





Un’altra straordinaria scoperta quella fatta nel “cantiere delle polemiche” a fianco della chiesa di Santa Maria Corteorlandini durante il corso dei primi scavi per la realizzazione dell’isola ecologica. Dopo la necropoli del sesto secolo, adesso affiora anche una domus romana: entrambe in ottimo stato di conservazione. E così, invece di regalare un servizio ai cittadini, il sottosuolo della nostra Lucca ha donato ancora magnifici tesori intrisi di almeno 2mila anni di storia. I ritrovamenti del tutto inattesi sono stati illustrati questo pomeriggio (15 settembre) alla presenza del sindaco Alessandro Tambellini, dell’assessore Francesco Raspini, del direttore di Sistema Ambiente Roberto Paolini, dell’assessore alla cultura Stefano Ragghianti e delle archeologhe che si sono occupate dello scavo, sotto il coordinamento di Elisabetta Abela.
Sembra quasi incredibile: anche grazie al meticoloso lavoro delle archeologhe, se si punta il naso all’ingiù si possono notare, oltre ai resti di alcune sepolture, anche i colori dell’intonaco utilizzato all’epoca per rivestire la struttura della domus, colori che vanno dalle tonalità dell’azzurro al tipico rosso ‘pompeiano’. All’occhio salta anche la sequenza stratografica del suolo a dir poco impressionante.
“Se non fosse stato per gli scavi di Sistema Ambiente – spiega l’assessore Raspini – questo tesoro non sarebbe mai stato riportato alla luce. Anche se, per ovvi motivi, i lavori per l’isola ecologica non potranno più essere portati avanti, questa per noi è comunque una grandissima vittoria ed un’estrema soddisfazione. Gli scavi ci consentono sempre di avere un panorama e una mappatura dettagliata della città che, oramai, non esiste più”.
Grande soddisfazione anche da parte del direttore di Sistema Ambiente: “Questa – spiega Paolini – è stata una bella sorpresa che ci rende molto orgogliosi. Cercheremo un’alternativa da localizzare in qualche altro punto della città”.
“E’ dal 2000 che mi occupo degli scavi nel centro storico e devo dire che questo, tra tutti, è sicuramente il ritrovamento più importante della Lucca romana fatto fino ad oggi – spiega la coordinatrice degli scavi Elisabetta Abela –. L’ambiente è in eccezionale stato di conservazione, dispiacerà moltissimo non continuare lo scavo”.
Il ritrovamento. Dopo i primi giorni di scavo – avvenuti ormai qualche settimana fa – in cui erano tornate alla luce ben sei sepolture risalenti al XII-XIII secolo, nelle ultime ore è emerso anche un sepolcreto molto più antico che, grazie alla cospicua quantità di reperti rinvenuti, si è potuto accertare che sia risalente al VI secolo d.C. Da quel momento le archeologhe non si sono fermate un attimo e, pensate, sono state riportate alla luce ben 34 sepolture, appartenenti sia a bambini che a popolazione più anziana, all’80 per cento di sesso femminile. Questo si tratta di un sepolcreto di grandissimo interesse il cui studio consentirà di acquisire nuovi dati sulla Lucca di epoca longobarda: alcuni scheletri sono stati rinvenuti sopra i muri della domus, come se questi fossero stati riutilizzati come dei sarcofaghi.
Della domus romana sono stati riportati alla luce ben quattro ambienti e, dato che l’area dello scavo è davvero molto limitata (circa 4 metri x 6), trovare più ambienti è stata senza dubbio una grande fortuna. Negli ambienti, come già spiegato, sono conservati perfettamente le pavimentazioni originali – risalenti al II secolo d.C – in opus signinum, di fattura molto raffinata. Tra gli ambienti, di cui uno presenta un pavimento in laterzi, è conservata anche la soglia di ingresso in marmi.
Ma cosa accadrà adesso che è stata fatta la scoperta? La prossima settimana verrà ripristinata la vecchia pavimentazione e il ritrovamento verrà coperto con del tessuto, in modo da poterlo recuperare in futuro: c’è infatti l’idea di renderla visitabile o quantomeno ammirabile da lucchesi e turisti.
“Questa vicenda non si può certo concludere qui – spiega infatti il sindaco Tambellini –: ma, per esperienza personale, lasciare buchi aperti, anche se transennati, non è una buona idea. C’è il pericolo che questa area venga riempita di rifiuti. Altrettanto difficile è pensare di coprire l’intera area dello scavo con il vetro, in modo di lasciare le scoperte a vista: questa è una zona molto umida e il vetro creerebbe condensa e danni. Servono finanziamenti importanti”.
“Questo – conclude Stefano Ragghianti – è sicuramente un argomento su cui torneremo in modo da trovare la giusta soluzione. Dobbiamo fare parecchie valutazioni”.
Agli scavi ha partecipato con dedizione anche Giulio Ciampoltrini, responsabile della tutela archeologica della Soprintendenza di Lucca: “Il ritrovamento della domus – spiega Ciampoltrini – è da considerarsi eccezionale in una città che vive ininterrottamente da oltre duemila anni ed è sicuramente il più importante degli ultimi dieci/quindici anni per quanto riguarda Lucca romana”.
Giulia Prete