
Alcune scuole senza docenti per materie chiave, altre con cattedre addirittura duplicate; denunce diffuse di sperequazione tra le graduatorie di merito e quelle ad esaurimento, braccio di ferro tra il Miur e i presidi e malumori in ordine all’assegnazione in ambiti scolastici per cui non si era fatta domanda. La confusione e lo stallo in cui versano le assegnazioni delle cattedre ha avuto un altro capitolo nell’aula magna dell’Iti Fermi di Lucca, oggi (23 settembre). Al mattino i docenti in lizza per i posti nelle scuole secondarie, al pomeriggio gli insegnanti delle scuole dell’infanzia e delle primarie. Dopo il caos dei giorni scorsi, una nuova indicazione giunta dall’Ufficio scolastico regionale ha creato ulteriore confusione e malumore: “Procedere prima – ha detto la dirigente dell’Usp Donatella Buonriposi – riconfermando le assegnazioni delle chiamate dirette dei presidi”. “Ieri – aggiunto – a Firenze c’è stato un primo incontro informale e i sindacati lo sanno è stata data questa linea operativa”.
Ma ormai è il caos. Perché quelle assunzioni “stoppate” dal Miur hanno provocato non solo disorientamento negli stessi insegnanti coinvolti. C’è anche il fatto che dopo lo stop del sistema sono scattate le assegnazioni d’ufficio che hanno di nuovo mescolato le carte in tavola, determinando anche situazioni al limite del paradossale. Per tante cattedre ci sono due docenti. Quelli assegnati con la chiamata diretta e gli altri che hanno preso servizio nelle scuole negli ultimi giorni e che non sono per nulla disposti ad “accomodarsi” fuori.
La tensione è arrivata alle stelle nel pomeriggio di oggi quando, dopo la valanga di proteste e richieste di chiarimento, lo stesso provveditore ha annunciato le decisioni di Firenze. “Un passo avanti e due indietro”, commentano i docenti.
Così alle decine di insegnanti aspiranti al ruolo – dalle secondarie fino alle primarie e all’infanzia – che stati riconvocati oggi è stato dato un altro contrordine. Ma non è solo questione di ruolo o no. “Sì perché il pasticcio, non esistono termini che possano rendere meglio l’idea – spiegano gli stessi insegnanti – scaturito dal fuoco incrociato tra Miur e presidi, minaccia di far precipitare la situazione sotto molteplici punti di vista, mettendo seriamente in discussione l’efficacia della Buona Scuola varata dal ministro Giannini”.
“Il fatto è questo – dicono due giovani in attesa dalle dieci del mattino, riassumendo con nitidezza la questione: – attenendoci alla riforma abbiamo individuato l’ambito entro il quale volevamo e potevamo insegnare e abbiamo inviato i nostri curricula ai dirigenti scolastici. Quelli li hanno valutati, ci hanno fatto un colloquio e ci hanno assunte. Poi è arrivata la comunicazione del Miur che ha bloccato tutto, per alcuni ad un passo dal primo giorno di scuola, affermando che i presidi non hanno il potere di ratificare le assunzioni. Di conseguenza ci hanno riconvocato per assegnarci un nuovo ruolo ed eccoci qui”.
Un disguido, se così vogliamo battezzarlo, certo non di poco conto: decine di insegnanti che si erano virtualmente visti seduti in cattedra dopo anni d’attesa hanno visto sfumare il sogno, almeno per il momento, e l’effetto a cascata è di quelli notevoli. Ad otto giorni dall’inizio dell’anno scolastico a fare le spese del caos detonato dal cambio di rotta del ministero sono specialmente gli studenti: “Sono decine gli istituti dove mancano insegnanti – osserva un altro docente sulla trentina – che pure erano stati assegnati. Adesso quei ragazzi si ritrovano sostanzialmente a non fare nulla per ore, nell’attesa che si sblocchi una situazione quantomeno paradossale”.
E, soprattutto, non è passata certo in secondo piano la circostanza che alcune scuole si siano addirittura ritrovate con due insegnanti per cattedra: uno scelto dai dirigenti, l’altro assegnato dal Miur passando per l’ex provveditorato. “Questo crea anche grande risentimento e competizione tra colleghi – è l’appunto di un’intera fila di insegnanti in attesa del proprio turno – un sentimento che non dovrebbe esistere, perché le prime vittime siamo noi”.
La crepa da cui entra l’acqua, minacciando di diventare uno tsunami, secondo il novanta per cento dei presenti risiede a monte: “La Buona Scuola è una riforma carente, lacunosa, foriera di confusione – commenta amaro un altro professore – e non sono opinioni: potete vedere da soli cosa stia succedendo. Qui tutti ci sentiamo precari: anche quelli che ottengono il ruolo oggi non possono dirsi tranquilli, perché domani le sentenze che decideranno i ricorsi degli esclusi potrebbe ribaltare tutto”.
In mezzo a tutto c’è pure l’inevitabile malumore di alcuni per l’assegnazione in scuole non richieste: i sindacati avrebbero proposto la via della conciliazione ai professori scontenti, ma questo minaccia di far andare ancora più per le lunghe un processo già estremamente macchinoso, aumentando ulteriormente il disagio già vissuto per i ritardi attuali. “Se non risolvono la loro situazione – commenta una giovane supplente – chiarendo una volta per tutte se dare priorità alle graduatorie di merito o alle graduatorie ad esaurimento, subiamo un danno anche noi. E lo subiscono i ragazzi, ancora senza insegnanti”.
Paolo Lazzari