Paladini-Civitali, i genitori in rivolta con Provincia



Continua a suscitare reazioni preoccupate e polemiche la situazione legata alla chiusura del complesso che ospitava gli istituti Paladini e Civitali in via San Nicolao. Un nuovo capitolo di questa vicenda è andato in scena questa mattina (23 giugno) a Palazzo Ducale dove si è tenuto un incontro organizzato dal presidente del Consiglio d’istituto del Paladini Andrea Bonturi e rivolto ai genitori rappresentanti di classe per raccogliere le istanze e le preoccupazioni di tutti. La riunione aveva lo scopo di fare il punto della situazione e di formare un fronte comune fra i genitori e il personale delle scuole coinvolte, oltre che definire i prossimi passi. L’idea dei genitori è quella di costituirsi in associazione per presentare con maggior forza per loro istanze e chiedere un incontro con i rappresentanti di Comune e Provincia per ottenere delle risposte.
Il clima era molto teso, soprattutto per le modalità attraverso cui sia i genitori che il personale scolastico ha saputo della chiusura: nonostante, secondo le parole di Bonturi, la perizia che ha portato alla chiusura dell’ex convento di via San Nicolao risalga a più di due mesi fa, la notizia della chiusura è stata dato solo a cose ormai fatte. I più agguerriti per questa decisione si sono dimostrati essere i genitori dei ragazzi iscritti alle classi prime nel prossimo anno scolastico che, come un fulmine a ciel sereno, si sono visti chiudere la sede della scuola che i loro figli avevano scelto, con la prospettiva di veder passare i ragazzi dall’ex convento del centro storico risalente al 1400 a degli stabili prefabbricati. La proposta lanciata dal presidente della Provincia Luca Menesini di trasferire i circa 900 studenti dei due istituti in dei blocchi prefabbricati da installare al Campo di Marte (leggi), infatti, non ha del tutto convinto i genitori ed ha scatenato le reazioni di tutto il mondo politico. D’altra parte però c’è la consapevolezza da parte dei genitori che dividere i ragazzi in vari spazi, oltre che a comportare grossi problemi dal punto di vista logistico, sarebbe un danno. Allo stato attuale, infatti, nelle disponibilità della Provincia non ci sono immobili sufficientemente grandi da ospitare tutti gli studenti. Un’ipotesi, tutta da verificare, potrebbe essere l’accorpamento dell’istituto Nottolini con il Carrara, proposta già lanciata un anno fa ma che ancora non si è concretizzata. L’accorpamento libererebbe i locali dell’ex Bonagiunta in via Barsanti e Matteucci che potrebbero ospitare almeno uno dei due istituti. Una soluzione che non risolverebbe tutti i problemi.
È di qualche giorno fa inoltre, la notizia che la Provincia ha presentato alla istituzioni europee ben 23 progetti per l’ottenimento dei finanziamenti per lavori di adeguamento sismico, efficientamento energetico, ristrutturazione igienico-sanitaria e adeguamento alla normativa di prevenzione incendi delle scuole, affinché siano inseriti nel piano triennale dell’edilizia scolastica 2018-2020 con la possibilità di essere finanziati da parte del Miur (Ministero dell’istruzione, dell’università e della ricerca) attraverso la Banca europea degli investimenti (leggi). Ma anche se la Provincia dovesse ottenere dei finanziamenti, sarà necessario trovare una soluzione transitoria fino all’eventuale fine dei lavori.
Fin qui i fatti esposti nell’arco della mattinata. Ma cosa è stato deciso? Detto che è stato convocato per l’11 luglio il Consiglio d’istituto e che in quella sede, saranno messi all’ordine del giorno tutti i punti emersi, l’assemblea, dopo un’animata discussione, ha concordato su quali saranno i prossimi passi da fare. Lunedì mattina (25 giugno) il presidente Bonturi si recherà di persona, accompagnato da una rappresentanza di genitori, negli uffici della Provincia e chiederà un incontro con i tecnici per capire esattamente il quadro della situazione e come l’ente intenda muoversi. A seguito di questo incontro, sarà costituita un’associazione che rappresenterà i genitori degli studenti che avrà lo scopo non solo di condividere la informazione ma anche di rappresentare con un’unica voce le istanze dei genitori. Fatti questi due passaggi, sarà indetta una nuova assemblea pubblica (in cui saranno eventualmente coinvolti anche i ragazzi) dove verrà spiegato cosa è emerso negli incontri con tecnici e rappresentanti politici. Infine, l’assemblea si riserverà la possibilità di presentare a sua volta delle proposte concrete da presentare alle amministrazioni.
All’incontro di questa mattina erano presenti anche alcune insegnanti dei due istituti: “Abbiamo saputo della chiusura l’8 giugno, come tutti gli altri – dice una di loro -. La notizia è stata come uno schiaffo perché ci trovavamo in un momento molto complesso dell’anno, quello delle valutazioni di fine anno. Non ci credevamo”.
“Ci sono sempre stati problemi ma abbiamo sempre fatto fronte a tutte le difficoltà. Il bello della scuola non è fatto dal luogo ma da chi la vive tutti i giorni – prosegue l’insegnante -. Una sede però è fondamentale per l’attività didattica. Separare i ragazzi vorrebbe dire fare un’attività monca. Per cui è meglio avere degli immobili prefabbricati piuttosto che dividerli. Ciò che è chiaro è che ci troviamo in una situazione di emergenza e che Comune e Provincia devono lavorare insieme per risolvere questo problema”.