


“La situazione finanziaria del teatro del Giglio è tranquilla, anche se basta un leggero scostamento delle entrate pubbliche per perdere l’equilibrio”. A dirlo è l’amministratore unico Gianni Del Carlo, presente oggi (24 ottobre) in commissione bilancio, per parlare – insieme al direttore Manrico Ferrucci, al revisore unico Tiziana Granucci ed alla presenza del vicesindaco Giovanni Lemucchi – dell’approvazione del consuntivo 2016 e del preventivo 2017-18. La fotografia è chiara: la lirica è il motore trainante, ma deve incrementare la sua attività. E, sopra ogni cosa, i soli contributi pubblici trasmettono serenità, ma per fare il salto di qualità serve intercettare risorse private.
Del Carlo tratteggia – metaforicamente – l’immagine di una nave che solca acque tranquille, con venti propizi. Ma potrebbe bastare un temporale, appunto, per incrinare la rotta.
“Ho trovato il bilancio in corso d’opera – commenta – per cui non posso dire che sia totalmente mio, come lo saranno quelli futuri. Il consuntivo 2016 ed il preventivo 2017 sono in linea con quelli di un anno prima: c’è un equilibrio ed anche un leggero attivo. Le entrate sono quasi tutte pubbliche, basta uno scostamento di poche decine di migliaia di euro per perdere l’equilibrio. La situazione finanziaria è di tranquillità: c’è un saldo attivo in banca, i contributi sono a norma”.
Oltre alle entrate pubbliche, ci sono quelle che derivano dalla vendita dei biglietti e dai privati. “Sui biglietti siamo in un trend di ascesa: gli abbonamenti- spiega ancora l’amministratore unico – (ancora aperti quelli della danza) sono 1500 (lirica e prosa). C’è piuttosto una criticità rispetto al fatto che, per alcuni, è difficile acquistare molti biglietti insieme. Sicuramente però c’è una corsa agli abbonamenti. Altre criticità? Riguardano alcuni interventi di cui ci sarebbe bisogno. Servirebbe un cambio delle poltroncine di palchetti e platea ed anche di quelle del teatro di San Girolamo (che potrebbe essere ampliato di un paio di file, ndr). C’è ancora una parte dei bagni da sistemare, inoltre. L’azienda speciale naviga in acque tranquille e con venti propizi, speriamo di non incontrare nuvoloni lungo la rotta”.
Contenimento dei prezzi dei biglietti e forte accessibilità al teatro sono le parole chiave utilizzate, invece, da Manrico Ferrucci: “Sia l’esercizio 2016 che il 2017 – la sua analisi – confermano una situazione di positività dal punto di vista delle attività. Ce lo dicono i numeri degli abbonamenti, la presenza continua del pubblico, con l’occupazione del teatro intorno all’85% per la stagione di prosa. Siamo un po’ meno soddisfatti per la lirica, che è il core business del teatro del Giglio, l’attività trainante, che deve crescere ancora. E’ su di essa che si concentra il contributo statale di 550mila euro (con un incremento costante, in 3 anni, da una cifra iniziale di 450mila euro). La Regione Toscana nel 2017 contribuirà per 228mila euro, sempre per la lirica”.
Il Giglio come teatro di tradizione ha del resto nella sua natura questa missione. Il prezzo massimo dei biglietti per la lirica è di 55 euro, ma c’è una scaletta che arriva fino a 10 euro nel loggione: “Potrebbe essere più pieno – fa notare Ferrucci – e lavoreremo perché lo scoprano di più i giovani. Con il 2018 si aprirà un nuovo triennio di finanziamenti statali nel campo della cultura: potrebbe uscire fuori anche un nuovo codice dello spettacolo, per cui si tratta di un lasso di tempo decisivo”.
L’attività di prosa, invece, viene finanziata quasi interamente con gli incassi del botteghino. “Anche le attività relative al teatro giovani sono molto importanti ed anche da questo punto di vista – prosegue il direttore – Lucca è un esempio, grazie al coinvolgimento di scuole di ogni ordine e grado”.
Un fattore ineludibile, per la crescita del Giglio, resta tuttavia l’aumento delle risorse provenienti da privati: “Dobbiamo attrarre sul teatro risorse private, che oggi accompagnano in modo insufficiente il contributo pubblico. Il teatro ha raggiunto un certo consolidamento – continua Ferrucci – ed ha davanti una prospettiva tranquilla, certamente grazie al contributo del Comune di Lucca, perché non possiamo parlare di autonomia. Ora serve uno scatto ulteriore, in termini di posizionamento, di ulteriore affermazione a livello nazionale e come polo di eventi pucciniani: per fare questo serve una forza che provenga dal territorio, dal mondo economico. Serve un’alleanza per la cultura che coinvolga tutta la città: se saprà fare questo, Lucca potrà crescere ulteriormente”.
Più polemico l’intervento della dottoressa Granucci: “Senza finanziamenti il biglietto – viene fatto notare, in base ad uno studio specifico – costerebbe 250 euro. Ma, per quanto concerne le attività meno remunerative (come il teatro per i ragazzi e non soltanto) il Comune dovrebbe intervenire per coprire i costi. Il contributo minimo sarebbe di 1 milione e mezzo. Invece, nel corso del tempo si passa da 1 milione e 600mila ad 1 milione e 350mila euro: l’amministrazione deve chiedersi se vuole ridimensionare il teatro oppure no. Quest’anno mi pare che il bilancio sia sostenuto da una posta ambiziosa, pari a 200mila euro di contributi privati”. Claudio Cantini rivendica, dal canto della maggioranza, il lavoro svolto: “Sul teatro del Giglio l’amministrazione Tambellini ha fatto un’opera magnifica – osserva – e chiudere gli ultimi due bilanci con un utile è motivo di vanto”.
Poi si apre il dibattito, con la consigliera Consani che chiede dove il teatro pensa di intercettare contributi privati: “Bisogna far passare il concetto – risponde Del Carlo – che il teatro del Giglio è il teatro dei lucchesi, oltre che un polo delle attività culturali per la città. Oggi ci sono 2 sponsor: la Lucar e la Tagetik. Quella delle sponsorizzazioni è una strada difficile da percorrere e, per questo, chiediamo aiuto a tutta la città. Dobbiamo arrivare ad offrire pacchetti differenziati, che coinvolgano eventuali sostenitori del teatro: ci sono molti esempi nel mondo della cultura, sotto questo profilo. Pensiamo anche ad eventi aziendali che si svolgono all’interno del teatro, accompagnati da rappresentazioni: è una prospettiva concreta, bisogna rompere il velo di sacralità che aleggia intorno al teatro”.
Il capogruppo di Forza Italia, Marco Martinelli, ricorda che “come ogni anno – apre il suo intervento – ci troviamo a discutere nella stessa seduta del consuntivo e del preventivo. Vorremmo inoltre che ci venisse illustrato l’andamento dei contributi negli ultimi 5 anni, per capire come si sono differenziati, con i relativi costi”. Uno schema che, a questo punto, verrà proposto nella prossima seduta della commissione (prevista per venerdì, ndr), quella che si chiuderà con una votazione.
Duro l’affondo del consigliere Massimiliano Bindocci: “E’ assurdo e ridicolo – attacca – che ci spediate il bilancio 3 giorni prima della seduta, per mail. Il contratto del direttore artistico continua a risultarci poco chiaro – entra nello specifico – e, a parte questo, emerge la mancanza di una rotta chiara, se la dottoressa Granucci chiede all’amministrazione cosa intende fare del teatro. Oggi sembra che la maggioranza sia stata eletta ieri, perché si afferma di continuo che si sta valutando il da farsi. I conti sono sanati? Sì, ma c’è solo la gestione contabile, manca una progettualità dopo 5 anni, e questo è un fattore che può pagare il personale”.
Il dibattito, poi, grazie alla richiesta del consigliere Martinelli, torna sulla possibilità che il teatro si trasformi in Fondazione speciale. “La parte istruttoria – spiega Ferrucci – quella relativa all’esame dei passaggi tecnico-giuridici, è completata. La decisione finale dovrà essere dell’amministrazione comunale. Di sicuro, per il momento, dobbiamo pensare ad un maggiore coinvolgimento del tessuto economico cittadino. Non è vero che manca progettualità: ci sono produzioni internazionali, ad esempio, in cantiere da mesi. Niente libri dei sogni sulla fondazione: è fattibile, ma si lega ad un progetto di sviluppo del teatro. Senza il risanamento economico questa opportunità non si sarebbe creata. Fose a volte siamo stati troppo ottimisti rispetto a contributi che non sono arrivati, ma non c’è mai stata una cattiva gestione. Il passo della fondazione va nell’interesse della città intera”.
Paolo Lazzari