





Sono arrivati a centinaia, anche dalle province limitrofe, per visitare l’ex ospedale psichiatrico di Maggiano in occasione delle giornate di primavera organizzate dal Fai. Oltre alle prenotazioni in tanti si sono messi in fila ad attendere il proprio turno per poter partecipare alla visita guidata a offerta nella struttura resa famosa da Mario Tobino e dai suoi romanzi. A presidenre all’apertura straordinaria della storica struttura la vicepresidente regionale del Fai Rosita Galanti. Con lei e con gli studenti del liceo Vallisneri che hanno fatto da guide è stato così possibile visitare il chiostro trecentesco e quello che fu il manicomio: la sala delle radiografie, il laboratorio di pittura con le opere di Da Valle, il chiostro femminile, quello delle ‘antiche scale’ di tobiniana memoria e le cucine. Una esperienza straordinaria per i fortunati visitatori che sono riusciti ad entrare. La coda delle auto, infatti, è arrivata fino alla Sarzanese, creando qualche disagio per il traffico e per la sosta.
Il racconto della visita
C’è chi ha fatto anche due ore di fila, pur di entrare allo spedale dei matti di Maggiano. Uno dei luoghi del Fi aperto ieri e oggi grazie alla disponibilità dell’Asl che ne è proprietaria, dei volontari e degli apprendisti guide, gli studenti delle scuole superiori di Lucca. Sono stati loro a raccontare la storia della struttura, un complesso “a strati” nato come monastero, poi ampliato, poi destinato a ospitare i malati di mente, che a volte malati non lo erano, ma lì avevano garantiti vitto e alloggio. È una città che arriva a contare migliaia di persone quella del dottor Tobino, in cui gli ospiti vivevano divisi nelle due ale, maschile e femminile. Diecimila circa i visitatori nella sola domenica, arrivati dalle province di Lucca e Pisa ma anche da Prato, Firenze, Pistoia e dal resto della Toscana: tutti nell’ospedale città dove si è scritto un pezzo di storia della psichiatria.
Il solaio è crollato oltre l’antica scala e la sala d’arte è stata in parte vandalizzata, ma racconta ancora un po’ della vita là dentro, compresa la visita del pittore Da Valle, che su una parete ha lasciato la sua firma. Sulle soglie del chiostro restano la vecchia scacchiera e il piano da tris incisi nella roccia: tavole in legno e pedine sarebbero state pericolose. I bagni senza porte e le finestre alte raccontano la malattia e storie tutte diverse che per un po’ sono sembrate tutte uguali. Un mondo che ha vissuto parallelo, quello che si apre tra le mura di Maggiano, su una collina in disparte, come a volersi scordare dell’esistenza dei matti. Un modo e un mondo sconvolto dalla legge Basaglia, che allora aprì le porte dei manicomi per farci entrare il mondo. Un po’ come il Fai ha fatto oggi. E come la Asl vorrebbe fare in modo un po’ più continuativo: lo spedale dei matti di Maggiano è tra i monumenti ai quali si può destinare l’art bonus. D’altra parte con oggi, come ha sottolineato una stanca e soddisfatta Rosita Galanti, vicepresidente del Fai Toscana, l’interesse al sito, le persone lo hanno fatto sentire forte e chiaro