
Nuova difficoltà per Mario Ciancarella: secondo l’avvocatura di Stato, infatti, la falsificazione della firma del Presidente della Repubblica Sandro Pertini non costituirebbe motivo sufficientemente valido per rendere nullo l’atto di radiazione dall’Aeronautica militare e le sue conseguenze. La posizione è stata espressa in una memoria depositata al Tar di Firenze in attesa della prossima udienza.
Mario Ciancarella, volto noto come libraio di Lucca Libri, venne radiato con decreto del Presidente della Repubblica nel 1983 per ‘indegnità’: il documento però, dopo una lunga odissea giudiziaria, è risultato essere un apocrifo. Lo ha stabilito una sentenza del Tribunale civile di Firenze nel settembre 2016; la perizia calligrafica, d’altronde, non aveva dato adito a dubbi: la firma di Pertini era un falso, visibile anche da un occhio poco esperto. Nulli, quindi, per la giurisprudenza, anche gli effetti dell’atto: l’ordine militare avrebbe dovuto pertanto reintegrare il capitano. Un passaggio tuttavia non automatico, che ha portato Ciancarella davanti al Tar affinché fosse effettivamente riconosciuto il danno subito a causa del documento falsificato e si avviasse l’iter per il risarcimento. L’ultima udienza, del 4 aprile dello scorso anno, si chiuse con un rinvio al 14 febbraio prossimo: da allora le parti – Mario Ciancarella da una parte, lo Stato italiano dall’altra – avrebbero avuto 90 giorni di tempo per presentare documentazione integrativa a sostegno delle posizioni. Termine bypassato dall’avvocatura di Stato che – rende noto la figlia del capitano in post su Facebook – “ha presentato, con circa 6 mesi di ritardo rispetto ai termini stabiliti dal giudice del Tar, una memoria”. “In questa memoria – continua – viene detto che il decreto del Presidente della Repubblica (previsto dalla legge per radiare un ufficiale) non ha valore di fronte alla volontà del ministro della difesa e della forza armata di radiare l’ufficiale in questione. Quindi, anche se è stata dimostrata la falsità della firma del Presidente della Repubblica, la falsificazione della minuta del decreto stesso, la dubbia autenticità della presunta firma di Spadolini sul decreto, la dubbia autenticità del documento stesso fornito a mio padre quasi 10 anni dopo la sua radiazione, non conta. Mio padre, si dice, doveva appellarsi nel 1983, chiedendo la nullità di un documento che avrebbe visto e ricevuto 10 anni dopo”. L’atto di radiazione, infatti, in originale non è mai stato prodotto. L’unica copia disponibile è quella del fax ricevuto da Ciancarella nel 1993, dopo anni di battaglie per vedere con i suoi occhi il documento.