
Nasce a Lucca un collettivo di lotta per la casa, nel cuore di uno dei quartieri più popolosi della città. Il gruppo che si batte per “un bisogno comune” apre infatti uno sportello alla biblioteca popolare di San Concordio, in via Urbiciani. I membri saranno a disposizione ogni lunedì dalle 17 alle 19. Sono diversi i motivi che hanno spinto alla costituzione del collettivo.
“Apparteniamo a generazioni diverse – spiegano – e abbiamo alle spalle esperienze politiche diverse. A unirci è un bisogno e una comune visione del presente e del futuro. A partire dal 2008 siamo entrati in una fase di crisi economica da cui non si vede via d’uscita, una crisi che ha determinato in molti paesi europei insicurezza sociale, perdita del lavoro, impoverimento, taglio del welfare, riduzione dei salari, aumento della precarietà e dello sfruttamento. Ancora una volta, i capitalisti fanno pagare ai popoli il costo delle loro crisi”.
“Altre crisi sistemiche – aggiungono – si sono verificate nel corso dei secoli e storicamente sono state “risolte” o con la guerra o con politiche che ne hanno determinato il ripresentarsi in forme ancora più gravi. Noi crediamo che il capitalismo non può essere né moralizzato né riformato, in quanto sistema per sua stessa natura ingiusto, che ha come unico obiettivo il profitto di pochi sui molti. Da tutto ciò dipende lo sfruttamento del lavoro e dei lavoratori, sottoposti a nuovi e vecchi metodi di precarietà e ricatto. Dipende da ciò l’affermarsi della cultura del risultato e della competitività, mettendoci gli uni contro gli altri e producendo una sofferenza sociale non più sopportabile”.
Una situazione che genera incertezza anche sul fronte della casa: “Per quanto l’emergenza abitativa, soprattutto nei contesti metropolitani, non sia un problema sociale che è nato con la crisi del 2008, negli ultimi anni si è sicuramente aggravato – spiega il collettivo -, come dimostrano l’impennata degli sfratti e l’aumento delle persone che entrano in graduatoria per l’accesso a una casa popolare. Ma come è aumentato il disagio abitativo, così è aumentata la resistenza degli inquilini e degli occupanti di case. Quando cresce il bisogno, cresce anche la disponibilità a trovare soluzioni collettive per soddisfarlo. La lotta per la casa non è solo una battaglia vertenziale, slegata da altre rivendicazioni. Ha a che fare con la lotta alla cementificazione, perché costruire ancora, quando in Italia ci sono 7 milioni di case sfitte, di cui 4000 a Lucca?, contro il degrado, l’abbandono e l’assenza di servizi nei quartieri popolari, per il diritto all’istruzione e alla salute (a cui si può accedere solo se si ha una residenza, ovvero una casa). La lotta per la casa è dunque una lotta dove è possibile aggregare e ricostituire quell’unità di classe, quel sentimento di solidarietà popolare e di mutualismo che la cultura capitalista ha distrutto, rendendoci tutti più deboli e più soli.
Per questo abbiamo deciso di scommettere su questa battaglia, anche sul nostro territorio”.
Le richieste del collettivo sono precise. Si chiede anzitutto un blocco generalizzato degli sfratti e degli sgomberi e un piano straordinario di finanziamento per l’emergenza casa. L’altra proposta è quella di utilizzare il patrimonio pubblico e privato sfitto per progetti di edilizia residenziale pubblica e bloccare cementificazione e nuove costruzioni. In questo modo evitando la privatizzazione del patrimonio pubblico, secondo il collettivo, si potrà favorire la “libertà di movimento e residenza per tutti gli individui senza distinzione di etnia, sesso o provenienza”. “Per riappropriarci di quello che ci spetta – aggiungono dal colletttivo -, di quella dignità e di quei diritti che il capitalismo ci nega in quanto soggetti sfruttati e impoveriti, scegliamo come metodo l’autorganizzazione, il mutuo soccorso, la solidarietà popolare. Non deleghiamo alle istituzioni il soddisfacimento di un bisogno che esse non sono state in grado di risolvere e che anzi hanno contribuito a creare. Non ci candidiamo alle elezioni, ci autorappresentiamo da soli. Quello che ci serve ce lo riprendiamo.Vogliamo dare una risposta concreta e dal basso all’emergenza casa, alle centinaia di sfratti per morosità incolpevole, alla mancanza di case popolari, all’ingiustizia delle troppe case vuote e delle troppe famiglie senza casa. Per ottenere questi risultati, pensiamo siano importanti e fondamentali tre principi – proseguono -. Non c’è niente di cui vergognarsi a ritrovarsi in una situazione di difficoltà. Il ritrovarsi in una condizione di emergenza abitativa non è mai, nella stragrande maggioranza dei casi, una colpa dell’individuo. È una colpa della società in cui viviamo, dell’economia capitalista, del disinteresse delle istituzioni. Noi lo diciamo e lo gridiamo forte: nessuno deve stare zitto, nessuno deve sentirsi solo in questa battaglia. Nella lotta per il diritto alla casa non ci sono distinzioni o precedenze che tengano. Nel bisogno siamo tutti uguali. Per questo ripudiamo tutto ciò che vorrebbe dividerci: il fascismo, il razzismo, il sessismo. I proprietari non sono tutti uguali. Un palazzinaro che possiede quaranta appartamenti non è uguale a un muratore o a un insegnante che mettendo da parte i risparmi di tutta la vita ha comprato una seconda casa per dare un futuro ai propri figli. Nell’occupazione di appartamenti sfitti (pratica che riteniamo pienamente legittima se dettata dal bisogno) riteniamo giusto e importante andare a toccare gli edifici pubblici abbandonati e quelli dei grandi proprietari, non quelli dei piccoli”.
Il collettivo può essere contattato via mail a collettivocasa.lucca@inventati.org o tramite la pagina facebook.