Preside del Carrara: bulli, colpevoli non solo studenti






Consiglio comunale e provinciale congiunti sul tema del bullismo, oggi (14 giugno) a palazzo Ducale. Un confronto aperto agli interventi di professori, presidi e operatori della scuola, compresi i rappresentanti della consulta studentesca, dopo il caso esploso all’Itc Carrara dove sei studenti sono stati iscritti nel registro degli indagati della procura dei minori di Firenze per le minacce e le angherie al prof di italiano in classe, riprese in 4 video che poi, una volta postati sul web, sono divenuti virali. Al tavolo, davanti ai consiglieri, al presidente della Provincia Luca Menesini, al presidente del consiglio comunale Francesco Battistini ed al sindaco di Lucca, Alessandro Tambellini, il preside della scuola Cesare Lazzari ammette: “La colpa non è soltanto degli studenti – ha affermato – e non accetto nemmeno la logica che siccome tutti sarebbero colpevoli allora nessuno è colpevole. Certo è che distrazioni, colpe, negligenze, se reiterate possono portare a problemi di questo genere”. Il dirigente, espressamente, non è voluto entrare nella vicenda specifica: “Siamo stati investiti da un vero e proprio incendio”, ha ricordato.
L’episodio del Carrara – sebbene amplificato dalla eco avuta a livello nazionale – non è isolato. Lo hanno detto gli esperti, dagli psicologi ai criminologi intervenuti. Sottolineando che comunque i casi di bullismo dal 2012 al 2017 sono sensibilmente calati in provincia di Lucca. Ma come ha spiegato la professoressa di psicologia Ersilia Menesini, sta emergendo il bullismo esercitato nei confronti dei professori. Un fenomeno “nuovo” che si combatte con il supporto della scuola e la collaborazione della classe, non con “interventi episodi”.
Una discussione, insomma, in cui sono emerse varie posizioni ma in cui la scuola e i suoi attori sono stati protagonisti, facendo emergere, dal Carrara ma anche da altri istituti cittadini, l’impegno costante a prevenire episodi di violenza. La convocazione del consiglio congiunto è stata richiesta dal consigliere del M5S, Massimiliano Bindocci e dagli altri membri dell’opposizione: è stata firmata anche dai consiglieri Santini, Consani, Di Vito, Turrini, Barsanti e Buonriposi. “L’idea – spiega – è nata dopo gli ultimi episodi che hanno avuto risonanza nazionale. Questo è un tema che non può essere lasciato soltanto alla scuola: la politica deve avere il coraggio di affrontare questi problemi”.
Il primo intervento è, appunto, quello di Ersilia Menesini, professore ordinario di psicologia dello sviluppo e dell’educazione all’Università di Firenze: “Ci sono due campi di intervento – esordisce – che riguardano il bullismo tra pari età e quello esercitato nei confronti dei professori. Quest’ultimo è un fenomeno nuovo, che si riduce in caso di supporto da parte dell’amministrazione e della classe”. Gli ultimi dati, ricorda la professoressa, parlano di un andamento del bullismo nelle scuole della provincia di Lucca che va in diminuzione: dal 27,3% del 2012 al 22,3% del 2017. Questo, anche e soprattutto grazie ai progetti messi in campo (chiamati NoTrap e KiVa, ndr) per contrastare il fenomeno. “In questi anni – prosegue la professoressa Menesini – ha funzionato l’impegno sistematico delle scuole. L’intervento episodico, invece, non serve a niente. Funzionano anche il potenziamento della consapevolezza e la responsabilizzazione degli spettatori dell’evento”.
Massimiliano D’Arca, rappresentante della consulta studentesca, è convinto: “Credo che siano utili incontri e progetti capaci di includere tutte le classi – afferma – per consentirci di confrontarci con altre voci ed altre persone. Il bullismo non è sempre e per forza un comportamento attivo: a volte ce n’è anche uno che riguarda l’inclusione sociale”.
Poi è la volta della professoressa Anna Vagli, criminologa investigativa e membro dell’associazione Aisf, che riporta un caso concreto: quello del suicida Andrea, vittima di bullismo e cyberbullismo. “Si tratta di due facce della stessa medaglia, due aspetti – spiega – in costante e preoccupante crescita. La nuova legge sul cyberbullismo, però, rappresenta uno strumento concreto per contrastare il fenomeno”.
Quindi è il turno di Catia Abbracciavento, dell’ufficio scolastico territoriale: “Il bullismo – afferma – non riguarda soltanto la scuola, ma la quotidianità dei ragazzi. Serve una maggiore formazione, che riguardi professori, studenti e famiglie. Da qui è nata l’idea di un tavolo tecnico interprovinciale, che ha portato alla stesura di un protocollo ad hoc. Esso prevede una formazione per tutte le scuole, da declinarsi secondo l’ordine ed il grado: deve inoltre essere condivisa da Consiglio di classe, studenti e famiglie. Il protocollo – prosegue – oltre agli aspetti positivi e preventivi, prevede anche le regole per attuare la funzione sanzionatoria della scuola”.
Daniela Venturi, dirigente scolastica dell’Isi Pertini di Lucca, ha voluto presentare all’aula il progetto Star (scuole toscane in rete) per combattere in classe gli episodi di prevaricazione fra giovani e non solo. “Si tratta di un’iniziativa per prevenire i fenomeni del bullismo e del cyberbullismo. Questo progetto è stato selezionato come capofila ed è stato finanziato dal ministero della pubblica istruzione nell’ambito del piano nazionale del governo. Il progetto, adesso, è quello di formare tutti i referenti della rete che fanno parte di questa rete: si tratta di circa 500 insegnanti”.
Poi è il turno di Cesare Lazzari, dirigente scolastico dell’Itc Carrara: “Non entro nello specifico della vicenda avvenuta nella mia scuola. Siamo stati investiti da un vero e proprio incendio che, come tale, nasce da piccoli fuochi. Distrazioni, colpe e negligenze, se reiterate, possono portare a problemi di questo genere. Nonostante il territorio lucchese abbia patito un danno di immagine, ci sono ragioni reali per pensare che Lucca non sia all’anno zero, sotto il profilo della lotta al bullismo. Lucca non è la causa di quanto è avvenuto – ha aggiunto -. Anzi: sta mostrando di possedere gli anticorpi per rispondere al disagio che c’è stato, anche con durezza. La vicenda mi ha fatto riflettere sul valore delle responsabilità individuali: non posso accettare la logica secondo cui essendo tutti colpevoli – scuola, famiglia, media e studenti – nessuno è colpevole. Molti dei nostri giovani vivono una sorta di anarchia culturale e confondono informazione con conoscenza. Vivono immersi in una realtà virtuale, mentre sono disconnessi da una realtà in cui potrebbero essere attori diretti. La responsabilità però – ricorda – non è soltanto dei giovani. Le scuole della provincia porteranno avanti l’importante protocollo elaborato e, per quel che concerne la mia scuola, cercheremo di adottare accorgimenti sulla base di quello che è successo. Dobbiamo rivedere diversi aspetti: dal registro elettronico al ruolo dei coordinatori. Un difetto della mia scuola, ma non soltanto, resta poi quello di coinvolgere nei progetti chi non ha bisogno effettivo: dobbiamo sforzarci, invece, di intercettare chi ha necessità. La nostra società, comunque, non può aspettarsi giovani migliori, mentre propone modelli sbagliati, incentrati sulla furbizia e la corruzione. Per quanto riguarda noi dirigenti, lasciatemi dire, altro che ‘presidi sceriffo’: oggi ci mancano gli strumenti per gestire flussi didattici educativi di qualità di cui abbiamo estremo bisogno”.
Tommaso Nieri, rappresentante di istituto del Busdraghi, analizza invece le responsabilità dei media, e non soltanto, nella vicenda del Carrara: “Ho preso parte – afferma – alla commissione che ha giudicato quei ragazzi. L’esposizione mediatica – afferma – che hanno subito questi cosiddetti bulli, rischia di ‘bruciare’ per sempre la loro vita. Loro hanno sicuramente sbagliato, ma la società deve chiedersi che cosa ha fatto per prevenire concretamente questi eventi e se era giusto dare in pasto questi studenti ai media”.
A Sandra Papini e Monica Stagi – componenti del team Kiva – il compito di illustrare come funziona la prevenzione: “La formazione a tappeto su tutti i docenti – spiegano – è fondamentale. Tutti, in questo modo, sanno come devono comportarsi in casi problematici. Generalmente – commentano – riceviamo 6-7 segnalazioni all’anno, del tutto anonime: la percentuale di soluzione di queste problematiche è altissima. Un elemento di criticità? E’ dettato dal turnover dei docenti, durante il quale si corre il rischio di perdere pezzi di questo protocollo”.
La professoressa Annalisa Del Frate, dell’istituto comprensivo Lucca 2 (San Concordio) parla poi dell’esperienza vissuta dalla scuola: “Abbiamo aderito al progetto Star ed al protocollo Kiva. Le lezioni – osserva – sono adattate sulla base dell’età degli adulti: si tratta di una scuola primaria, ma l’uso degli smartphone è già attuale. Il problema emerge maggiormente, però, nella scuola secondaria. Questi progetti creano consapevolezza ed aiutano molto sia gli insegnanti che gli studenti”.
Enrico Marchi, della società medico chirurgica lucchese, affronta invece la questione dall’angolatura della prevenzione: “Siamo di fronte ad un cambio di scanario – afferma – anche sotto il profilo clinico. Siamo passati dal secolo delle inibizioni all’avanzare del disturbo di personalità. Si diffondono l’eccesso, l’abuso e la diminuzione del senso del limite. In questo panorama il desiderio si estingue e questo porta ad una psico apatia che, a sua volta, conduce anche ad una difficoltà di autoindividuarsi. Ne trae uno svantaggio enorme, in tutto questo, la relazionalità. La fragilità riguarda tutti, ad ogni età. Non dobbiamo scordarci – spiega – che tendiamo a diventare quello che ci è accaduto: le vittime del bullismo possono soffrire di patologie come depressione,attacchi di panico o peggio ancora. La formazione degli insegnanti, in tutto questo, è fondamentale”. In chiusura c’è stato spazio anche per gli interventi sindacali e quelli del referente dell’Asl. Tra questi Massimo Fantoni, della Cisl scuola ha sottolineato che il tema della “società liquida è più che mai attuale. In essa emerge un individualismo sfrenato e la scuola, chiaramente, non è esclusa. Oggi assistiamo ad insegnanti avviliti, che hanno perso la loro autorevolezza e la capacità educativa. L’impressione è che il fenomeno sia sottovalutato, oggi. Le aggressioni non possono essere ridotte a ‘bambinate’, perché rappresentano un radicale rifiuto del rapporto docente-discente”.
Il consiglio congiunto al termine degli interventi esterni è stato aggiornato ad una nuova seduta che proseguirà con gli interventi dei consiglieri comunali e provinciali.
Paolo Lazzari