Commercio, ok alla moratoria per i ristobar

6 settembre 2018 | 21:20
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Commercio, ok alla moratoria per i ristobar

È approdato questa sera (6 settembre) con 24 voti favorevoli e 4 astensioni, in consiglio comunale, il provvedimento che contiene la moratoria di tre anni all’apertura di nuovi esercizi di vendita e somministrazione alimenti in centro storico. Il provvedimento passa a maggioranza pur con alcuni distinguo politici da parte dei gruppi di opposizione.

Ad illustrare il provvedimento l’assessore Valentina Mercanti: “Quella che portiamo in Consiglio – dice l’assessore – è un atto parecchio complicato sia per come è stato costruito sia per il percorso che ha avuto. Innanzitutto non si tratta di un atto di natura economica ma di tutela del patrimonio culturale, artistico e paesaggistico. Abbiamo creato un atto a prova di ricorso al Tar con un procedimento partito a novembre. Non riuscivamo a trovare una soluzione che ci potesse consentire un atto di limitazione delle licenze. Per questo ci inventammo una moratoria che scade a fine del 2018. Nonostante la moratoria, però, non siamo riusciti a impedire nuove aperture di bar, ristoranti e gelaterie. Sono negli ultimi due anni si parla di oltre una trentina di attività l’anno. L’annuncio, però, che saremmo intervenuti sul tema, ha già comportato al fatto che da ottobre a ieri c’è stata l’apertura solo di nove attività”.
“Per agire – prosegue l’assessore – abbiamo aspettato la sentenza del Tar per il Comune di Firenze. Di lì siamo partiti con il lavoro con la Regione e abbiamo avviato l’accordo sulla base del fatto che il centro storico è un luogo da tutelare con misure speciali. Grazie alle normative esistenti, in particolare il decreto Franceschini e Scia 2, abbiamo definito il centro come un bene culturale che lo rende diverso dal resto della città. A questo punto l’obiettivo è di tutelarne in tutti i modi le caratteristiche. Creando un mercato chiuso spero che si riesca tutti insieme a lavorare sulla qualità, differenziare l’offerta ed effettuare un’azione di marketing vera che promuove il territorio e crea un circuito di relazioni”.
“Nella pratica – spiega l’assessore – si sospendono tutte le licenze alimentari, dalla gelateria artigianale al grande ristorante, alla pizzeria in franchising, a tutto quello che riguarda il mondo alimentare. Ci siamo lasciati una finestra, come ad esempio per il mercato del Carmine di cui presto si saprà l’esito del bando. È impensabile, infatti, non prevedere nel Carmine che apra una bottega di frutta e verdura o simili. Abbiamo tenuto fuori dal blocco delle licenze i luoghi posti sotto la tutela delle belle arti. Locali storici in questo momento chiusi che hanno una storia e una importanza vitale potrebbero ritornare alle vecchie glorie (vedi Caffè di Simo, ndr). Abbiamo infine tenuto fuori tutti i luoghi di cultura. Se aprisse un nuovo cinema è bene che abbia un chioschino o distributore automatico di alimenti e bevande, così come anche le librerie che per sopravvivere differenziano l’offerta”. “Abbiamo evitato – chiude Mercanti – anche i trasferimenti di licenze dall’esterno del centro storico al centro storico, non c’è limite invece nello spostamento all’interno del centro storico, previsto però solo dall’ambito A all’ambito B mentre non è previsto lo spostamento inverso. Nella zona A vorremmo, infatti, che il saldo sia a somma zero o negativo”.
Boccia il provvedimento nella sua filosofia il portavoce del Movimento Cinque Stelle Massimiliano Bindocci: “È evidente – dice – che questa cosa nasce da un accordo con le associazioni di categoria, come merce di scambio con l’aumento della Cosap. Ma ci sono contraddizioni nel provvedimento che fanno sorridere. Qui si va ad alterare il mercato immobiliare con un provvedimento corporativo. Questa norma non è una cosa che ha interesse generale ma che tutela l’interesse di pochi usando la scusa dell’interesse storico artistico. Bisogna fare altro, fare promozione per indirizzare il turismo in città e fare accoglienza per permanenze lunghe e indirizzare la gente alle attività che valgono e fanno tradizione. E invece così non è stato. Peraltro, quello che viene fatto, è un regalo a costo zero alle attività già esistenti, senza nessun patto per l’occupazione”.
Anche Barsanti è critico sul testo: “Il provvedimento – dice – da un certo punto di vista è tardivo, da altri punti di vista ha ragione Bindocci nella sua analisi. Per altri aspetti è una scorciatoia, per altri ancora è un fallimento. Si arriva a portare avanti la volontà di tutela e valorizzazione del centro storico quando il centro è ormai compromesso da questo punto di vista. Io sono d’altronde sempre stato contrario alle liberalizzazioni, che sapevamo che avrebbero portato a questo. E’ ovvio che la situazione attuale non poteva andare avanti ma si doveva agire prima. Ricordo l’apertura dei minimarket, che vanno a danno dei negozi tradizionali. Se si fosse agito prima mon si sarebbe arrivati a una situazione del genere, ma manca una visione della città. Se questo, quindi, rimane un provvedimento fine a se stesso fra tre anni risiamo da capo. Più che una moratoria il Comune dovrebbe riassumere un ruolo di guida e decisorio fondamentale, arrivando magari a porre un freno alle aperture indiscriminate magari istituendo una commissione in grado di valutare progetto per progetto”.
Accorato e appassionato l’intervento della consigliera Martini (Pd), presidente della commissione urbanistica: “Non si tratta di essere corporativi – spiega la consigliera – ma di tutelare i beni culturali immateriali. Le attività in centro possono valorizzare i beni culturali o farle venire meno. In questo senso il percorso fatto è un percorso complesso che richiede alcuni passaggi conle associazioni di categoria ma anche con Regione e ministero e che è stato fatto proprio nel senso della tutela delle tradizioni del centro storico”.
Remo Santini parla a nome dei gruppi di SiAmo Lucca e Lucca in Movimento: “Nel provvedimento ci sono anche passaggi condivisibili come quello della salvaguardia di un gioiello come la nostra città. Ma non sempre vale la regola del meglio tardi che mai. Ci sono delle occasioni in cui il ritardo va ammesso come errore. Non solo per la moratoria di questa sera, ma parlo del ritardo in generale. In due anni e mezzo, infatti, sono aperti oltre 70 negozi di somministrazione. I buoi sono già scappati dalla stalla e il centro storico è già stato almeno parzialmente rovinato. Principale causa sono le mancate politiche di questa amministrazione, visto che sono sei anni che con questa maggioranza governa questa città. Si sarebbe dovuto lavorare tanto prima, in modo che non dovesse essere necessario fare questo provvedimento. Magari affrontando con diversa cognizione di causa le diverse concezioni del centro storico, fra chi ci vive o per chi lo usa per un centro numero di ore al giorno. Si sono invece fatte scelte per allontanare i lucchesi dal centro storico, scoraggiandoli a frequentarlo: con una mancata politica di agevolazione dei parcheggi a pagamento e la mancanza di incentivo per il ritorno alla residenza. Non si è lavorato, poi, all’arrivo di un turismo sostenibile per studi sui flussi. La nostra città è travolta dal mordi e fuggi, che ha spinto gli imprenditori a invadere la città. Le politiche dell’amministrazione hanno avviato un processo che ci auguriamo che possa non essere irreversibile. Bisogna contribuire a far sviluppare un’altra idea del centro storico. Solo una città che ha memoria e cura di sé, viva e vissuta anche da bambini, giovani e lucchesi, fuori dagli affari e dagli uffici può mantenere e crescere l’appeal verso i lucchesi e il turismo di qualità. Bisogna legare la cosa al rilancio del centro, all’arrivo di marchi della media distribuzione e altro”. “Ultima considerazione – conclude – L’assessore ha parlato di Lucca come primo comune in Italia ad adottare una moratoria di questo tipo. Non saremmo felici di questo primato: è un primato che nasconde un fallimento”.
Gabriele Olivati, di Lucca Civica, contesta quella che definisce una “descrizione catastrofista di Lucca”. “Lucca – dice Olivati – è una città bella, sempre più bella ed elogiata da tanti. Quelli che approviamo stasera sono provvedimenti parziali che cercano di fermare un fenomeno. È un primo passo per fermare una situazione che sembrava a tutti stesse degenerando. È solo l’inizio, ora faremo altri passi, peraltro inserito in un provvedimento complesso in un periodo storico in cui fermare le liberalizzazioni appare molto complicato”. Elogia il provvedimento anche la consigliera del Pd Del Greco che sottolinea come Lucca sia diventata già modello per altri: “E se è malgoverno questo…”, commenta.
Marco Martinelli, capogruppo di Forza Italia sottolinea il ritardo del provvedimento: “I centri storici di città come Lucca vanno tutelati, non per difesa corporativa di una categoria, ma per far sì che mantengano quelle caratteristiche di architettura e decoro urbano che li rendono unici. I flussi turistici di questi ultimi anni hanno spinto l’imprenditoria a seguire questo trend, facendo sì che si registrasse un notevole incremento delle attività commerciali più strettamente legate al soddisfacimento dei bisogni dei visitatori. E’ sotto gli occhi di tutti questo fenomeno, soprattutto andando ad osservare la crescita del numero degli esercizi del settore alimentare, ed in particolare della somministrazione di alimenti e bevande: paninoteche, pizzerie, gelaterie, bar. Alcune vie e piazze del centro si sono trovate ad ospitare quasi unicamente questo genere di esercizi, creando un sovrannumero rispetto alla domanda media. La linea intrapresa due anni fa con la moratoria è stata una scelta importante ma non ha impedito l’apertura di più di 60 attività legate al food. Il provvedimento di stasera arriva dopo oltre dieci mesi dal suo annuncio e quando siamo purtroppo difronte ad una modifica della tradizione commerciale che nel corso di decine di anni ha reso il nostro centro storico meta privilegiata per tantissime persone grazie alla presenza di negozi e ristoranti unici. In conclusione è un provvedimento che va nella direzione giusta ma che arriva quando ormai i buoi sono scappati dalla stalla”.
Voto a favore da parte della consigliera Donatella Buonriposi, che però smorza i toni trionfalistici della maggioranza: “Dopo questo provvedimento – spiega – bisognao lavorare tutti assieme per creare un’arminia all’interno della città. Deve prevalere l’idea generale che vogliamo per il centro storico, che non è solo decoro”.
Il consiglio si chiude con le repliche dell’amministrazione. L’assessore Mercanti ammette che c’è ancora tanto da fare per ottenere i risultati sperati: “Ringrazio le associazioni di categoria – dice rispondendo indirettamente al consigliere Bindocci – non per favori o scambi elettorali, ma perché io credo nella democrazia rappresentativa e nell’importanza del ruolo delle associazioni di categoria. Quando si riesce a lavorare tutti insieme è positivo per il bene comune. Il provvedimento arriva tardi? È vero, ma non poteva arrivare prima, perché non c’erano le leggi. Ci sono delle leggi nazionali e regionali a cui ci dobbiamo attenere. Qualcuno dice che abbiamo una visione della città inesistente. Eppure la nostra visione l’abbiamo inserita, primi in Italia, nel piano strutturale, che prevede la non espansione dei centri commerciali. Ci si potrà dire che la nostra visione è sbagliata, ma non che non ci sia una visione, né per il centro storico né per le periferie che vogliamo rendere più vivibili e ricche di servizi”.
Chiude il sindaco, Alessandro Tambellini: “La perdita di funzioni pubbliche e della gran parte dei professionisti che erano all’interno delle mura è ormai una situazione di anni fa, acclarata e acertata. La spoliazione è iniziata tanto tempo fa ma non si è messo rimedio. Basti pensare che il Piuss non prevedeva nessun elemento per riportare funzioni in centro storico mentre ora portiamo di nuovo gli uffici del Comune in centro storico. Vorremmo riportare in città anche il produttivo e abbiamo tentato in tutti i modi di farlo. Non è vero, poi, il dato del progressivo spopolamento del centro storico. Il punto minore di abitanti in centro si è avuto, infatti nel 2007, ora sono quasi 9mila. La popolazione complessiva del Comune è cresciuta, mancano 120 persone a 90mila. Evidentemente non abbiamo fatto danni noi, il grandissimo guaio è avvenuto in passato quando si accaparravano fondi quando si intuiva che il centro sarebbe diventato una gallina dalle uova d’oro. La città ora lentamente sta riprendendo le sue funzioni e la città sta mostrando un aspetto molto valido e universalmente riconosciuto”.