Dagli immobili a Bml, grandi manovre alla Fondazione Crl

15 ottobre 2016 | 21:47
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Dagli immobili a Bml, grandi manovre alla Fondazione Crl

Fondazione Cassa di Risparmio di Lucca, una storia di successo. L’ente di San Micheletto, nonostante la crisi economica, infatti, gode di una salute di ferro. Conti in ordine, investimenti se non produttivi di profitto almeno conservativi, capacità di destinare al territorio 29 milioni in erogazioni e altrettanti in interventi diretti, in primis quelli per la riqualificazione delle Mura.
Alle spalle un’organizzazione che funziona con al vertice, almeno fino a marzo del 2017, il presidente Arturo Lattanzi, vero deus ex machina della Fondazione anche grazie al suo “braccio operativo”, il direttore Marcello Bertocchini.
Conti, insomma, a gonfie vele che, in attesa di capire cosa dirà il futuro, riservano fra le pieghe del bilancio e nella strategia complessiva alcune scelte tutte da analizzare.

Gli investimenti immobiliari
Fra le principali attività della Fondazione, oltre agli investimenti mobiliari, ci sono quelli in immobili, specialmente quelli in grado di fornire un reddito di ritorno sotto forma di affitti o simili. Una delle ultime acquisizioni in ordine di tempo si direbbe “faraonica”. La Fondazione, infatti, si è assicurata un palazzo di lusso a Milano per 16 milioni di euro. Un edificio in grado di fruttare, sotto forma di affitti, a lungo termine, una cifra sicuramente ben superiore all’investimento fatto.
E che gli investimenti tramite il fondo immobiliare siano portatori di profitto lo confermano anche altre operazioni già certificate a bilancio. E’ il caso del subentro alla società Guapo Srl nel contratto di leasing di durata ventennale con Mediocredito Italiano per la locazione immobiliare in essere con l’agenzia delle entrate di Guamo. Un subentro costato 2,5 milioni di euro, a canone annuo di poco oltre i 200mila euro ma che frutta in locazione quasi 289mila euro per un introito che, al netto del leasing, frutterà alla Fondazione qualcosa come un milione di euro nel totale dei 14 anni rimanenti di contratto.
Un altro edificio di pregio acquistato dalla Fondazione è situato invece a Livorno e sarebbe stato acquistato dall’immobiliare Il Leccio

La questione Banca del Monte e Carige
Al centro delle attività di quest’ultima parte di mandato del presidente Arturo Lattanzi ci saranno le decisioni in ambito bancario. Non è un mistero, infatti, che la Fondazione Crl, nell’attuale conformazione, avrebbe in animo di dismettere le quote della Bml comprate alla “cugina” Fondazione Banca del Monte di Lucca. Una vendita che non sarebbe in cambio di denaro ma di azioni della banca controllante, la zoppicante Cassa di Risparmio di Genova (Carige). Una scelta molto contrastata dall’ex presidente della Fondazione Bml Alberto Del Carlo e che troverebbe continuità nella posizione dell’attuale presidente, Oriano Landucci, peraltro ex dirigente proprio della banca con sede in piazza San Martino.
Ma ci sarebbe una motivazione dietro il pressing per la vendita da parte dell’ente di San Micheletto. Il concambio in quote Carige, infatti, unito alle quote della banca già possedute nel portafoglio della maggiore fondazione lucchese permetterebbero di avere un buon pacchetto di azioni che potrebbero permettere di incidere sulla politica di Carige, magari ambendo a qualche posizione per esponenti lucchesi nel consiglio di amministrazione. E chissà che uno di questo non possa essere, una volta alla fine del mandato, proprio l’attuale presidente, che non potrà essere confermato, Arturo Lattanzi. Ma a questo punto l’operazione si dovrebbe concludere prima del marzo 2017, quando inizieranno le grandi manovre per la sua successione.

Le critiche al presidente
E’ evidente che, specie in un periodo di fine mandato, non manchino critiche nei confronti della gestione del numero uno di San Micheletto. Critiche che fin qui sono arrivate, all’interno della Fondazione, dall’ex presidente della Cassa di Risparmio di Lucca Alberto Varetti (Leggi qui) e, più velatamente, da qualche componente legata alla Confindustria lucchese.
Le ultime critiche, da settimane nell’aria e nei corridoi della Fondazione e non solo, sono arrivate dal blog di “controinformazione” economica Italia.co. In cui si raffigurerebbero l’ipotesi dell’affidamento di un incarico al figlio del presidente, Nicola Lattanzi, da docente della Scuola Imt di Lucca. Scuola, quest’ultima, finanziata proprio dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Lucca tramite la Fondazione Lucchese per l’alta formazione e la ricerca. Sia chiaro, Nicola Lattanzi, professore associato di economia aziendale all’università di Pisa e già membro del consiglio direttivo della scuola dal 2009 al 2011, ha probabilmente tutti i titoli per poter legittimamente ambire ad un incarico del genere. La questione, insomma, sarebbe di opportunità. Considerando anche che lo stesso Lattanzi, indicato dalla Fondazione, fa parte, ad esempio, del consiglio di amministrazione della Cassa di Risparmio di Pistoia e della Lucchesia per il triennio 2015-2017. Dove ha preso, peraltro, il posto di Fabio Pammolli, ex direttore di Imt ed ora professore al’istituto di alti studi che ha sede al’ex convento di San Francesco.
Critiche, quelle che si concentrano sulle attività del figlio, che hanno riguardato anche lo stesso presidente Arturo Lattanzi, per i diversi ruoli che si sarebbe mantenuto in consigli di amministrazione di partecipate della Fondazione come, ad esempio, fra le altre, l’Ente Bonifiche Ferraresi, azienda che poco si attaglierebbe con gli obiettivi della Fondazione lucchese.

Progetti, strategie, critiche che non è escluso che possano vivere un’accelerazione negli ultimi mesi di mandato Lattanzi quando inizieranno le grandi manovre per la nomina del suo successore. Fra chi auspica un mandato in continuità con quello del presidente uscente e chi, invece, vorrebbe un segnale di cesura con il passato. Manovre che, peraltro, si accavalleranno con le elezioni amministrative per il rinnovo del sindaco e del consiglio comunale di Lucca e di altre importanti città della provincia. E non è detto che le due questioni siano destinate a viaggiare su binari paralleli.

Enrico Pace