
Si è ripetuto anche in consiglio comunale, come già era accaduto in commissione, lo scontro sulla variante semplificata al regolamento urbanistico per gli edifici dell’ex oleificio Borella e del palazzo Bertolli, già sede della Guardia di Finanza di Lucca in piazzale Risorgimento. Uno scontro che ha visto come protagonisti l’assessora all’urbanistica Serena Mammini e i consiglieri di opposizione Piero Angelini (Governare Lucca) e Roberto Lenzi (Italia dei Valori).
L’atto in sé prevedeva la modifica delle destinazioni d’uso dei due edifici. Ad oggi, infatti, sarebbero consentiti solo interventi di manutenzione con possibile cambio di destinazione d’uso pari al 25 per cento del volume complessivo. Direzionale e commerciale le attuali funzioni dell’ex palazzo Bertolli, produttivo (dopo che il progetto norma è decaduto) quella dell’ex Borella. A variante approvata, invece, le destinazioni d’uso possibili saranno più ampie: residenze, uffici, esercizi commerciali di vicinato, caffetterie, ristoranti; ma anche attrazzature di servizio per le attività culturali, scolastiche, sociali, sanitarie, associative, ricreative.
A presentare la pratica l’assessore Mammini, che ha colto l’occasione anche per togliersi qualche sassolino dalla scarpa dalle polemiche degli ultimi giorni, scatenando le proteste dell’opposiione: “L’obiettivo – ricorda l’assessore Mammini – è quello della riqualificazione e valorizzazione tramite il cambio di destinazione d’uso, senza alcun aumento di volumetria. L’obiettivo è quello di incenvitare le aree dismesse anche in linea con l’indirizzo regionale del Pit e con il piano territoriale di coordinamento provinciale approvato nel 2000. Una variante coerente, dunque, con tutti gli strumenti vigenti di urbanistica. Tutte queste area, ricordo, rientrano già nel territorio urbanizzato inoltre l’immobile di palazzo Bertolli è anche soggetto a vincolo beni culturali”. “La variazione del regolamento urbanistico – spiega ancora l’assessore – prevede l’inserimento di entrambi gli edifici come aree residenziali a ridosso delle mura, definizione che comprende diverse possibili destinazioni d’uso”.
I toni si alzano quando l’assessore risponde alle accuse di vole fare cassa o, peggio, speculazione edilizia e che l’amministrazione Tambellini sia responsabile di azioni di cementificazione: “Respingo – dice Mammini – le accuse di interessi speculativi. Se cercare di riqualificare aree della città per bene, nelle regole, alla luce del sole è fare speculazione abbiamo idee diverse di cosa significa fare speculazione”.
Contrario alle ricostruzioni dell’assessore il consigliere Piero Angelini: “L’assessore Mammini mi sembra impegnata nel suo ruolo ma con un orgasmo interno che la porta a presentare toni troppo esagitati”, esordisce. Poi, entrando nel merito: “Con questo atto – dice – si anticipa la politica urbanistica dell’impegno alla rigenerazione urbana. Ma questo piano strutturale è peggiore di quello 2001, a cominciare da questo atto. Innanzitutto non è vero che la situazione urbanistica dell’ex oleificio Borella è di territorio urbanizzato. L’ex oleificio borella nel piano strutturale del 2001 era struttura centrale dismissibile. Con queste conseguenze: secondo il piano strutturale all’articolo 40 e all’articolo 57 prevedeva la possibilità di destinarlo a servizi urbani. E questo era l’impegno che nel 2005 si era preso. L’area, insomma, doveva essere destinata ad attrezzature urbane”.
“Questi inoltre – prosegue – sono interventi che certamente contribuiscono alla cementificazione del territorio. In un luogo che doveva essere fatto di verde, parcheggi e servizi si faranno 30 appartamenti da 120 metri quadri ciascuno e il tutto non con un piano attuativo ma con un normale permesso a costruire. Non si parla in alcun modo di standard urbanistici e si destinano a residenza aree che non sono mai state gestite in questo senso. Quello che per l’assessore Mammini è una valorizzazione per me sono interventi sbagliati, dopo che in questi anni dal punto di vista urbanistico si era fatto ben poco”.
“Questo è solo l’inizio – prosegue – Avverrà lo stesso per l’ex manifattura Tabacchi e per il Campo di Marte dove si faranno al posto di strutture sanitarie, strutture commerciali e anche edifici residenziali perché questa politica ha l’obiettivo di far cassa”.
Ancora più duro il consigliere dell’Idv Roberto Lenzi: “Il Comune si fa la pianificazione a suo uso e consumo quando ha bisogno di valorizzare i propri beni – commenta – Questo è il paradosso di questa operazione in cui il Comune smentisce anche se stesso”.
“Queste zone come sono disciplinate? – spiega Lenzi – Nel futuro piano operativo si dice che saranno necessari approfonditi studi e procedure complesse e misure di mitigazione con la possibilità di prevedere che chi interviene ceda una parte delle proprie aree al Comune. Qui si fa l’inverso: il Comune ha delle proprietà proprie e se le vende. Sempre per queste zone si dice che si dovranno prevedere unità minime di intervento, in questo caso invece si fa una variante puntuale edificio per edificio. Non è né giusto né coerente”.
“Inoltre – conclude – quale migliore occasione per decementificare nella zona dell’ex oleificio Borella? I conti con la realtà non si possono fare solo a spese degli altri. E la realtà ci dice che certi sogni e certe affermazioni di principio sono vuoti. La zona ex Borella era una zona bianca, equiparabile finora a quella agricola. Come tale non dovrebbe essere inserita nel dimensionamento delle nuove funzioni come è stato fatto nel piano strutturale”.
La replica prima del voto è affidata al sindaco Alessandro Tambellini: “Credo che sia necessario sempre un po’ di buon senso nel fare opposizione – risponde – Stasera è sotto gli occhi dell’opposizione la questione dell’ex oleificio Borella. Abbiamo la possibilità di utilizzare per finalità buone un vecchio edificio altamente degradato, per restituirla a una vivibilità di insieme. Riteniamo che quella finalità sia una finalità positiva per una zona di quel genere”. “L’altra area – prosegue – è quella dell’ex guardia di finanza. O abbiamo la capacità di utilizzarla noi o dobbiamo fare in modo che sia ricostruita e che sia funzionale. Per quell’edificio, trovandosi in quel cuneo, non sono immaginabili e pensabili funzioni diverse da quelle che aveva. Come Comune, insomma, abbiamo il dovere di valorizzare il patrimonio che abbiamo perché valorizzazione vuol dire restituzione a una vita attiva. Che facciamo, abbiamo un finanziamento per costruire edilizia popolare riqualificando una importante zona della città e lo rifiutiamo? Lo stesso dicasi per la ex Guardia di Finanza. Lo facciamo andare in malora? E’ la stessa operazione che stiamo effettuando per la ex Manifattura Tabacchi: se riportiamo funzioni in città saranno le prime dopo decenni in centro storico. E meno male anche che si è cominciato a parlare del Molino Pardini. Ma se l’amministrazione non fa questo cosa deve fare?”.
L’atto passa con 17 voti favorevoli, due voti contrari (Lenzi e Bianchi) e due astenuti (Mura e Pini).
Come corollario viene poi anche votata la modifica del piano delle alienazioni, con l’inserimento fra gli edifici da dismettere proprio dell’ex Guardia di Finanza e con l’inserimento della valorizzazione, per l’annualità 2017, del mercato del Carmine.
“E’ una variazione – spiega l’assessore Sichi – conseguente all’approvazione della variante. Questo dimostra ancora una volta la serietà degli atti che questa amministrazione produce. Potevamo già inserire l’alienazione dell’ex guardia di finanza nel piano delle alienazioni, infatti, ma non l’abbiamo fatto perché non era realisticamente possibile. A differenza del passato in cui si sosteneva il piano delle opere pubbliche con entrate ipotetiche adesso agiamo solo dopo aver creato concretamente le condizione perché la vendita del bene possa avvenire”.
Lenzi rinnova anche per questo atto la polemica aperta per la variante: “Si tratta di un atteggiamento schizofrenico dell’amministrazione – dice – Da una parte il piano strutturale impone la cessione di area private al pubblico. In questo caso si prevede il contrario. In certi campi si affermano dei principi, quando si agisce concretamente sul proprio si utilizzano altri principi. Lo stesso, e qui ribadisco la mia contrarietà, che avviene per la Manifattura Tabacchi e il mercato del Carmine che sono degli edifici importanti dal punto di vista socio urbanistico e come tali andrebbero trattati”,
Chiude, prima del voto (17 favorevoli, 2 contrari, un astenuto), il sindaco Tambellini: “Valorizzazione significa restituire beni dismessi alla città – spiega – E in questo senso stiamo lavorando per recuperare edifici che rischiano di andare in malora come ora la Manifattura Tabacchi e, dopo, il Campo di Marte. Non è detto, infatti, che l’uso che ne può fare il privato non possa essere un uso valido con ricadute positive per la città”.
“Siamo ben lontani – conclude rispondendo a Lenzi – dall’essere schizofrenici. Ma se le sa far meglio fra sette mesi ci sono le elezioni. Nel caso vedremo cosa riuscirà a fare, come Re Mida che trasforma tutto in oro”.