Piano strutturale, il via libera dopo 7 sedute

1 marzo 2017 | 22:45
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Piano strutturale, il via libera dopo 7 sedute

Piano strutturale, conclusa la maratona del voto dopo sette consigli comunali. La seduta di ieri sera (1 marzo), quella decisiva per approvare le controdeduzioni dell’amministrazione alle osservazioni al piano, si è aperta con il voto sugli emendamenti presentati dal consigliere Piero Angelini all’osservazione avanzata proprio da Governare Lucca. Prima del voto ha preso la parola l’assessora all’urbanistica Serena Mammini, che ha dichiarato gli emendamenti irricevibili in quanto, secondo l’amministrazione e gli uffici, avevano natura di tardiva integrazione all’osservazione stessa e non si configuravano come proposte di emendamento alle controdeduzioni poste in votazione.

Nonostante questo, vista l’ammissibilità dichiarata dal presidente del Consiglio, gli uffici hanno istruito la pratica e l’assessora ha invitato a votare no agli emendamenti. Dopo la lunga votazione, effettuata per alzata di mano, con il voto compatto della maggioranza e qualche astensione del presidente della commissione urbanistica Lucio Pagliaro e dei consiglieri Ghilardi e Ruggero Buchignani, l’assessora Mammini ha ripreso la parola per ribadire che si era compiuta una operazione inutile perché “quegli emendamenti – ha detto – anche se ben impaginati, non sono stati altro che un mero esercizio di grafica”. Il voto per le controdeduzioni alle osservazioni e agli emendamenti, inclusi 16 emendamenti votati in precedenza dalla commissione urbanistica su proposta di Angelini circa la risposta istruita all’osservazione della Regione Toscana, si è concluso alle 23,48 per dare spazio alla pratica di “recepimento delle indicazioni relative alla stesura definitiva degli atti e dei documenti che compongono il piano strutturale adottato a seguito del parere motivato sulla valutazione ambientale strategica (Vas)”, presentata dall’assessore Mammini. Sono seguite le dichiarazioni finali del sindaco e quelle di voto dei capigruppo, che hanno avuto 15 minuti a testa per l’intervento finale. La delibera è stata approvata intorno all’una e mezza con 18 voti favorevoli e un astenuto (Pietro Fazzi). Il piano strutturale, così modificato dalle osservazioni accolte, dovrà ricevere il parere favorevole della conferenza paesaggistica regionale (che avrà un massimo di 30 giorni di tempo per esprimersi) prima di tornare in consiglio comunale per la definitiva approvazione e pubblicazione sul Burt. 
Sul totale delle osservazioni 19 sono quelle che sono state accolte completamente, 23 quelle accolte parzialmente e 90 quelle non accolte, con proposta di miglioramento o adeguamento del testo o della cartografia.

Il sindaco: “Il piano strutturale è strumento di governo del territorio, non di controllo poliziesco”
“A partire dal 31 maggio scorso, con l’adozione del piano strutturale, l’amministrazione ha ritenuto di dover mantenere un certo riserbo istituzionale, soprattutto per non interferire nella fase delle osservazioni. Nel dibattito sulla stampa abbiamo tuttavia assistito – ricorda Tambellini – a una distorsione continua e sistematica di dati e numeri che, mescolati a dovere, hanno spostato sul piano tecnicistico la discussione, svilendone la valenza politica. Vogliamo quindi confutare qui tutte le affermazioni false che sono state ripetute in questi mesi”. “Si è detto – prosegue – che ci sono 100 ettari di territorio classificato come agricolo dal regolamento urbanistico compresi nel perimetro del territorio urbanizzato dal piano strutturale. Ma con quali basi cartografiche si afferma? Con quali strumentazioni si sono fatti questi calcoli? Il riferimento preso, da quanto si dice, è il regolamento urbanistico vigente di cui sono riconosciuti i limiti oggettivi, di cui si è detto il peggio, anche in sede di approvazione della variante 2012 in quest’aula. Oggi però evidentemente a qualcuno serve usare la cartografia del regolamento urbanistico per dire male del piano strutturale, nonostante tutto. Come altro riferimento si prendono le carte del piano di indirizzo territoriale con valenza di piano paesaggistico regionale che, per loro natura, rappresentano uno strumento d’area vasta. La stessa legge regionale non a caso chiede ai Comuni di elaborare il perimetro del proprio territorio urbanizzato, proprio perché le carte regionali non scendono di dettaglio”. “Pertanto – continua l’argomentazione del sindaco – nel caso del riferimento al regolamento urbanistico possiamo stendere un velo pietoso, tutto riassunto nella prima parte del parere della Regione Toscana in cui si afferma che il regolamento urbanistico, non essendo conformato al Pit con valenza di piano paesaggistico, non può essere riferimento principale ed esclusivo per discriminare il rurale dall’urbano, mentre per quanto concerne le elaborazioni cartografiche degli esperti del settore rincresce dire che sono un semplice screening da considerare insieme e al pari di altri elementi da valutare per l’applicazione dell’articolo 4 della legge, che chiarisce la definizione di territorio urbanizzato, e delle indicazioni metodologiche del Pit. La metodologia di questo encomiabile lavoro è ben nota agli addetti ai lavori, risultando un pregevole atto di ricognizione che il pianificatore usa, come e insieme ad altri dati, ai fini di formulare le proprie scelte, per disegnare il progetto di piano. Si sono intersecati cento ettari di poligoni per giungere alle cifre diffuse, tutti da verificare alla luce della legge 65 e del piano paesaggistico”. “Noi eravamo invece chiamati – spiega Tambellini – a interpretare l’esistente per riqualificare i margini urbani, come espresso dalla strategie di riqualificazione urbana volute a livello regionale. Una certa parte della comunità scientifica è ricorsa alla mistificazione tecnica e politicamente poco corretta, perché non sappiamo da cosa siano sorretti i rilievi compiuti. Di certo non volevano mettere in evidenza i normali errori che si possono compiere in queste sedi. Il piano strutturale individua anche un diffuso e articolato sistema di nuclei e agglomerati rurali che non costituisce territorio urbanizzato e che nel regolamento urbanistico preso come modello da molti erano considerate invece zone di completamento, quindi trasformabili, saturabili. La verità è che questo piano riporta in aree rurali aree precedentemente riferite all’urbano pari a mille ettari”. “Il territorio urbanizzato – spiega ancora il sindaco – non è connotato da uniformità, ci sono momenti e ambiti diversi detti morfotipi, che con questo piano abbiamo riconosciuto in coerenza con le indicazioni del piano paesaggistico regionale. Per esempio, quelli delle corti, che prevedono indicazioni per il futuro piano operativo di tutela e conservazione. Inoltre voglio ricordare che il piano strutturale non ha valenza conformativa del regime d’uso dei suoli. Il limite del territorio urbanizzato determina che all’interno si possa intervenire a livello comunale mentre quello che ne rimane fuori è sotto il potere regolativo della Regione: è falso affermare, come è stato fatto, che il Comune possa agire in autonomia e fare quello che vuole in aree rurali. È doveroso specificare che è la legge a stabilire che il dimensionamento in territorio rurale non debba essere definito dal piano strutturale, non una decisione del Comune di Lucca. La copianificazione regionale sarà convocata solo in casi particolari, per esigenze di ampliamento di un’azienda per esempio, ma il Comune da solo, oltre il perimetro del territorio urbanizzato, non potrà fare né decidere nulla. Nella critica ci si è mossi dal principio che un piano strutturale sia uno strumento che deve prevenire, controllare, vietare, proibire. Ma un piano strutturale, invece, deve regolare lo sviluppo possibile di un territorio e indicare le linee di questo sviluppo. Altrimenti si mette su uno strumento poliziesco riguardo alle possibilità di uso e riuso del territorio. Tutto il dibattito di questi mesi si è avvitato sui cento ettari, sulla cementificazione, senza altre argomentazioni. Eppure ci si renderà conto al momento della sua applicazione che questo piano è in verità molto conservativo. Gli strumenti della pianificazione sono nati in sede regionale come strumenti di governo, non di controllo, e per governare serve un’idea di città, che questo piano esprime e che è stata ignorata nel dibattito. Si è detto molto dell’osservazione della Regione Toscana, definita come una ‘mazzata’ data a questo piano. In realtà la Regione ha dato indicazioni su alcuni casi specifici, in pieno spirito collaborativo, e ha confermato la sua coerenza del piano con la legge 65/2014 di governo del territorio e con il piano del paesaggio. Chiarito questo punto, l’attacco di chi non voleva questo piano ha allora investito la Regione, tentandone di svilirne la competenza in ambito di politiche di governo del territorio”.
“Siamo convinti – prosegue il sindaco rilanciando la proposta di piano – di aver portato a termine un progetto ambizioso e importante, un piano che ha le caratteristiche per portare Lucca nel futuro, nonostante molti interventi siano stati finalizzati a costruire una mitologia anziché guardare la realtà. Prima di noi non s’era mai discusso di valutare la tutela e la vulnerabilità idrogeolica del nostro territorio, per esempio. Si è iniziato a parlarne dopo che nel 2009 il Serchio ruppe gli argini, la notte di Natale, e quest’attenzione è divenuta obiettivo qualificante il piano strutturale. Abbiamo definito la rete ecologica, stabilendo elementi di salvaguardia: mi riferisco alle grandi strutture che identificano il nostro paesaggio, come le aree collinari. Abbiamo inoltre definito i parchi urbani e territoriali, quello del Serchio, delle colline a nord che confinano con le Pizzorne, del parco del Nottolini, solo per citarne alcuni. Si è posta attenzione al territorio rurale per le sue caratteristiche: se vogliamo che riprenda l’attività agricola, bisogna tutelare quel territorio nella maniera giusta e porre attenzione al fenomeno in atto dell’abbandono delle colline perché il territorio non abitato non è curato, manutenuto. Il concetto di città storica definito dal piano strutturale va oltre le Mura e si estende ai quartieri intorno: abbiamo inteso la storicità in modo evolutivo e storicizzato abitati importanti, come il castello di Nozzano, ma anche la città della prima pianificazione ottocentesca oltre le Mura. Abbiamo dato un indirizzo al centro, organizzato su due grandi punti di approdo, uno a ovest e uno a est, qualificato da un’offerta di formazione universitaria. Ci dobbiamo confrontare con parametri di abitabilità delle case dentro le mura. Dobbiamo dare risposte in termini di servizi per facilitare la residenza, la sosta e la permeabilità, per questo la funzionalità del centro storico dovrà avere un piano apposito. Abbiamo voluto ricomporre il territorio sfrangiato delle periferie e attivare strategie di rigenerazione urbana. Chi sa cosa potrà essere di preciso della Cantoni, di Pulia, delle aree defunzionalizzate del Giannotti? Noi possiamo indicare delle funzioni possibili, e lo abbiamo fatto, ma di questi tempi nessuno ha la bacchetta magica: i momenti di rigenerazione andranno costruiti nel tempo, con un’azione di pensiero che avvenga con il confronto di tutti. Abbiamo previsto ambiti di consolidamento di dotazioni pubbliche e vie di collegamento, come l’asse suburbano. Avete presente quello che è successo a Nave, col deposito rifiuti privo di strade? Dobbiamo saper rimediare a queste situazioni e segnare una cesura con quel modo di programmare la città. Il terzo lotto del raddoppio ferroviario, il tratto Lucca-Montecatini, sarà importante nel fare sistema intorno al tema della viabilità, che dovrà essere rafforzato a livello locale. Il sistema della sosta è stato ripensato con efficienza dal piano strutturale, così come sono state ideate strategie di eliminazione del traffico per realizzare viabilità leggera”. “Queste possibilità – conclude il sindaco – sono scritte all’interno di una progettualità che abbiamo cercato di costruire che non pretendiamo sia perfetta ma certo pretendiamo sia rispettata. Ringrazio tutti i consiglieri, il presidente del consiglio Garzella, il presidente della commissione urbanistica Pagliaro; ringrazio la squadra che ha lavorato al piano strutturale e i commessi comunali in servizio a palazzo Santini durante queste sette lunghe sedute consiliari”.

La dichiarazione di voto di Battistini (Pd): “Un piano per lasciare in dote spazi pubblici alla città”
Ad aprire le dichiarazioni di voto l’intervento del capogruppo di Lucca Civica, Claudio Cantini (leggi), che ha posto l’accento sui “diritti violati” durante le sette sedute consiliari. Ha quindi preso la parola Francesco Battistini, capogruppo del Pd: “Al momento dell’approvazione del piano strutturale, compimento importante del programma elettorale dell’amministrazione Tambellini, ho ritenuto opportuno approfondire il concetto di urbanistica, che ho trovato ben definito nelle parole di André Corboz ìil territorio è un palinsesto: le diverse generazioni vi hanno scritto, corretto, cancellato e aggiunto’. L’urbanistica si occupa delle trasformazioni del territorio, dei modi nei quali avvengono e sono avvenute, dei soggetti che le promuovono, delle loro intenzioni, delle tecniche che utilizzano, dei risultati che si attendono, degli esiti che ne conseguono, dei problemi che di volta in volta sollevano inducendo a nuove trasformazioni. Per urbanistica intendo quindi non tanto un insieme di opere, di progetti, di teorie o di norme unificate da un tema, da un linguaggio e da un’organizzazione discorsiva, tanto meno intendo un settore d’insegnamento, bensì le tracce di un vasto insieme di pratiche: quelle del continuo e consapevole modificare lo stato del territorio e della città. E quindi ben mi ritrovo nelle parole che compaiono nella relazione di avvio del procedimento del piano strutturale: ‘Troppe volte dividiamo la città in comparti superati: la Lucca dei commercianti, quella degli automobilisti, degli albergatori, quella degli industriali… è limitante doverci definire solo per l’attività che facciamo, o per il mezzo di locomozione che usiamo e il luogo dove viviamo. Siamo tante cose tutte insieme, per prima cosa persone. Un nuovo modo di pensare e fare urbanistica ripartendo dal recupero e riqualificazione del patrimonio edilizio esistente attraverso la ristrutturazione e la sostituzione edilizia (demolizione e ricostruzione) senza tralasciare l’ipotesi della rigenerazione urbana contrastando al contempo il consumo di suolo. Un nuovo modo di fare città che sia più dinamico ed accogliente, che proponga, si confronti e poi operi e investa abbandonando la visione solo localistica per allargare lo sguardo anche fuori dai confini comunali, ponendosi in un rapporto di dialogo con i comuni più vicini in una diversa ottica, in una nuova prospettiva strategica tesa al miglioramento nell’interesse collettivo del fare comunità’. Voglio ringraziare – prosegue Battistini – e non formalmente, i colleghi consiglieri che hanno messo da parte il loro tempo, la famiglia, il lavoro per essere qui. E quindi grazie davvero e di cuore perché abbiamo dato un bel segnale di passione politica e di serietà. Ringrazio soprattutto i colleghi Pagliaro, Moriconi, Buchignani e Ghilardi della commissione urbanistica, una commissione anomala, composta da una maggioranza che non è la maggioranza consiliare. Grazie al sindaco, all’assessora e all’ufficio di piano, per aver seguito con dedizione e costanza il dibattito in aula e per il lavoro condotto fino a qua, un lavoro che ha rimesso ordine in una materia difficile come l’urbanistica. Voglio infine dire grazie ai cittadini che hanno presentato le osservazioni al piano strutturale che abbiamo adottato a maggio. Osservazioni articolate anche in più richieste, tutte controdedotte con grande scrupolo dagli uffici: a scanso di equivoci, contrariamente a quanto si è letto anche negli ultimi giorni sui giornali, nessuna richiesta è rimasta inevasa. Il fatto che non sia stata discussa in aula non significa che la richiesta non abbia avuto risposta e infatti, una volta che il Consiglio avrà votato, le controdeduzioni saranno a disposizione agli osservanti. Abbiamo potuto vedere che la maggior parte dei cittadini ha chiesto che la propria proprietà venisse compresa dentro il perimetro del territorio urbanizzato. Una linea di demarcazione introdotta dalla nuova legge regionale 65/2014 che i Comuni sono chiamati a tracciare col piano strutturale e che, nelle parole di qualche consigliere, in questi giorni è diventata qualcosa di incomprensibile. In realtà si tratta una linea che separa il territorio pianificabile, secondo regole che saranno declinate nel dettaglio dal futuro piano operativo, dalla campagna, la bella campagna lucchese che vogliamo valorizzare dal punto di vista produttivo e turistico. È finito il tempo in cui gli strumenti urbanistici erano un bel bacino di voti perché potevano rendere edificabile un terreno. Quel tipo di storia ha rovinato le città in Italia, che a partire dal dopoguerra hanno iniziato a crescere senza più un ordine. Anche a Lucca si è persa la forma della città, si è costruito per far rendere al massimo un terreno privato ma ci si è voluti dimenticare di creare spazi pubblici e il risultato sono periferie dove chi ci abita non può uscire a fare una passeggiata, non può ritrovarsi con altre persone, non ha alternative alla solitudine. Il modo in cui si è costruito ha cambiato i rapporti sociali, e oggi, con una popolazione sempre più anziana, diventano ancor più evidenti gli effetti dannosi delle brutte politiche urbanistiche. La Toscana ha avuto il coraggio di porre un freno e Lucca è il primo capoluogo a tirarlo. A questo piano strutturale guarderanno gli altri Comuni e questo dovrebbe essere per noi motivo di orgoglio oltre che di responsabilità. La crisi economica in un certo senso facilita il rispetto del territorio, alcuni appetiti speculativi oggi non ci sono più e al tempo stesso si è formata nella società civile una coscienza matura verso le tematiche ambientali, confluita nella legge regionale 65/2014 e nel piano paesaggistico. È questo il contesto del lavoro svolto, dal quale sono nati gli indirizzi del piano e chi, in questi mesi, ha voluto far credere altro giocando sulla complessità dei dispositivi tecnici che necessariamente un Piano Strutturale deve contenere, è stato scorretto prima di tutto verso i cittadini. Diffondere disinformazione per affermare se stessi non è politica, non è la politica che intendiamo noi. È stato detto che mancava un’idea di città ma non ho mai sentito proporne una alternativa. In compenso, questo sì, ho visto mescolare carte e numeri, ho visto santificare il regolamento urbanistico del famoso sforamento delle Utoe, per dimostrare cosa? Le cattive intenzioni di chi? Il dibattito ha avuto i toni della caccia alle streghe e questo non ha fatto onore alla politica, che vorrei invece potesse tornare a dibattere di idee e proposte con concretezza. Da oggi mi auguro che si possa tornare a parlare della città rimettendo al centro i progetti, come quelli che hanno vinto i bandi regionali e nazionali per la riqualificazione delle periferie, obiettivo contenuto a chiare lettere nel Piano Strutturale, che è la cornice necessaria per queste operazioni. Come si riqualifica una periferia? Non certo lasciandola com’è, Se vogliamo dotarla di marciapiedi, di piste ciclabili, di piazze, di parchi e dei servizi che mancano, occorrerà avere lo spazio per farlo: per questo è importante che il perimetro del territorio urbanizzato tracciato con il piano strutturale lo consenta. Così come è stato importante dire anche come si riuscirà a riqualificare le periferie. Certo, i bandi come quelli che l’amministrazione Tambellini ha vinto, sono grandi opportunità, ma era necessario stabilire una regola per gli interventi più piccoli e così il Piano Strutturale ha predisposto due azioni future: anzitutto, non si potrà più costruire se contestualmente non sarà fatto recupero; poi, qualsiasi intervento edilizio dovrà lasciare almeno la metà di spazio a uso verde o uso pubblico. Si cerca di rimediare così a decenni in cui i tanti soldi di oneri di urbanizzazione entrati nelle casse comunali sono finiti in spesa corrente. Con questo piano strutturale abbiamo dimostrato di avere finalmente il coraggio di provare a cambiare le situazioni per le quali i cittadini si lamentano da troppo tempo. È proprio grazie al perdurare di queste situazioni che i cittadini si sentono spesso inascoltati. L’amministrazione Tambellini ha scritto il piano strutturale con molti di loro, andando nei territori: dal 2014 ci sono stati seminari, incontri, laboratori, openday, restituzioni, e le osservazioni, oggetto con le loro controdeduzioni di questa maratona, sono state anch’esse momento di partecipazione. Qui, in quest’aula, stiamo portando a compimento il processo di partecipazione del piano. Quando parliamo di bisogni della popolazione è bene sottolineare anche che Lucca ha 570 domande inevase di residenza sociale, che diventeranno 700 in 15 anni: ecco, il piano strutturale, nei numeri del suo dimensionamento include questo bisogno. È una novità importante, di reale affermazione dell’interesse pubblico. Anche le scuole primarie e secondarie sono state coinvolte in questo lavoro ed è bello ricordare che le idee date dai nostri ragazzi andavano verso il recupero e il riuso, ed è proprio lì che va anche il piano strutturale. E allora mi riallaccio a quanto detto dell’assessora Mammini in apertura di questa maratona, la scorsa settimana, e lo ribadisco: abbiamo messo buone regole a garanzia del futuro sostenibile della città, ma a fare la differenza sarà la consapevolezza di chi le applicherà: nostri ragazzi, per la loro sensibilità all’ambiente, sono la nostra garanzia”.

Pietro Fazzi (Liberi e Responsabili) annuncia l’astensione: “Un buon piano, che ha guardato al territorio che voleva servire”
Si è astenuto il consigliere di minoranza Pietro Fazzi. Il suo intervento, concluso con un applauso da parte dei presenti, è stato definito “centrato, solido, lucido e molto laico” in un post su Facebook dell’assessore Mammini. “Voglio rivolgere un ringraziamento non formale agli uffici e all’assessore all’urbanistica. L’atteggiamento nella redazione del piano strutturale – ha esordito Fazzi – è stato aperto fin dall’inizio. C’è stata disponibilità al confronto fin dall’avvio del procedimento, passato con delibera di Consiglio e non di sola giunta come sarebbe stato nelle possibilità dell’amministrazione fare. Per molti la partecipazione è stata vista come un modo per accattivarsi il consenso, come qualcosa di formale, ma anche se fosse stato così l’amministrazione ne aveva facoltà. Io ci ho visto una ricerca reale di collaborazione, di soluzioni comuni, e questo atteggiamento è da evidenziare. Il momento della lettura delle controdeduzioni in consiglio comunale, dichiarato momento fondamentale per garantire ai cittadini la giusta attenzione, è una pagina da cancellare di questa maratona consiliare. Anziché dibattere sulla pratica, parlare di indirizzi, si è preferito portare avanti una lettura che doveva essere posta in premessa del confronto, data per acquisita. I cittadini penso abbiano altri bisogni”, ha chiosato Fazzi, ricordando il momento del dibattito consiliare in cui alcuni rappresentanti delle minoranze hanno voluto utilizzare parte dei 180 minuti stabiliti per gli interventi di ciascun gruppo per leggere a voce alta le controdeduzioni.
“Anche lo stile – ha proseguito Fazzi – con cui sono state istruite le controdeduzioni, molto chiare, ben curate nell’impaginazione merita apprezzamento. C’è stata grande professionalità. L’atteggiamento dell’amministrazione è stato non pregiudiziale. Si è pensato a quale territorio si voleva servire. È stato valorizzato il tema dei parchi e c’è stata una discussione molto aperta in commissione sulle Utoe. Il ridisegno in questa proposta rappresenta qualcosa di importante e peccato non averne parlato in sede di consiglio. Si è data possibilità con questo ridisegno di rendere omogenee porzioni del territorio che nei fatti lo sono già e hanno così la possibilità di esserlo anche nella lettura del territorio; penso per esempio all’Utoe centro storico che include i quartieri intorno alle Mura. Il baccano che poi ha preso campo in commissione su altre questioni ha reso questi passaggi non visibili, ed è un peccato. Si sono formulate ipotesi e cercate soluzioni anche sulla viabilità e sarebbe onesto che chi ha preso parte alle commissioni lo riconoscesse”.
“La politica – ha proseguito – ormai è cavalcata dai populismi e si deve raccontare tutto con il, mi si consenta il termini, ‘grillismo’. È mutato il clima generale rispetto al 2012, c’è un crescente odio, confluito per esempio nella Lega di Salvini, che non pensa nemmeno più alla ‘Roma ladrona’ di Bossi: a quel tipo di linea ne ha preferita un’altra che i populismi hanno incentivato. Sento e quindi voglio dimostrare il mio apprezzamento per il lavoro che è stato fatto, per i contenuti che ha messo in campo. Per molte ore qualcuno si è piazzato al centro della scena e ha voluto parlare di altro, rivendicando una centralità – ha continuato Fazzi riferendosi al consigliere Angelini – e credo che alcuni dovrebbero avere l’onestà di riconoscere cosa ne ha fatto del tempo a disposizione, dei 180 minuti. La conclusione a cui giungo è sconfortante, avverto un senso di smarrimento. Si doveva discutere dell’idea di città, degli aspetti strategici del piano e alla fine in quest’aula si sono lette le controdeduzioni. Si è ridotta la politica a una lotta per il potere, senza un disegno però. Per cosa si battono? Sono smarrito. Io non mi rassegno a questa idea. A me non dispiace lo scontro duro ma un conto è scontrarsi su qualcosa, un conto sono i colpi bassi, anche molto bassi, inferti senza parlare di progetti alternativi. Il Consiglio è stato impegnato per ore da Angelini, persona per il quale la comunità paga abbastanza, che poi non ha nemmeno avuto la dignità di venire a votarsi i propri emendamenti. Questo è un fatto molto grave. Non mi limiterò al non voto sul piano ma, non essendo proponente della delibera, mi asterrò”. 

Pini (Gruppo misto): “Voto sì perché voto secondo coscienza”
“Ho provato una grande amarezza – ha esordito Andrea Pini – nel veder banalizzare un lavoro complesso quale il piano strutturale proiettando una diapositiva di un campo, con a lato una carta che mostrava lo stesso campo inserito dal piano nel territorio urbanizzato. A una prima lettura le persone ci possono anche cascare, ma il lavoro compiuto è stato un altro e senza i dovuti approfondimenti è facile credere alle teorie che qualcuno ha voluto proporre per demonizzare questa amministrazione e le sue scelte. Mi viene chiesto perché ho dato sostegno a questa maggioranza: noi ci siamo detti che avremmo votato nel merito. Rivendico quindi la coerenza delle mie scelte a seguito di attacchi anche bassi. Che io sieda di qua o di là, voto secondo coscienza e questo è un buon piano, che mette ordine nella materia e propone un’idea di città che condivido. La politica è un impegno importante e gravoso. Abbiamo fatto i salti mortali in questi giorni per mantenere anche uno straccio di lavoro. Sacrifici banalizzati da chi pensa che la politica sia passatempo accademico per pensionati di lusso. Le persone – conclude Pini – vanno ringraziate per aver avuto a cuore la città e aver resistito in questa maratona, quindi grazie a tutti i colleghi consiglieri che hanno reso possibile questo risultato. Il mio voto sarà favorevole”.