
Un invito a svegliarsi. Di fronte ai problemi della città, dell’Italia e del mondo. Un invito ad essere parte attiva di una società che deve migliorarsi, nel nome di Dio.
E’ stata un’omelia intensa quella della messa di Natale dell’arcivescovo Italo Castellani, partita proprio citando il celebre Nessun dorma di Puccini e incentrata sui temi della violenza, sui femminicidi e sulla mancanza di lavoro.
“Nessun dorma – ha detto il vescovo – Quest’invito, tratto dall’opera di Giacomo Puccini Turandot, da qualche settimana striscia luminoso sulle porte della nostra città, quale augurio a chi vive o arriva in questo tempo natalizio sul nostro territorio. “E’ ormai tempo di svegliarsi dal sonno…! (Rm 13, 11) con forza ci ricorda la parola di Dio della liturgia natalizia, come invito ad aprire e accogliere “la salvezza ormai vicina” (cf Rm 13, 11), “l’Emmanuele” (Mt 1, 23), “il Dio con noi” (Mt 1, 23). La celebrazione del Natale del Signore, pur nella sua ricorrenza liturgica annuale, non è una fotocopia più o meno rassomigliante, se non sbiadita, che la Chiesa ritira fuori e ripropone di anno in anno, per farci sentire un po’ tranquilli e superficialmente buoni. L’annuncio dell’Angelo del Signore – “È nato per noi il Salvatore (cf Lc 2, 10) ed il messaggio recato dal figlio di Dio – “Pace in terra agli uomini” (Lc 2, 14) – anche se ripetuto ogni anno, è un messaggio sempre nuovo, perché rivolto a persone sempre nuove e in situazioni ogni volta diverse. C’è un Vangelo scritto e un altro da scrivere, da ciascuno a noi, nessuno escluso. Dio, che ci ha parlato una volta per tutte per mezzo di suo Figlio (Eb 1,2), è in attesa che la sua Parola diventi vita, vissuto quotidiano. Dio aspetta che noi scriviamo la nostra storia secondo quello che Lui ci ha rivelato. Anche se tutto è stato già fatto, tutto resta ancora da fare! E noi dobbiamo responsabilmente intraprendere la nostra storia di salvezza, nel tempo della Chiesa e dentro la nostra società”.
“In questa prospettiva – spiega il vescovo – possiamo dire che è Natale tutti i giorni: ogni giorno ci è donato per fare spazio alla nascita della Buona Notizia, che è Gesù Cristo, parola di Dio. Di fronte alla Buona Notizia’– Gesù è l’«Emmanuele», il “Dio con noi” – una domanda è d’obbligo: a che punto siamo nella realizzazione del messaggio natalizio nella nostra vita personale, nella vita delle nostre comunità cristiane, nella nostra società lucchese? La memoria della nascita di Dio tra noi, del Natale del Signore, segno massimo dell’amore di Dio per l’uomo – “Io sono venuto perché abbondi la vita e l’abbiate in abbondanza” (cf Gv 10, 10) – è un invito a “svegliarci dal sonno”, dal letargo in cui sembra versare il cuore dell’uomo e la nostra società. Nessun dorma, Svegliatevi…! Riprendiamo la strada del bene-essere, la via delle beatitudini insegnate e testimoniate dal Figlio di Dio, accogliendo con fede il mistero della nascita del Redentore. Nessun dorma! Svegliati Lucca di fronte a Gesù Bambino! Gesù bambino, segno del mistero e dono di ogni bambino, adolescente e giovane”.
Il vescovo entra poi nel dettaglio delle difficoltà locali e delle tragedie del nostro mondo: “Tutti noi conosciamo – dice Castellani – i dati 2016 sul territorio della nostra Provincia: 38 casi di bambini vittime di violenze varie. Ma sono soprattutto le chiusure e i nervosismi quotidiani, di noi adulti dentro le mura domestiche, che lasciano il segno e minano la crescita armonica dei nostri bimbi e ragazzi. Tutti noi – che restiamo senza parole di fronte a episodi riguardanti i nostri ragazzi e che hanno avuto un esito irreversibile e drammatico – incrociamo quotidianamente volti di adolescenti segnati da una evidente solitudine interiore: adolescenti da soli o in piccoli branchi, costantemente attaccati al telefonino e, a casa, connessi al computer, in un dialogo anonimo e soprattutto freddo. Mentre siamo tutti consapevoli che solo un dialogo sincero, da persona a persona, soprattutto tra giovani e adulti, è il volano che mette in moto la vitalità e carismi di cui Dio ha fatto dono anche alla generazione giovanile dei nostri giorni, indispensabile per crescere e diventare adulti. Nessun dorma! Svegliati Lucca di fronte a Maria! Maria segno del mistero e dono di ogni donna, sposa, madre, sorella! Nessun dorma di fronte al campanello d’allarme dei femminicidi sul nostro territorio. Ritroviamo la bellezza e la verità della donna, così come il Padreterno l’ha pensata! So bene che la donna – angelo del focolare, sposa, madre e sorella – in una cultura pervasa dalla banalizzazione affettiva, dall’esperienza della donna usa e getta, della donna in carriera, da relazioni possessive a tutti i livelli, appartiene ad una fase della nostra società archiviata da tempo. Ritengo che sia urgente riprendere consapevolezza sociale, culturale – perché no, ecclesiale – del dono unico e irripetibile del carisma’della donna: infatti una società senza la valorizzazione del genio femminile è di fatto più povera; una società senza madri, di fatto senza vita, è disumana; una società senza spose – naturale completezza dell’uomo – è di fatto una società senza tenerezza e pervasa da solitudine; una società senza sorelle – nel meraviglioso e arricchente confronto tra fratelli e sorelle sin da piccoli in famiglia – è una società senza fraternità”.
E ancora: “Nessun dorma! Svegliati Lucca di fronte a Giuseppe, padre putativo di Gesù: Giuseppe segno del mistero e dono di ogni persona lavoratore, lavoratrice! Il libro della Genesi, inizia presentando Dio al lavoro. “Creò il cielo e la terra.” (Gn1,1); Adamo, l’uomo creato da Dio, “si guadagna il pane con il sudore della sua fronte “(cf Gn 3,19); San Giuseppe il “falegname” (cf Mt 13, 55), avvia al lavoro Gesù. “Questa prima icona di Dio lavoratore” – afferma Papa Francesco – ci dice che il lavoro è qualcosa di più che guadagnarsi il pane: il lavoro ci dà dignità”, una dignità speciale, la dignità di persona. Chi non lavora, dunque, non ha questa dignità. Ma ci sono tante persone che vogliono lavorare e non possono”. Il vocabolario sul lavoro è oggi impressionante: lavoro nero, precario, a tempo determinato e indeterminato, a tempo pieno, ad ore pagato con i voucher, a contratto Job Act. Ma, soprattutto, il lavoro oggi per molti, soprattutto giovani, non c’è; e chi quel poco ce l’ha cerca di mantenerselo a denti stretti. Anche a condizioni pressoché di nuove forme di schiavitù. Alla luce del recente rapporto Censis – riassunto dalle parole L’Italia resiste, ma i giovani sono più poveri – vediamo una situazione che tutti noi conosciamo, perché sono affligge i nostri figli e nipoti, fino ad arrivare alla la situazione di giovani cosiddetti Neet, fatta di giovani che né studiano, né lavorano, mentre le politiche sociali sembrano non vedere, perché rivolte altrove, verso interessi lontani migliaia “anni luce” dall’affrontare le problematiche che affliggono i giovani ed in particolare le generazioni senza lavoro”.
“Quanti uomini e donne .- ha concluso il vescovo – ho ascoltato in queste situazioni, in lacrime, nella profonda sofferenza di mariti, mogli, padri e madri, cittadini senza dignità, fino a farsene una colpa come emerge anche dal dossier della Caritas Diocesana pubblicato recentemente. Come uscire da questa situazione legata a nodo stretto alla perdurante crisi economica? Ritengo importante da parte di ogni uomo di buona volontà – delle comunità cristiane e della società civile – alzare la voce perché siano attuate serie politiche socio economiche, non più rinviabili, unitamente ad un rinnovato impegno di solidarietà sociale su tutti i fronti. Il Natale del Signore risvegli in tutti noi – persone, comunità cristiane, istituzioni e società civile – un rinnovato impegno e corresponsabilità verso la dignità dei nostri bimbi-giovani, di ogni donna ed ogni lavoratore”.