
di Roberto Salotti
Sperava ormai di aver svoltato, di aver fatto cioè il “salto” solo sognato per lunghi anni, catapultata all’improvviso dalle fila dell’esercito dei precari “storici” a quello dei docenti assunti di ruolo. E cominciava a crederci, da una settimana. Cinzia – il nome è di fantasia perché ci è stato chiesto, per ovvi motivi, l’anonimato -, si è seduta per la prima volta sulla sua cattedra di ruolo il 15 settembre scorso, in un istituto comprensivo della Valle del Serchio.
Voluti dai dirigenti, ‘bloccati’ dal Miur. Ma l’idillio è durato veramente poco, perché qualche giorno fa all’insegnante è arrivata una mail in cui si comunicava che quella non sarebbe stata più la sua scuola. Poche righe in cui veniva convocata nuovamente per l’assegnazione del ruolo all’ufficio scolastico provinciale: “E sono stata fortunata rispetto a tante altre mie colleghe, perché manterrò l’ambito scolastico della Mediavalle. Ad altri è toccato un destino diverso: ambiti diversi, non corrispondenti alla scuola dove stavano già lavorando”.
Accade in Lucchesia quello che sta accadendo un po’ in tutta Italia. Il caso di Cinzia non è affatto limite: lei, come tanti altri docenti che hanno conquistato il ruolo, si sono attenuti pedissequamente alle disposizioni della Buona scuola. Una volta cioé riconosciuto l’ambito scolastico per l’insegnamento, hanno inviato ai dirigenti scolastici i curricula. Sono seguiti i colloqui e molti sono stati “prescelti”. Sospiro di sollievo: si lavora. Ma per molti il sogno si infrange perfino prima della campanella del 15 settembre. Perché il Miur blocca la possibilità dei presidi a ratificare e sottoscrivere il contratto di assunzione e dispone d’ufficio gli ambiti e le assegnazioni.
A Lucca la tensione sta salendo alle stelle. E domani tantissimi docenti in questa condizioni – dalle scuole secondarie fino a primaria e infanzia – sono nuovamente convocati dall’ex provveditorato.
Una cattedra per due. Ma lo “stop” del ministero ha prodotto altre conseguenze paradossali. In un altro istituto della Valle del Serchio si deve registrare il caso strano di due insegnanti per la stessa cattedra: uno è quello prescelto dal preside con il sistema della “chiamata diretta”, l’altro è quello assegnato d’ufficio e che ora non sa cosa fare. Nessuno dei due è sereno: il primo perché rischia di venire già trasferito – pur avendo già effettivamente assunto l’incarico -, il secondo perché si ritrova in una scuola ricadente in un ambito scolastico che non aveva richiesto. Situazioni fotocopia esistono in tantissime altre scuole. E l’esercito degli scontenti cresce di numero.
“Sono al settimo cielo per aver conquistato il ruolo – racconta ancora Cinzia -: dopo anni di precariato ce l’ho fatta, rientro tra le 73 persone che quest’anno ottengono il ruolo dalla graduatoria ad esaurimento. Francamente, però, costringere un’insegnante a questa incertezza, condannarlo a dover insegnare in una scuola che non ha scelto e farlo viceversa rinunciare ad una cattedra in un istituto che lo ha cercato e voluto è a dir poco allucinante”.
Chiamata diretta, che pasticcio. Già, perché adesso è quasi tutto da rifare – denunciano gli insegnanti in attesa di rendere effettivo il ruolo. Il “pasticcio” delle assegnazioni con i tempi per la chiamata diretta troppo ristretti hanno fatto sì che anche gli istituti che si sono mossi per tempo, selezionando i curricula degli insegnanti e facendo i colloqui non sono riusciti poi a ratificare l’assunzione perché un giorno prima della chiusura dei termini il ministero ha bloccato tutto. Questo ha prodotto una situazione paradossale, che mette in difficoltà anche gli istituti scolastici che devono portare avanti la didattica e coprire le ore degli insegnanti.
Per cui laddove l’insegnante era stato individuato con il sistema della chiamata diretta è rimasto. In altri casi invece per “coprire” le cattedre vacanti si è fatto ricorso agli aventi diritto dalle graduatorie. Che saranno poi i primi ad essere “sloggiati” quando il sistema tornerà a regime. E’ quanto già la scorsa settimana lamentavano alcuni docenti vincitori del concorso (Leggi). “Il caos sulle assegnazioni dei ruoli – commenta un’altra maestra – quest’anno è generalizzato e quel che è peggio è che a mio modo di vedere creerà soltanto insegnanti scontenti”.
I docenti in questo vortice infatti si chiedono ancora quale sarà il loro destino: “Domani sarò alle convocazioni – spiega Cinzia -, ma la mattina saluterò i miei bambini. E’ chiaro che in quella scuola che mi è stata assegnata soltanto una settimana fa non tornerò: l’ufficio scolastico chiederà ai candidati di scegliere, per l’ambito ho tre persone davanti e anche se io ho presentato curriculum e sono stata accettata in quell’istituto, probabilmente la cattedra mi sarà soffiata e io sarò destinata ad un altro istituto, magari più lontano da casa e soprattutto che non ho scelto e da cui non sono stata scelta. Il criterio inverso insomma di quello alla base della Buona scuola”.