Da guida a pittrice-badante: ecco la storia di Natalia

8 marzo 2017 | 16:35
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Da guida a pittrice-badante: ecco la storia di Natalia
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Da guida a pittrice-badante: ecco la storia di Natalia
Da guida a pittrice-badante: ecco la storia di Natalia
Da guida a pittrice-badante: ecco la storia di Natalia
Da guida a pittrice-badante: ecco la storia di Natalia

“Lucca è una piccola principessa dai modi gentili, tanto bella e tanto delicata che commuove. Avete mai provato ad attraversare le sue strade all’alba, quando la luce è ancora timida e sembra quasi fare una carezza ai muri? È come essere dentro a una fiaba”. Vede così la nostra città Natalia Kamenova, una donna sensibile e forte di origini russe che dal 2007 assiste persone anziane e malate a Lucca e Capannori. Da un mese ha perso il lavoro e, per una badante, perdere il lavoro significa anche affrontare un lutto: “Quando ti prendi cura di una persona che dipende in tutto da te, come un figlio appena nato, si crea un legame umano molto forte. Quando se ne va, poi, anche il tuo cuore si strappa”.

Ha le lacrime agli occhi Natalia, preferisce non ricordare troppo, ma poi recupera il sorriso pensando alla signora Alba, “un’anima d’oro la sua, è stato un onore poterla accompagnare” o alla signora Marina, “una persona che ancora oggi, benché se ne sia andata 7 anni fa, mi manca”. È proprio la figlia di quest’ultima, con la quale è nato anche un rapporto di amicizia, a ospitare Natalia da quando ha perso l’ultimo lavoro. “Non posso rimanere qua a oltranza. La figlia di Marina è un angelo, è la prima persona che si è presa cura di me: per tutta la vita sono sempre stata io a dare senza risparmiarmi e la sua generosità, oggi, è la dimostrazione che quando si mettono in circolo energie buone, queste poi ritornano”. La situazione è comunque difficile e Natalia ha bisogno di recuperare una sua autonomia; vorrebbe potersi permettere almeno una stanza in affitto, da trasformare nel suo piccolo atelier. “La pittura mi ha fatto compagnia in tutti questi anni. Ho iniziato a dipingere da autodidatta quando mi sono sposata, nel 1980, e mi sono trasferita in Bulgaria con mio marito. In quegli anni ho lavorato instancabilmente come guida turistica e, quando potevo, ricaricavo le pile dipingendo. Ho accompagnato tante comitive a Instanbul, viaggi di pochi giorni, ma anche nelle cittadine meno conosciute della Bulgaria che dal punto di vista paesaggistico è deliziosa. Ho amato molto accompagnare i turisti alla scoperta di Nessebar, una città antica che sorge su una penisola e che anticamente custodiva quaranta chiese bizantine. Oggi ne sono rimaste in piedi una decina, le altre sono archeologia”. Una vita sempre con la valigia in mano, quella di Natalia, nata nell’Unione Sovietica del 1955, figlia di un pilota colonnello di caccia militari e di un’ingegnera edile. L’ambiente militare sovietico, contrariamente a quanto si possa pensare, è stato per Natalia una grande famiglia liberale. “Ogni anno mio padre doveva, per lavoro, cambiare città, e con lui altri militari con le loro famiglie. Avevamo creato una sorta di comunità itinerante, tra l’Azerbaijan, il Turkmenistan, l’Uzbekistan, la Georgia e l’Armenia. Sono così tanti i paesi in cui ho vissuto da bambina – commenta Natalia – che forse ne sto dimenticando qualcuno, ma certo è che ovunque andassimo anche mia madre riusciva sempre a svolgere la sua professione di ingegnere. C’era un grande fermento in quegli anni, si costruivano palazzi, infrastrutture, fabbriche, centrali idroelettriche e le sue competenze erano molto richieste. Abbiamo abitato in regioni di fede musulmana e la convivenza con noi, ortodossi, è sempre stata ottima. Occorre intelligenza per vivere insieme, una parola che per me significa delicatezza, tatto, capacità di comprendere le differenze, bontà. Mia mamma – continua Natalia – mi ha insegnato, fin da piccola, a rispettare la lingua, le tradizioni, la cultura, le leggi delle diverse città in cui abbiamo vissuto. È anche grazie alla sua lezione di vita e di apertura che non ho avuto problemi con le famiglie italiane per le quali ho lavorato”. Ma come c’è arrivata Natalia, da Varna – città bulgara nota per il turismo estivo, detta ‘la perla del Mar Nero’ – a Lucca? “Dopo il 2000 ho attraversato un momento veramente complicato. In quell’anno è morto, a soli 55 anni, mio marito. O meglio, il mio ex marito: sì, perché dopo dieci anni di matrimonio e un figlio, nel 1990 io e lui divorziammo, per poi tornare a vivere insieme subito dopo. Siamo stati insieme vent’anni e siamo stati addirittura più felici dopo, nella nostra lunga convivenza da divorziati. Purtroppo – spiega Natalia – alla sua morte hanno bussato alla porta di casa alcuni creditori e per pagare i debiti mi sono ritrovata in serie difficoltà. Ripensare a quegli anni fa ancora male. Mio figlio aveva solo 18 anni, volevo assicurargli un futuro, farlo studiare. Invece ci siamo ritrovati a dividere con il coltello un wurstel in due come cena”. La tenacia di Natalia, che nel 2007 è venuta in Italia dopo aver perso il lavoro di guida turistica, ha comunque consentito al figlio di intraprendere gli studi universitari e di emanciparsi. Oggi quel ragazzo ha 35 anni ed è padre di una bambina di 8 che, come la nonna che ha visto una sola volta all’età di due anni, ha la passione del disegno. “Mia nipote ha vinto il primo premio a un concorso d’arte indetto dalla città di Varna. Ha disegnato me, ma si è sbagliata, mi ha fatto gli occhi blu, e invece io ce li ho marroni. D’altronde, mi vede solo in foto”, spiega Natalia senza nascondere una punta di orgoglio per le doti che la bambina sembra aver ereditato dalla nonna. La nostalgia fa capolino ma Natalia la ricaccia indietro: “Non voglio essere un peso per mio figlio, finché sono in grado di lavorare voglio farlo. In Bulgaria non c’è richiesta di badanti perché le donne stanno per lo più in casa e gli anziani sono accuditi dalle famiglie di origine. Purtroppo il lavoro di guida turistica non mi ha garantito alcuna pensione. Mia mamma, che ne aveva una come ingegnere, ha comunque sofferto perché la cifra che le spettava era di soli 50 dollari al mese: quanto bastava per procurarsi pane e latte. Quando ho saputo da una sua vicina, per telefono, che era svenuta dalla fame, non ho esitato oltre e l’ho fatta venire a casa con me e mio marito”. Nel raccontare questi episodi, anche dolorosi, lo sguardo di Natalia non perde dolcezza. Le chiedo perché cerchi lavoro proprio come badante e la sua risposta è disarmante: “È bello aiutare”. E proprio oggi, 8 marzo, la sua storia diventa ancora più un simbolo, perché Natalia Kamenova è una donna in cammino, che conosce il linguaggio della creatività e della cura, del coraggio e della fiducia. Se qualche lettore volesse contattarla per proporle o segnalarle un lavoro, può scriverle all’indirizzo email natkam555@gmail.com oppure telefonarle al numero 389.5242073.

Elisa Tambellini