Lucca, aumentano i senzatetto assistiti dalla Cri

3 aprile 2018 | 16:32
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Lucca, aumentano i senzatetto assistiti dalla Cri

A poche ore dal ritrovamento del corpo senza vita di un clochard, ecco che oltre alla tristezza arriva anche la voglia di raccontare. Perché di tragedie della solitudine ce ne sono tante, è vero, ma non dobbiamo dimenticare anche i tanti che cercano di alleviarla anche con piccoli, grandissimi, gesti. È il caso dei volontari dell’unità di strada della Croce Rossa di Lucca che da anni, almeno due volte alla settimana, escono con le loro giacche catarifrangenti e sacchetti colmi di dolci per cercare di portare un po’ di allegria e conforto ai tanti che, purtroppo, dormono negli angoli bui della nostra città. Tanti italiani, persino una donna, alcuni invece con la pelle più scura o l’accento dell’est Europa. Tutti diversi, anche di età, ma le storie che si portano alle spalle più o meno sono tutte uguali: belle favole che poi, all’improvviso, si sono trasformate in pagine piene di draghi e di principesse ormai stufe del loro principe. E la sera, dopo una giornata di lavoro sottopagato o dopo ore passate a confondersi tra la folla, si ritrovano a dormire appoggiati alla stessa parete, con il mantello azzurro lasciato ormai chissà dove.
“Ogni sera il numero dei senzatetto cambia – racconta Gabriele, 18 anni, il più giovane dei 30 volontari dell’unità di strada di Lucca che dal 2013 fanno questa attività – La scorsa settimana, venerdì 23 marzo, ne abbiamo trovati addirittura 19, non mi era mai capitato di vederne così tanti”.

A Lucca, secondo gli ultimi dati del 2017, i casi di povertà sono in forte aumento: il centro di ascolto della Caritas, di fatti, ha contato almeno 1669 persone. Un aumento devastante che ha visto circa 200 persone in più rivolgersi allo sportello del centro di ascolto di Lucca.
“Solitamente li troviamo in stazione, in molti vanno a dormire nelle sale d’attesa – racconta ancora Gabriele – Altri, invece, li andiamo a cercare lungo il fiume o nelle sortite delle mura. Quando fa troppo freddo per fortuna decidono di andare a dormire nei dormitori, ma non tutti hanno voglia di farsi aiutare. È sempre difficile instaurare un rapporto con loro, oltre ad essere molto misteriosi e riservati difficilmente riescono a chiedere aiuto”.
Però, nonostante questo, ogni volta che vedono arrivare i volontari riescono quasi a sorridere: “Alcuni non aspettano altro – dice Gabriele –. Prima di partire dalla sede recuperiamo i pezzi dolci o salati che sono avanzati in alcuni bar e pasticcerie della zona e glieli portiamo, preparando anche qualche litro di the caldo. Alla fine quello del bicchiere di the e del pezzo dolce è solo una scusa, il nostro vero obiettivo è quello di chiacchierare un po’ con loro, farli sentire di nuovo persone almeno per qualche minuto. A volte, quando ne abbiamo la possibilità, gli lasciamo anche qualche coperta o indumento caldo, ma se siamo lì è principalmente per riuscire a parlare un po’ con loro. Sono persone che non parlano spesso con la gente, alcuni di loro, come ‘il professore’, la gente addirittura la odia e ci allontana sempre, soprattutto le donne, molto probabilmente dopo una grande delusione d’amore. Lui, secondo quello che mi hanno raccontato gli altri volontari, un tempo era benestante e dopo vari inconvenienti della vita ha deciso di vivere da solo, in strada. Sono anni che cercano di avvicinarlo, di farlo parlare, ma non ha fatto nessun progresso. Non è facile, ma per fortuna riusciamo ad avere anche qualche soddisfazione: la signora, l’unica donna clochard della nostra zona, siamo riusciti a convincerla a farsi visitare al nuovo centro odontoiatrico della Croce Rossa. Ci abbiamo messo un bel po’ ma adesso finalmente si sta facendo curare”.
“Quello delle cure è un altro grande problema di queste persone – spiega Gabriele – molti di loro, non avendo la residenza da tempo, non hanno nemmeno la tessera sanitaria. Si curano da soli, mandando giù quel che trovano, annebbiando i dolori con l’alcool. Spesso, purtroppo, ci troviamo in difficoltà perché molti di loro sono in stato alterato e la situazione è sempre molto tesa. Anche Attila era così: viveva in una baracca dietro il parcheggio dell’Eurospin, non sempre si faceva trovare. Spesso ci raccontava che c’era chi lo voleva mandare via e che casa sua gliela avevano bruciata molte volte, altre volte invece la trovava sotto sopra. Non so se sia la verità, lui ce lo raccontava spesso. Infatti a volte si fermava a dormire davanti al supermercato, sopra i cartoni, addormentandosi spesso con una sigaretta accesa tra le dita. Tra loro, tutti più o meno tra i 35 e i 60 anni, c’è una storia che mi ha colpito molto: è un ragazzo che vive in Mediavalle e lavora qua da noi a Lucca, in una cooperativa. Non ha la macchina perché il poco che guadagna lo spende nell’affitto e per vivere, quindi va a lavoro in treno. Quando ha i turni la mattina presto e non c’è nessun treno che può portarlo giù – racconta Gabriele – lui dorme sempre in stazione insieme agli altri. Ha una casa, ha un lavoro, ma non potendo prendere il treno potrebbe perdere tutto il resto. Lui è quello che chiacchera di più con noi, molto probabilmente perché è quello più sereno”.
“Le prime volte che ho fatto questa attività avevo un po’ di timore – racconta Gabriele, volontario da poco prima di natale – Avevo paura di fare qualcosa di sbagliato, come ho già detto sono persone molto misteriose ed è strano parlare con loro, non sai mai bene cosa dire o come potrebbero reagire. Piano piano però ho capito come dovevo atteggiarmi e la paura è diventata soddisfazione. Ti appaga tantissimo fare questo tipo di servizio, anche se gli ho dato solo un bicchiere di the quella persona sento di averla aiutata, di essergli stato vicino almeno per un attimo. Facendo questo tipo di attività impari anche a sentirti più fortunato e ad apprezzare di più quello che hai: quelle sono tutte persone nate fortunate che poi si sono ritrovate quasi all’improvviso in questa situazione. Capisci che non sono lì per aver fatto investimenti sbagliati, errori o per aver sputtanato tutti i soldi, la vita ha semplicemente voluto che fossero lì, per una lunga serie di motivi, e fa parecchia impressione vedere in quello stato persone che prima avevano una casa e una famiglia. A me personalmente fa impressione anche trovare così tanti senzatetto in una città piccola come Lucca, prima di cominciare a fare volontariato con la Croce Rossa non avrei mai pensato che ce ne fossero così tanti”.
I volontari dell’unità di strada in tutta Italia vengono chiamati ‘angeli della notte’ e, chissà, forse queste piccole ronde del sorriso lo sono davvero.

Giulia Prete