Vescovo: S. Croce, Lucca ritrova il senso profondo

Una Santa Croce listata a lutto, per la tragica scomparsa di Eugenio Viviani e Antonio Pellegrini, morti mentre montavano i portalumini per la Luminara. Il dramma del loro incidente non è soltanto il protagonista della processione, ma anche dell’omelia per il Solenne pontificale che l’arcivescovo Italo Castellani, pronuncerà domani mattina (14 settembre) in Cattedrale. Già durante la processione, in via Vittorio Veneto, un momento di raccoglimento per Eugenio e Pellegrini non è mancato. Con la lettura di una toccante preghiera per le due vittime del lavoro da parte dell’arcivescovo Castellani, che anche nella sua omelia cerca di rincuorare non soltanto i familiari ma anche la comunità dei credenti. Parlando di ‘luce’ che vince la morte e che “non si spegne mai”.
Di seguito riportiamo integralmente l’omelia.
*La Festa della S. Croce è quest’anno listata a lutto per la morte dei nostri fratelli Eugenio e Antonio: riconfermiamo l’abbraccio della nostra Città, di tutto il nostro popolo, ai familiari e ai compagni di lavoro.
Eugenio e Antonio, amici fraterni sul lavoro –come tutti noi ne siamo venuti a conoscenza dopo i tragici fatti – ma anche nella devozione al Volto Santo -, rendendosi disponibili da anni a preparare la luminara e accendere uno per uno i lumini che illuminano di luce viva le strade della nostra città.
E nel ricordo di questi due fratelli, sotto la Croce del Signore, consegno al Risorto tutti i morti sul lavoro nel nostro territorio in questi ultimi anni.
La luminara, che annualmente orienta il pellegrinaggio del popolo lucchese da S.Frediano alla Cattedrale dove si venera il Crocifisso ‘Volto Santo’, ha ritrovato più che mai quest’anno il suo profondo significato e motivazione religiosa: la celebrazione della vittoria della “Luce” – Cristo Risorto – sulle tenebre, la morte; la sconfitta della morte, di ogni morte, per la forza unica della Risurrezione del Signore che, come recita la Liturgia pasquale, è “Luce che non si spegne mai!”.
Ieri sera lungo la luminara – itineranti e pellegrini in preghiera verso il Volto Santo – abbiamo testimoniato la nostra fede nella Risurrezione del Signore. Il canto stesso – che è riecheggiato più che mai per le nostre strade, quasi come un grido di un popolo che cammina verso la luce della Risurrezione di cui il Volto Santo è simbolo, “La Croce di Cristo è nostra gloria, salvezza e risurrezione” – ha bene espresso il senso religioso di tutta la comunità lucchese.
La Risurrezione è il nucleo della fede cristiana, e di questo è simbolo il ‘Volto Santo’: un volto difficile da scolpire dal discepolo Nicodemo, come ci tramanda la tradizione. Esso ci rivela la verità del Dio di Gesù Cristo, come ci ha ricordato la pagina del Vangelo ascoltata: “Dio ha tanto amato il mondo da dare il suo figlio unigenito, perché chiunque crede in lui non muoia, ma abbia la vita eterna” (Gv 3, 16).
Il Volto Santo è il Volto del Redentore, il Volto del Risorto: “Non dobbiamo addomesticare – afferma Papa Francesco– la potenza del Volto di Cristo. Il Volto è l’immagine della sua trascendenza” (Papa Francesco, Discorso a Firenze al quinto convegno nazionale della Chiesa italiana, 10 novembre 2015).
La nostra Chiesa di Lucca, celebrando l’annuale festa della Santa Croce e contemplando il Volto Santo del ‘Redentore’, non desiste dal professare la sua fede nel Cristo Risorto e continua a dire ad ogni uomo di buona volontà: “Fermati di fronte a Cristo, di fronte al Volto Santo”, “la pietra scartata dai costruttori divenuta pietra angolare” (cf Mt 21, 42). Sì, il Volto Santo, rivela il mistero della “pietra scartata” che finisce per essere il fondamento della nostra esistenza. “In questa cultura dello scarto – afferma Papa Francesco – dove quello che non serve prende la strada dell’usa e getta, dove quello che non serve viene scartato, quella pietra –Gesù – è scartata ed è fonte di vita. E anche noi, sassolini per terra, in questa terra di dolore, di tragedie, con la fede nel Cristo Risorto abbiamo un senso, in mezzo a tante calamità. Il senso di guardare oltre, il senso di dire: guarda non c’è un muro; c’è un orizzonte, c’è la vita, c’è la gioia, c’è la croce con questa ambivalenza. Guarda avanti, non chiuderti. Tu sassolino, hai un senso nella vita perché sei un sassolino presso quel sasso, quella pietra che la malvagità del peccato ha scartato…I sassolini che credono e si attaccano a quella pietra non sono scartati, hanno un senso e con questo sentimento la Chiesa ripete dal profondo del cuore: “Cristo è risorto” (Papa Francesco, Omelia di Pasqua 2017).
La Festa della Santa Croce, se non vuole essere una festa svuotata dal suo nativo senso religioso, la fede nella risurrezione contemplata e annunciata dal Volto Santo. C’impegna sul versante della testimonianza personale a non aver paura di investire la nostra vita sul Vangelo, sulla ricerca del senso della vita fondata sull’evento della Risurrezione. C’impegna anche a dare spazio alle capacità di bene che sono in tutti noi: mettendo a frutto i doni dello Spirito Santo che ci sono stati affidati come ‘talenti’ preziosissimi, già a partire dal Battesimo. C’impegna anche, come discepoli del Risorto, ad essere costruttori di speranza, animatori di comunità fondate sul perdono e sulla carità, sulla giustizia e la pace portata dal Risorto. In questo spirito e in questa prospettiva chiedo alla nostra Città di trovare unità nel bene comune, bandendo ogni estremismo e gratuite conflittualità di parte, che logorano tutti e non costruiscono alcunché. In particolare, anche come visibile e fattiva risposta educativa del mondo degli adulti e delle istituzioni alle giovani generazioni – che abbandonate a se stesse nella solitudine dei social network, rischiano derive di violenza e trasgressioni varie di cui non mancano segni premonitori tra noi – auspico un rinnovato ‘patto di convivenza’ pacifica e di unità per la nostra Città e il suo territorio, a vantaggio del bene comune. Al di là delle diverse opinioni e di un sano confronto su temi vitali del nostro vivere insieme, si ritrovi la capacità di costruire una comunità coesa, accogliente, rispettosa e sollecita verso tutti, soprattutto i più fragili.
È il messaggio della nostra festa del Volto Santo che s’impone per ogni uomo di buona volontà: “Il Santo mistero del Figlio di Dio che morendo e risorgendo ha distrutto e vinto ogni forma di morte e di male dissipa l’odio, piega la durezza dei cuori, promuove la concordia e la pace” (cf Liturgia del Sabato Santo). Amen.
*Monsignor Italo Castellani
In allegato la preghiera per Eugenio e Antonio