Provincia, conti all’osso: “Mancano soldi per scuole”

23 maggio 2017 | 10:25
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Provincia, conti all’osso: “Mancano soldi per scuole”
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Provincia, conti all’osso: “Mancano soldi per scuole”
Provincia, conti all’osso: “Mancano soldi per scuole”
Provincia, conti all’osso: “Mancano soldi per scuole”
Provincia, conti all’osso: “Mancano soldi per scuole”

Un rifinanziamento urgente della Provincia per riattivare i servizi essenziali ai cittadini: sicurezza nelle scuole e viabilità stradale le priorità maggiormente a rischio. Queste, in sostanza, le premesse su cui si fonda la rivendicazione di una cinquantina di dipendenti dell’ente ed esponenti dei sindacati (Cgil, Uil, Cisl, Rsu) che questa mattina (23 maggio) hanno organizzato un presidio davanti a Palazzo Ducale, in concomitanza con le Province di tutta Italia. Causa scatenante dell’agitazione la riforma delle Province che, drenando risorse direttamente dalla contribuzione dei cittadini, ha avuto ripercussioni gravi sull’erogazione delle prestazioni territoriali di base. Il “prelievo forzoso” del governo – come lo definiscono i manifestanti – ammonterebbe a trentasette milioni di euro, che servono a coprire le spese dell’apparato centrale a danno delle comunità locali: ai trenta milioni di tasse versati dai cittadini, infatti, se ne aggiungono altri 7 che il governo ha tagliato per l’anno 2017. Dal 2015 ad oggi, i tagli si sarebbero addirittura triplicati.

“L’ente – spiegano Giovanna Lo Zopone della Cgil e Massimo Petrucci della Cisl – non riesce più a fornire i servizi essenziali perché le risorse che un tempo i cittadini versavano alla Provincia di Lucca, ora le prende il governo. Chiediamo che all’interno della normativa che si discute proprio in questi giorni sia previsto un rifinanziamento che consenta di ridare vita a servizi basilari, come strade a scuole: ci si rende conto dell’importanza di questi interventi solo quando succede un disastro. E’ ora che il governo capisca che il referendum di dicembre ha detto altro”.
Una protesta che non accenna a placarsi e, anzi, promette di inasprirsi nell’immediato futuro. “A Lucca siamo già in stato di agitazione – fanno sapere gli esponenti dei sindacati – abbiamo avviato le pratiche legali per denunciare la Provincia per attività antisindacale”.
La contestazione investe anche i presidenti della Province, che hanno presentato esposti alla Procura della Repubblica per segnalare le problematiche delle rispettive aree territoriali. E Lucca non è stata da meno. “Così facendo – accusano però i sindacalisti – si sono autodenunciati per tutelarsi in caso di disastri”.
Questione strettamente collegata è la precarietà dei posti di lavoro e degli stipendi dei dipendenti provinciali. “Assurdo anche come in piena emergenza lavoro – osserva Casciani della Uil – i centri dell’impiego continuino a rimanere con personale provinciale: come possono i dipendenti aiutare altri a trovare lavoro se loro stessi sono precari? E’ evidente che ci troviamo di fronte ad una situazione drammatica”.
Lo stato centrale, attraverso il decreto enti locali 50/2017 ha stanziato 110 milioni, a fronte dei 650 necessari certificati da Sose (Soluzioni per sistema economico), per tutte le Provincie italiane: neanche un sesto delle risorse necessarie a salvare dal dissesto l’ente e garantire la tenuta dei servizi, stando alle dichiarazioni dei dipendenti di Palazzo Ducale.
“Non ci preoccupa solo il nostro posto di lavoro – spiega una dipendente e membro di Rsu – ma anche e soprattutto i servizi resi ai cittadini. La politica ha rottamato il contenitore senza guardare al contenuto. In questa situazione di dissesto economico non siamo più in grado di provvedere alla manutenzione stradale, alla messa in sicurezza delle scuole. Per il prossimo anno scolastico non potremo neanche più accendere gli impianti di riscaldamento. Non possiamo chiudere il bilancio, perché ci mancano 7 milioni. Il governo Renzi ha deciso che tutte le tasse pagate dai cittadini lucchesi non transitassero più dalla Provincia, per andare a finanziare, invece, l’apparato centrale: il risultato è che le persone versano i contributi ma non ricevono i servizi. L’ultima spesa che abbiamo sostenuto- prosegue- è stata per l’acquisto di 150 transenne che serviranno a chiudere quasi tutte le strade. Siamo già stati costretti ad inibirne al traffico diverse a causa delle buche: ci sono già stati morti e non ne vogliamo altri”.
A rischio ci sarebbe la fruibilità di circa 650 chilometri di strade, il mantenimento in sicurezza di ponti e cavalcavie, la manutenzione di 44 istituti scolastici superiori e di decine di edifici. Stessa sorte per le risorse destinate a sicurezza, vigilanza e protezione civile, incluso il servizio di accoglienze per rifugiati, per il trasporto pubblico e privato, per la salvaguardia dei beni culturali.
“Siamo costernati – interviene un altro dipendente – perché lo stato centrale non tutela la sicurezza dei territori. Nonostante tutto noi dipendenti della Provincia ci stiamo dando da fare per garantire una continuità dei servizi, ma a questo punto non saremo più in grado di farlo. Per le strade serve un investimento di 30 milioni di euro, mentre per le scuole almeno 20 per l’adeguamento sismico e la messa in sicurezza. Questa protesta dovrebbe essere raccolta anche dai cittadini: devono capire che la Provincia è della gente, che lavoriamo per loro e se la situazione non si sblocca ci rimetteremo tutti, a partire dai nostri figli”.
La delegazione ha consegnato un documento riassuntivo al prefetto di Lucca, chiedendo di farsi portavoce al governo della grave situazione vissuta dal territorio lucchese, chiedendo una revisione della legge 56/14 per ristabilire la piena autonomia economica, finanziaria ed organizzativa delle Province.

Jasmine Cinquini