
L’urbanistica ha tenuto banco nella serata del consiglio comunale di stasera (24 aprile) con l’approvazione di due schemi di convenzione con la Fondazione Cassa di Risparmio di Lucca e con la proprietà privata Malagrinò-Piccinni di viale Marti.
Con la Fondazione Crl la convenzione riguarda la ristrutturazione di un immobile di proprietà dei frati domenicani fra via Brunero Paoli e via del Bastardo e prospiciente a Villa Guinigi. “La Fondazione Crl – ha spiegato l’assessore Mammini – ha firmato sull’immobile un contratto preliminare di vendita, per cui ha intenzione di chiedere cofinanziamento statale per la realizzazione di residente universitarie, bando che scade il 9 maggio. Se non fosse aggiudicataria del bando la convenzione sarà nulla. La volontà è quella di realizzare una struttura ricettiva a carattere alberghiero in comodato gratuito all’Imt per la residenza che comprende un porticato, la riqualificazione di due immobili e un giardino per un totale di 2800 metri quadri. Per concludere l’intervento servirà una ulteriore volumetria con funzione di ingresso al complesso immobiliare. La Fondazione ha chiesto di ottenere l’autorizzazione sotto la fattispecie di galleria pedonale pubblica: una struttura di vetro e acciaio per l’accesso alla residenza, al giardino e al belvedere su villa Guinigi ad uso pubblico. La Fondazione poi si impegna a ristrutturare l’illuminazione delle vie e la realizzazione dei marciapiedi. La convenzione è da firmare prima del permesso a costruire, già richiesto lo scorso 14 marzo. Un intervento che permetterà di rinnovare un’altra parte della città in linea con gli obiettivi dell’amministrazione”.
Dubbi sull’intervento arrivano dal consigliere dell’Idv, Roberto Lenzi che ha sollevato eccezioni sul fatto se il promittente acquirente sia legittimato, anche per prassi, a firmare una convenzione del genere. Per Lenzi, poi “quello che viene previsto non può essere fatto in quella zona e non basta un cambio di denominazione per rendere legittimo l’intervento secondo il vigente regolamento urbanistico”. Dubbi anche sulla natura dell’intervento di ampliamento della volumetria: “Il regolamento urbanistico – dice Lenzi – anche in questo caso dice che non si può fare. Se si facesse diventa un pericoloso precedente per il centro storico di Lucca, qualunque persona potrebbe ripetere un’operazione di questo tipo, anche invasiva”. Sulla stessa linea anche i consiglieri Angelini e Fazzi, che ricorda anche la difformità urbanistica già accettata nell’area del polo tecnologico e la consigliera Bianchi.
“La questione – ha cercato di chiarire il sindaco così come l’assessore Mammini – è stata ponderata dagli uffici e ha ricevuto pareri che hanno permesso di portarla in aula”. Angelini, in particolare ha chiesto di poter avere questi pareri tecnici per valutare nel dettaglio l’intervento.
La convenzione ha ricevuto il parere favorevole di 17 consiglieri, 3 voti contrari e un’astensione.
L’altro schema di convenzione riguarda l’area privata di proprietà della famiglia Malagrinò – Piccinni fra viale Marti e via San Marco: “Non si tratta – dice – di una variazione a regolamento urbanistico ma è una convenzione finalizzata all’approvazione di un progetto per la divisione in comparti omogenei dell’intera unità rispetto ad ora con la realizzazione di spazi e attrezzature di interesse generale. L’intenzione del privato è quella di potenziare servizi sanitari e di riabilitazione e arricchire l’area di ulteriori attività rispetto all’attività principale di farmacia e studi medici. Il programma di lavoro prevede la realizzazione del potenziamento delle attività, di spazi di socializzazione di di piccolo commercio con ampliamento delle volumetrie oltre alla sistemazione delle aree interne”.
Contrari alla proposta i consiglieri Lenzi e Angelini per cui nel regolamento queste aree sono indicate come un unicum dal regolamento urbanistico. Per Lenzi, inoltre, “servono previsioni specifiche e analitiche di cui la convenzione nulla dice e che sarebbero necessarie”.
La proposta, alla fine, viene approvata con 14 voti favorevoli, un voto contrario, un astenuto e 4 non voti, non ricevendo quindi l’unanimità dei componenti della maggioranza presenti in Consiglio, tant’è che la pratica non ha ricevuto i voti necessari per l’immediata eseguibilità.