Ex Gesam, sì a variante ma è polemica su stop finanziamenti

7 agosto 2018 | 20:50
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Ex Gesam, sì a variante ma è polemica su stop finanziamenti

Arriva proprio nel giorno del possibile stop dei finanziamenti per il progetto periferie il voto sulla variante urbanistica per la realizzazione del progetto nell’area ex Gesam di San Concordio. Un progetto che viene da lontano e che, anche nelle sue modificazioni, non manca di sollevare polemiche. E inevitabilmente il dibattito unisce il nuovo progetto da votare per la modificazione dell’area e il problema delle decisioni del governo sulla sospensione dei finanziamenti. Alla fine il testo ottiene 17 voti favorevoli e 7 voti contrari, un non voto e l’assenza al momento delle votazioni dei consiglieri Barsanti e Buonriposi. A margine ok all’unanimità dei presenti (25) anche a un ordine del giorno che invita sindaco e giunta a impegnarsi per far sentire la propria voce al governo per evitare lo stop di due anni al finanziamento delle opere.

Anche in questo caso è l’assessora Serena Mammini a illustrare la pratica: “L’area oggetto di variante – spiega – si trova a sud delle mura, nel quartiere di San Concordio, nell’isolato tra via della Formica, via Consani, Urbiciani e Nottolini. È stata la sede delle Officine Italgas e in tempi più recenti sede della società Gesam Spa. Il regolamento urbanistico vigente individua l’area come “ex Progetto Norma non oggetto a decadenza”. Si tratta, cioè, di quei progetti norma, previsti dal regolamento, che erano stati oggetto di un piano attuativo approvato, e non è questo il caso, oppure di permesso a costruire convenzionato i cui interventi erano già in corso di esecuzione alla data di adozione della variante del 2012. L’ex progetto norma 6, denominato Centro servizi di San Concordio, era diviso in comparti, l’area oggetto della variante di stasera si riferisce al comparto A, la parte a sud. La proposta prevede che il comparto abbia una nuova destinazione d’uso, quella di aree per attrezzature di interesse locale“.
La cronistoria di quanto avvenuto nell’area la dice lunga sulle discussioni che sono insorte nel tempo: “L’area – ricorda Mammini – prevedeva la costruzione, tra gli altri, di un edificio di tre piani a destinazione direzionale e commerciale, denominato non dalla vulgata, ma dal progetto stesso, “Steccone”. La prima concessione edilizia a favore di Gesam è del marzo 2008, precisamente dell’11 marzo, proprio nei giorni in cui si discuteva il primo stralcio della variante alle norme del regolamento urbanistico, per cui anche questo intervento sarebbe potuto rientrare nell’iter del piano attuativo per cui ci sarebbe stata la possibilità di un dibattito più approfondito sul progetto, con passaggi in consiglio comunale, che forse, dico forse, avrebbero evitato la dispersione di tante risorse, discussioni e soprattutto avrebbero potuto evitare una profonda ferita nel centro del quartiere che si protrae dal 2009 e che ha lasciato un’area, strategica per la città e ricca di passato anche per la presenza della banchina del porticciolo della Formica, abbandonata a se stessa, eterna incompiuta, silente, come un triste day after. L’intervento fu fortemente voluto dall’allora Polis in un momento storico in cui, dal loro punto di vista, poteva anche avere un senso: permettere di fare cassa a una società partecipata. Ma iniziato a costruire in un altro momento, quello della crisi del settore edilizio post “bolla immobiliare”, bolla che, sappiamo, favorì l’edilizia togliendo investimenti ad altri settori produttivi e che portò anche nel nostro paese alla costruzione di un numero sovrastimato di case nuove rispetto alla domanda reale. La discussione e l’approfondimento, dicevo, non ci furono, nonostante le più di 1000 firme raccolte e nonostante le promesse del sindaco di allora di rivedere, almeno in parte, il progetto; cosicché un anno dopo, nel marzo del 2009, iniziarono i lavori con il permesso nel frattempo volturato a favore di Polis”:
“La gestione del cantiere fu molto complessa – prosegue Mammini – andò al centro di inchieste che portarono a sequestri per presunte irregolarità edilizie e per mancato rispetto delle norme ambientali. Diciamo che l’intervento nacque male e venne condotto non senza difficoltà. Per completezza di informazione devo anche aggiungere che l’inchiesta edilizia fu archiviata così come quella relativa a presunte irregolarità nella gara d’appalto. Nel frattempo però altri anni erano passati… Come abbiamo detto anche in commissione, la prima amministrazione Tambellini si trovò quindi a gestire un vulnus di notevole entità e complessità. Perché tra l’inizio dei lavori e fermo cantiere eravamo arrivati a metà 2012 con una gru immobile nell’area simbolo di una vicenda politico-amministrativa assai triste, una notevole quantità di risorse spese e alcune opere realizzate come il parcheggio interrato. Proprio per questo alla prima occasione utile, dopo aver fatto ordine, non senza fatica, anche su questa intricata vicenda, l’amministrazione, alla prima occasione, ha cercato di reperire fondi per cercare di ridare un senso e una nuova vita all’area di quello che doveva essere l’edificio dello Steccone, perché quella è l’area oggi totalmente di proprietà comunale, dopo che alcuni mesi fa è stata liquidata Polis. Certo, quando i fogli che ci troviamo ad usare per i nostri progetti, per i nostri obiettivi, non sono fogli bianchi, ma pagine ingiallite e assai scarabocchiate, come è il caso dell’iter che ha disegnato questa area, non possiamo fare finta che il passato non abbia in un certo senso in parte condizionato il futuro assetto dell’area”.
E qui si arriva ai giorni nostri: “La prima occasione utile – spiega l’assessore – l’abbiamo avuta un paio di anni fa quando la presidenza del consiglio dei ministri predispose il Programma straordinario di intervento per la riqualificazione urbana e la sicurezza delle periferie e quindi approvò un bando per la riqualificazione di aree urbane caratterizzate da situazioni di marginalità economica e sociale, degrado edilizio e carenza di servizi, istituendo un fondo a ciò dedicato. L’amministrazione comunale all’occasione predispose, anche per l’area oggetto della variante di stasera, un progetto denominato Quartieri social_San Concordio e San Vito, con il quale intende, dicevo, dare nuova vita all’area. Archiviando definitivamente il progetto che prevedeva lì una funzione direzionale e commerciale a favore di uno spazio pubblico con destinazioni a carattere collettivo quali una piazza coperta e spazi polifunzionali. La variante di stasera occorre proprio per questo, per attuare l’intervento previsto nel Bando periferie-Quartieri social, perché il permesso a costruire, che costituiva presupposto per il mantenimento in essere del Progetto norma 6 e quindi dello Steccone, nel frattempo è decaduto. Per cui viene modificata la destinazione d’uso da ex progetti norma non oggetto di decadenza ad aaree per attrezzature di interesse locale
per realizzare attrezzature di servizio per la città, disponibili per un uso pubblico accessibili a livello di quartiere”. “La variante – spiega per raccontare l’iter che avrà lo strumento – si configura come semplificata perché ci troviamo all’interno del perimetro del territorio già urbanizzato ed inoltre non ricade in zona soggetta a vincolo paesaggistico per cui sarà oggetto di valutazione di adeguamento al piano paesaggistico nell’ambito dell’ter che seguirà l’adozione di stasera. Il procedimento di Vas è stato avviato con la trasmissione del documento preliminare all’autorità competente per la verifica di assoggettabilità. Sono pervenuti quattro ontributi da parte della Regione Toscana settore Genio civile, Arpat, Autorità di bacino e settore ambiente del Comune.
Il Nucleo unificato comunale di valutazione quale autorità competente, esprimendosi per la non assoggettabilità a Vas, ha richiesto però che sia posta una puntuale prescrizione relativa alla necessità che in sede di redazione delle fasi di progetto sia comunque effettuata una nuova analisi di rischio specifica, idonea a verificare la possibilità che le opere che saranno realizzate siano compatibili con le condizioni di qualità ambientali adeguandosi ad esse in ragione degli esiti dell’analisi”.
“Le indagini geologico-tecniche di supporto alla variante, contenute nella Relazione illustrativa di fattibilità geologica, inoltre – dice ancora l’assessore nel merito della pratica – danno alcune prescrizioni particolari: una, finalizzata al contenimento dell’impermeabilizzazione del suolo, dettata dal piano strutturale vigente; un’altra dice che “In ragione del diverso utilizzo dell’area le trasformazioni previste dalla variante si intendono subordinate alla redazione di una nuova analisi di rischio sito specifica volta a verificare sullo specifico progetto di utilizzo, il permanere delle condizioni di non necessità di bonifica”; l’ultima, conseguente alla presenza del fosso della Formica indica che “l’attuazione della previsione di variante dovrà tener conto della presenza del fosso della Formica e dotato di una fascia di rispetto di 10 metri”. Con l’adozione della Variante di stasera possiamo dire che creiamo i presupposti affinché si possa scrivere una pagina assai rinnovata di una lunga e travagliata storia urbanistico-edilizia”.
Inevitabile che, dopo il progetto di variante, si parli invece del rischio della perdita dei fondi. A chiederlo è il consigliere di Fratelli d’Italia Nicola Buchignani, che invita il sindaco Tambellini ad enuncare in Consiglio quanto reso noto nel pomeriggio.
“L’approvazione dell’emendamento in Senato – dice Tambellini – preoccupa perché dopo lo stanziamento dei fondi, con altri sindaci, anche del centrodestra, sono stato chiamato a Roma per prendere degli impegni e firmare una convenzione. Inoltre c’è il fatto che rompere la continuità amministrativa e rinviare tutto di due anni è pericoloso. Molto lavoro è stato fatto, infatti, già in via preliminare. I tempi per la progettazione dei quartieri social erano tempi molto stringenti e tutto era molto contingentato. Aver deciso di spostare tutto così in avanti creerebbe, se confermato, grossi problemi anche perche molti impegni sono già stati presi. So che Anci ha avuto una presa di posizione molto dura e io stesso sono in attesa di capire cosa Anci proporrà a questo riguardo. Ogni forma di protesta legittima ci vedrà sicuramente protagonisti”.
Difende e motiva la necessità di andare avanti con la variante urbanistica la presidente della relativa commissione Francesca Pierotti: “Con l’approvazione della variante dell’area ex Gesam – dice l’ex assessore – si apre una nuova prospettiva sul quartiere di San Concordio, per l’utilizzo di uno dei luoghi più dibattuti degli ultimi anni. E’ stato un percorso lungo, in cui l’amministrazione ha, in questi anni, ipotizzato e verificato tutti gli scenari possibili, consapevole di trovarsi di fronte ad un’opera fortemente contestata, iniziata e mai conclusa. Con il progetto dei Quartieri Social cerchiamo finalmente di dare una nuova veste, pubblica e di interesse locale, senza disperdere risorse che su quell’area erano già state spese”.
“Con una gestione responsabile – conclude – che cerca di dare soluzione alla richiesta di spazi pubblici, che nella nostra città hanno dimostrato essere ancora insufficienti, per fornire quelle funzioni che rendono maggiormente vivibili i quartieri. Questa variante quindi nasce da una valutazione e una volontà politica, più volte cercata da questa amministrazione in diversi contesti urbani, espressa anche nelle linee di programmazione urbanistica del recente Piano Strutturale, che nello specifico trasforma quel luogo da commerciale e direzionale, in un luogo con funzioni di interesse locale, eliminando destinazioni che in un recente passato furono considerate forse poco compatibili con i centri di quartiere. Se da un punto di vista urbanistico già questo è un passaggio fondamentale, l’amministrazione ha lavorato e sta lavorando affinchè questa ipotesi, per ora su carta, si trasformi in un progetto reale grazie ai progetti Quartieri social che in questo spazio dismesso prevedono la realizzazione di una piazza, in parte coperta, destinata alle attività per il quartiere e con il quartiere. L’auspicio ulteriore è che, anche a seguito del passaggio di proprietà della rimanente area (oggi Lucca Holding Servizi), su cui ancora pende un contenzioso per la bonifica del sito, si riesca a completare l’opera di risanamento e recupero di un luogo centrale per il quartiere, che coniughi armoniosamente il suo passato con il suo futuro”.
Sulla stessa lunghezza d’onda anche Daniele Bianucci di Sinistra con Tambellini: “Mettiamo mano a un’area – dice – che dal punto di vista delle volumetrie ha vissuto in passato una sofferenza importante. Un’area dove erano previsti due edifici per attività direzionale e produtriva, e che invece sarà destinata ad atterzzature di interesse locale. Un passaggio, questo, molto atteso da quartiere e città che mette fine a una storia controversa e non amata da cittadini di San Concordio”. Per Bianucci, poi, in ordine alla possibilità di perdere i finanziamenti anche l’ipotesi di votare un documento unitario per chiedere al governo attenzione al bando periferie, idea poi sposata anche da Buchignani di Fratelli d’Italia e da Bonturi del Pd.
Per Buchignani, infatti, lo stop ai finanziamenti è “un fatto grave – spiega – e ci dobbiamo chieiedere cosa facciamo domani se questi soldi non arrivano. A repentaglio c’è il futuro della città e le risorse che noi abbiamo tolto ad altri settori per metterli su progetti finanziati, approvati e firmati per garantirne la progettazione”. Buchignani, poi, dopo una sospensione per stabilire l’ordine dei lavori si dichiara pessimista sul voto in aula alla Camera: “La speranza – dice – è sul ripensamento del Senato dove il testo dovrà ritornare per un errore che è stato commesso su un emendamento che riguarda gli insegnanti”. 
Tocca all’assessore Lemucchi, prima delle dichiarazioni di voto, mettere un po’ di chiarezza nella discussione: “La variante – dice – è collegata ovviamente al progetto dei Quartieri Social, ma è da essa indipendente. E dice che non verranno più costruiti gli immobili previsti, dal punto di vista urbanistico, dai precedenti strumenti, ma solo strutture a servizio del quartiere.
Tutte le contrarietà al progetto arrivano proprio in sede di dichiarazione di voto. Apre la consigliera Testaferrat per Forza Italia: “Una pagina – spiega – che come già in passato non ci convince e che serve solo a venire incontro alla volontà di alcune associazioni. Per questo il nostro voto sarà convintamente contrario”. Voto contrario anche dalle civiche di Santini. È lo stesso ex candidato sindaco a parlare: “Qui – dice – si è creato un quadro non veritiero, al di là dei pro lemi dei finanziamenti. Se si è seguito il dibattito a San Concordio ci si è resi conto che questo progetto non piace quanto non piaceva quello contestatissimo del passato. I dubbi sollevati sono molti, visto che quello che viene fatto passare come riqualificazione del quartiere è solo una modifica del progetto del famigerato Steccone, una colata di cemento alla stregua di quello precedente. Associazionie  cittadini sostengono che l’amministrazione vuole investire 7 milioni di euro per giustificare lo sperpero di soldi pubblici fatto a suo tempo dagli altri amministratori. Si compie, cioè, un’altra speculazione edilizia mascherata da finalità sociali di parte. Per quel quartiere ci sono altre priorità, probabilmente. Queste sono solo volumetrie leggermente inferiori rispetto al progetto del 2008. Avete predicato a lungo bene, per poi fare una colata di cemento molto simile a quella che avete criticato per anni. Proprio una carattersitica di questa amministrazione, far vedere cose che non sono”.
Critico anche Bindocci del Movimento Cinque Stelle, chiamato anche a difendere le scelte del governo per la diversa allocazione delle risore: “Che i soldi non erano già in tasca – dice – si sapeva anche prima di questa notizia. A prescindere da questo, comunque, il mio voto è contrario perché si tratta di un progetto che è stato pensato male. E chissà che questa pausa legata ai finanziamenti non possa rappresentare anche un’occasione di riflessione”. Un’affermazione che non piace affatto a Bonturi (Pd) che, nell’annunciare una mozione per sostenere i finanziamenti al progetto periferie invita un profilo maggiormente istituzionale e non di parte quando si parla di investimenti che portano dei benefici alla città.
Annunciano, invece, di non partecipare al voto Donatella Buonriposi (LeiLucca) per cui “serve maggiore chiarezza prima di esprimere un parere sul progetto” e Barsanti (Casapound). “Anch’io – dice l’esponente di destra – in via di principio sono contrario al blocco di questi finanziamenti, perché ritengo che intervenire sui quartieri è prioritario. Non partecipo al voto ma solo per le perplessità che emergono sul progetto specifico. Ritengo che qualcosa di diverso si poteva fare”.
La pratica riceve i 17 voti favorevoli della maggioranza, il voto contrario di Forza Italia, Bindocci e delle civiche per Santini e il non voto di Buonriposi e Barsanti.
Dopo il voto sulla pratica e qualche schermaglia sulla legittimità dell’inserimento nella discussione dell’ordine del giorno viene presentato e votato anche un documento in cui si “ribadisce l’importanza della riqualificazione delle periferie, si esprime con forza la propria preoccupazione per i contenuti dell’atto approvato dal Senato nell’ambito del decreto milleproroghe e impegna il sindaco e l’amministrazione comnale e porre in essere le azioni necessarie, anche di protesta, e di concerto con anci, affinché nei prossimo passaggi parlamentari venga stralciato l’emendamento”. Il testo dell’ordine del giorno viene firmato da tutti i capigruppo di maggioranza e opposizione presenti escluso Bindocci del Movimento Cinque Stelle e ottiene l’unanimità dei presenti (25).