà chiarita dallo stesso ministero”. La sentenza del Tar, secondo l’interpretazione del Comune, infatti, non avrebbe effetti immediati erga omnes e comunque delega a decidere i dirigenti scolastici. Ma in moltissime scuole sono necessari interventi e una organizzazione che gioco forza debbono coinvolgere anche l’amministrazione. Per adeguare gli spazi o offrire soluzioni adeguate.
In attesa di eventuali decisioni, il servizio di refezione scolastica è iniziato con le stesse modalità dello scorso anno. “Non siamo noi a decidere se un pasto portato da casa può o non può essere consumato nel refettorio – spiega Silvia Quilici, responsabile del servizio per la ditta Del Monte, che cura la refezione scolastica a Lucca -: ma dobbiamo attenerci ai regolamenti igienico sanitari in vigore. Noi, infatti, non potremmo garantire l’igienicità del cibo portato da casa, né evitare eventuali contaminazioni se consentissimo l’ingresso del pasto cucinato dalle famiglie. I bambini che non usufruiscono del servizio mensa possono accedere ai locali dei refettori, ma non possono consumare altri cibi che quelli serviti dalla ditta incaricata. Queste sono le disposizioni che sono il nostro riferimento e con queste iniziamo il servizio per l’anno scolastico appena iniziato. Spetta ad altri enti competenti prendere eventuali altri provvedimenti che non violino comunque le attuali normative. Noi come da prassi attiviamo un rigido sistema di autocontrollo sui prodotti serviti e anche sull’igiene dei locali dove essi vengono consumati. Cosa che sarebbe molto difficile garantire se nei refettori venissero introdotti quotidianamente cibi che vengono preparati altrove da privati. Ma ovviamente questo è il protocollo che siamo tenuti a seguire”.
Posizioni queste avallate e ribadite più volte anche dall’amministrazione comunale, in una serie di incontri con le famiglie. Ma i genitori del comitato La scuola che vogliamo non si danno per vinti e chiedono che il pasto da casa sia consumato contemporaneamente e negli stessi locali dai bambini.
La lettera inviata al provveditore e inoltrata per conoscenza anche al sindaco Alessandro Tambellini ricorda che “lo scorso giugno 58 famiglie di Torino hanno vinto contro il Miur vedendosi riconosciuto il diritto al consumo del pasto da casa a scuola. In seguito – ricordano i genitori – due ordinanze hanno riconosciuto lo stesso diritto ad altrettante famiglie e sancito che tale diritto è valido per tutti. Pochi giorni fa, il 13 settembre, il Tribunale civile di Torino ha respinto il reclamo del Miur contro tali ordinanze: il pasto da casa è un diritto per tutti e le scuole sono tenute a rispettare le richieste dei genitori che non chiedono il servizio mensa, ma vogliono che i figli mangino nel refettorio con il pranzo al sacco, sotto la propria responsabilità. Su come organizzare la coesistenza tra chi mangia il pasto da casa e chi mangia usufruendo del servizio di refezione scolastica, i giudici dicono chiaramente che, trattandosi di momento formativo, i bambini con pasto da casa non posso essere isolati dai compagni e che l’assistenza deve essere gratuita e fornita dal corpo docente e dal personale Ata. Queste due conclusioni erano già state prospettate durante lo scorso anno scolastico a Lucca”, spiegano i genitori che con la lettera invitano “i dirigenti a provvedere affinché i loro figli, nel fruire dell’offerta formativa scolastica, possano pranzare – si legge nel comunicato – nello stesso orario e nello stesso luogo degli altri compagni di classe senza subire alcuna discriminazione e, accettando al limite che venga loro riservato un tavolo fisicamente separato e diverso all’interno dello stesso refettorio, come già viene fatto per i soggetti allergici ed intolleranti o a dieta speciale che usufruiscono di una specifica prestazione nell’ambito del servizio pubblico di refezione scolastica. Solo e soltanto qualora dovesse essere motivatamente esclusa la predetta possibilità, alla luce di norme, leggi e regolamenti che chiediamo ci vengano mostrate ed illustrate – si legge nella nota diretta ai dirigenti -, invitiamo a voler predisporre un idoneo ambiente diverso da quello della mensa, con contestuale garanzia del servizio di assistenza, vigilanza e pulizia dei locali da parte del personale istituzionalmente tenuto a questi servizi”.