




Gender a scuola? No, grazie. Almeno secondo i rappresentanti di alcuni consigli d’istituto o associazioni di genitori intervenuti oggi pomeriggio (5 dicembre) alla commissione politiche formative che si è riunita al Cred di via S. Andrea per discutere della mozione avanzata dal consigliere comunale Marco Martinelli di Forza Italia sul tema della diffusione della teoria gender nelle scuole, insieme ai rappresentanti dei Consigli di istituto di diverse scuole delle Province di Lucca e Massa. Con loro anche le associazioni Genitori Scuole cattoliche, I Baluardi, Unione cattolica italiana insegnanti, comitato Difendiamo i nostri figli sezioni Viareggio-Lucca, Generazione Famiglia ed il Comitato art 26.
L’obiettivo della mozione, sposato dalla grande maggioranza dei rappresentanti intervenuti oggi, è quello di fare attivare il sindaco e la giunta comunale con gli organi competenti al fine di “garantire la prassi del consenso informato ai genitori sui progetti che riguardano precipuamente le attività che incidono sull’educazione degli alunni e, nel caso di specie, quelli relativi alla teoria gender”.
Per Martinelli il Consiglio comunale deve esprimere un indirizzo chiaro sul tema, in modo da innescare l’azione dell’amministrazione che, specifica e ribadisce, non è rappresentata da una sorta di ‘motu proprio’ di Palazzo Orsetti, che non avrebbe la competenza in materia. “Il Comune dovrebbe, piuttosto, percorrere i canali idonei per raggiungere lo scopo”. La mozione avanzata da Martinelli concerne, nello specifico, ‘nuove forme di collaborazione scuola-famiglia per progetti educativi nelle scuole primarie di primo e secondo grado’.
“La mozione è stata presentata il 15 settembre scorso – commenta Martinelli – dopo confronti con le associazioni genitoriali e molte famiglie, fortemente preoccupate dalla possibile veicolazione dell’ideologia gender nelle scuole. Lo scopo della mozione allora è quello di coinvolgere i genitori relativamente ad eventuali iniziative didattiche in tema di educazione sentimentale o affettiva. Molte famiglie percepiscono che questi messaggi possano essere fuorvianti per quanti vogliono invece dare un’educazione improntata alla differenza sessuale tra gli individui”.
Poi il capogruppo entra nello specifico, andando a segnalare due episodi accaduti proprio a Lucca: “Ci hanno segnalato che anche a Lucca, in una scuola elementare ed in una media, in un programma scolastico sono stati introdotti concetti relativi alla teoria del Gender senza una preventiva concertazione con i genitori. Precisiamo che non siamo contrari alle nuove iniziative, ma vogliamo un momento di verifica da parte dei genitori, che non possono essere messi a conoscenza del solo titolo del progetto. Lo stesso Papa Francesco ha evidenziato questo aspetto dicendo no alle colonizzazioni ideologiche, tra cui il gender. Il pontefice – evidenzia Martinelli – ha ricordato che si insegna ai bambini che il sesso ognuno lo può scegliere, perché i libri sono forniti dalle persone che danno i soldi per l’istruzione. Il consiglio comunale può dare degli indirizzi all’amministrazione comunale, in questo senso. Chiediamo a sindaco e giunta di adoperarsi al fine di consentire alle famiglie di partecipare alla stesura dei progetti didattici, con il diritto di esonerare i figli in caso di dissenso. Il consenso informato è fondamentale, il confronto tra scuola ed associazioni genitoriali è già una realtà, ad esempio in Provincia di Perugia. Del resto – conclude Martinelli – si possono dare atti di indirizzo, come successo per il registro delle unioni civili: un ordine del giorno approvato dal Consiglio comunale prima ancora che venisse approvata la legge Cirinnà”. Per quanto riguarda Lucca, più nello specifico, c’è anche la testimonianza di una madre e rappresentante: “Nella scuola elementare di mio figlio – afferma – sono stati letti dei libri sull’ideologia gender, su maschi e femmine che possono scambiarsi i ruoli. Dopo questo non ho più fiducia nell’istituzione scolastica. E’ successo anche in una scuola media”.
L’assessore Ilaria Vietina commenta così: “Non c’è una responsabilità gerarchica dei Comuni rispetto agli istituti, ma si può collaborare. Bisogna entrare nel merito della questione, perché è già stata in grado di mettere in discussione il rapporto tra scuola e famiglia. La teoria del Gender è un’etichetta costruita artificiosamente, non corrisponde ad una precisa corrente di pensiero: credo che il tema meriti ulteriori momenti di confronto”.
Sul punto si registrano anche gli interventi delle altre associazioni. L’avvocato Andrea Gasperini, del comitato Difendiamo i nostri figli: “Serve il consenso informato per tutte le attività extracurriculari – attacca – ed è necessario il rispetto della legge, che rappresenta una garanzia in questo momento. Il problema è quello dell’identificazione del gender, per capire quando se ne parla davvero nelle scuole. Si tratta di ogni tipo di impostazione che nega qualsiasi distinzione dei ruoli maschili e femminili che non sia puramente biologica. Mettono in evidenza che è totalmente indifferente comportarsi da maschio o da femmina”. David Coltelli, dell’art. Associazione art. 26 aggiunge che “la scuola non può accogliere assunti di parte su temi educativi sensibili. Vanno rispettate le differenze culturali ed educative ed i genitori devono essere i più coinvolti in queste attività. E’ necessario quindi il consenso preventivo. Le attività extracurriculari non possono diventare curriculari solo perché vengono messe in orario di lezione”.
Ancora più incisivo e per certi versi crudo l’intervento dell’avvocato Sonia Mannella, del comitato Difendiamo i nostri figli, sezione di Massa: “Si sono registrati diversi casi concreti – ricorda -. In una scuola di san Benedetto del Tronto, con bambini dai 4-10 anni, è stata fatta una recita teatrale gay: alla fine il principe sceglie un uomo. In una scuola materna di Roma è stata cancellata la festa del papà e della mamma per non discriminare i bambini con coppie omosex. A Bologna, con bambini di 7 anni, è stata fatta una recita sulla bell’addormentata che si risveglia con il mondo che è andato avanti e si innamora di una donna. A Roma, al liceo classico Giulio Cesare, ai ragazzi di 16 anni gli insegnanti hanno chiesto di sviluppare un tema sul romanzo ‘Sei come sei’ di Melania Mazzucco, che parla di una bambina figlia di omosessuali, con momenti relativi al sesso orale ed alla masturbazione”.
Si levano tuttavia anche voci contrarie, come quelle di chi non crede che il Consiglio comunale prima e l’amministrazione poi debbano intervenire sul tema: “Nella scuola pubblica esiste una libertà di insegnamento – commenta la consigliera Bianchi – e l’ educazione sessuale rientra nella materia delle scienze, non è extracurriculare. Chi non è d’accordo con questo ha il diritto di mandare i figli alla scuola privata”.
Dello stesso avviso una delle rappresentanti dei Consigli di istituto: “Non sono favorevole a chiedere al Comune di intervenire su questo, c’è un’autonomia della scuola. Sul tema devono intervenire i dirigenti scolastici ed i piani di offerta formativa, ad ogni modo, consentono già la più ampia partecipazione da parte dei genitori”.
Anche per il consigliere Andrea Pini “non rientra nelle nostre competenze e non è nemmeno rispettoso andare ad incidere sulle attività del Consiglio di istituto”, mentre la consigliera Teresa Leone: evidenzia che “Le scuole hanno già l’obbligo di illustrare la programmazione ed i progetti. Mi dispiace constatare che si vedano in conflitto scuola e famiglia: a me piace parlare invece di patto educativo tra scuola e famiglia”. A margine di questo intervento si innesca anche la discussione sulla recita ‘Il colore rosa’ al teatro del Giglio di Lucca, con Martinelli e le associazioni ancora una volta dall’altra parte della barricata rispetto all’amministrazione, rappresentata oggi anche dal consigliere comunale Claudio Cantini. All’esito la presidente della commissione Enrica Picchi e l’assessore Vietina confermano comunque la disponibilità ad incontri successivi, con la partecipazione di esperti e professionisti sul tema.
Paolo Lazzari