Stone e Castellitto, applausi e folla al Giglio

8 aprile 2017 | 17:07
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Stone e Castellitto, applausi e folla al Giglio
Stone e Castellitto, applausi e folla al Giglio
Stone e Castellitto, applausi e folla al Giglio

Giornata ricca di interesse la penultima del Lucca Film Festival 2017. Che si è aperta in grande con il superospite dell’anno, Oliver Stone, che ieri sera ha ricevuto il premio alla carriera e che questa mattina ha tenuto l’incontro con il pubblico al teatro del Giglio.
“Amo il cinema italiano, mi fa sognare, soprattutto il neorealismo. Ho visto almeno dieci volte Novecento di Bertolucci con le musiche di Morricone, sono posseduto da quel film”. Sono state queste le sue parole nell’appuntamento di questa mattina. “Il cinema italiano mi ha influenzato – ha spiegato Stone – lo trovo diverso, sensuale, mistico, un mondo di fantasia: da Fellini, Rossellini a Risi”.

Stone ha poi parlato del tema della guerra e della sua esperienza personale in Vietnam: “Considero Platoon una vera autobiografia sotto mentite spoglie, parlo proprio della mia esperienza personale in Vietnam. Appena distribuito fu subito un incredibile successo”. “La seconda parte – ha spiegato il regista – Nato il 4 luglio, vuole raccontare un altro capitolo, ovvero, il ritorno in America dopo la guerra. Tom Cruise, un soldato che ha perso le gambe in battaglia, deve rifarsi una vita da zero. Quella pellicola mi portò il mio secondo Oscar come regista. Ma Hollywood è un covo di vipere e quei premi a qualcuno davano fastidio. Evidentemente io avevo ricevuto troppo in troppo poco tempo”. “Ho sentito la necessità di raccontare – ha spiegato il regista premio Oscar riguardo la sua filmografia – la storia dell’America, ho voluto raccontare l’amore per il mio paese ma ho ancora tante storie personali da narrare. La relazione con il mio paese è una storia d’amore ma anche di odio, un po’ come il rapporto con una madre. Sento questa responsabilità interiore di narrare un quadro d’insieme che ho descritto anche nel 2013 nel documentario Usa: la storia mai raccontata“. “Dovete capire – ha continuato Stone – che è davvero difficile fare alcuni tipi di film negli Usa. Le mie sono pellicole di critica agli Stati Uniti, ma mosse dall’amore. Sono sempre critiche costruttive”. “Il documentario Usa: La storia mai narrata – ha spiegato – è una pellicola di 12 ore sugli Stati Uniti, ma è stata finanziata da un magnate brasiliano. Anche il mio nuovo documentario su Vladimir Putin è stato finanziato da un brasiliano”.
In mattinata e nel pomeriggio doppio appuntamento con Sergio Castellitto con cui si è parlato di cinema e terapia.  “Recitare è come andare da uno psicoterapeuta. E’ un gesto confessionale e a volte è un grande privilegio trovarsi in questa posizione”, ha detto. L’attore regista ha più volte raccontato le vite di persone e gruppi legati al mondo della salute mentale, interpretando ad esempio il personaggio del neuropsichiatra nel film Il grande cocomero e quello del terapeuta nella serie televisiva In Treatment (giunta alla terza stagione). A tal proposito, Castellitto, ha detto “non sono mai andato in terapia ma ho fatto l’attore per 30 anni e quindi praticamente l’ho fatto gratis”. Castellitto ha poi parlato del suo ruolo di attore e regista e ha spiegato come “è più frustante stare dalla parte del regista che dalla parte dell’attore. Il regista non è mai sostanzialmente contento, perché costruisce il suo mondo prima nella sua testa e poi non lo rappresenta quasi mai come se l’era immaginato”. E sul cinema italiano, poi Castellitto ha spiegato “per tanti anni i nostri film venivano realizzati in funzione del passaggio televisivo in prima serata, e questo condizionava la qualità definitiva, ora invece si va in direzioni sempre più estreme anche in televisione – penso ad esempio a Black Mirror o Breaking Bad – e dovremmo esser capaci di intercettare questo cambiamento. Il cinema è quasi un reperto archeologico, offre spazi narrativi molto ristretti rispetto alla serialità televisiva”. Rispondendo poi alle domande sul
successo delle serie tv internazionali rispetto a quelle italiane ha detto scherzosamente “ve lo immaginate se in Black Mirror al posto del primo ministro inglese avessero usato uno dei nostri primi ministri italiani, come Renzi?”.