
Campo Balilla, il consiglio direttivo di Italia Nostra torna a puntare il dito contro la sistemazione dell’area nel periodo fra Summer Festival e Comics.
“Dopo il concerto del 14 luglio l’ex campo balilla, liberato dal palco, dalle torri e dalle tribune – dicono da Italia Nostra – è una grande e squallida distesa di ghiaia mantenuta in essere in vista della costruzione dei capannoni dei Comics. Per rivedere quello scorcio di mura così come la storia lo ha consacrato bisognerà attendere la primavera del 2019, e sarà per poco data l’imminenza di una nuova edizione del festival d’estate”.
“Nel luglio dell’anno passato, con decreto del Mibact regionale – spiega Italia Nostra – è stato formalmente riconosciuto l’interesse culturale del complesso delle Mura urbane, spalti e viali di
circonvallazione inclusi. Il monumento è stato, così, definitivamente assoggettato alle norme di conservazione, protezione e valorizzazione contenute nel codice dei beni culturali. Si è trattato dell’ufficiale riconoscimento del valore storico e artistico del bene, di indubbio rilievo sul piano giuridico ma in concreto improduttivo di effetti. L’attenzione per il monumento simbolo della città rimane volto – e con una intensità crescente – allo sfruttamento commerciale del richiamo che esso esercita. Anziché rispettata e difesa nella sua integrità in osservanza della normativa di tutela, l’area è avviata verso la stabile destinazione di superficie a servizio delle manifestazioni di massa. Non desterebbe meraviglia se nel futuro ad altri spazi toccasse analoga sorte sulla base dell’aberrante concetto di valorizzazione dei beni culturali recepito dalle istituzioni. È quello che è già avvenuto per l’area del centro”.
“In principio – spiega Italia Nostra – fu la fiera del fumetto in piazza Napoleone sotto una tensostruttura che la occultava per pochi giorni. Sono trascorsi da allora più di quaranta anni in un continuo crescendo ed oggi i Comics, con il sopraggiunto festival d’estate, con i loro palchi e baracconi, annullano vie, piazze e prospettive per periodi che vanno al di là della durata degli eventi. È lo stravolgimento dell’immagine del centro storico, che non è il palcoscenico di un teatro. Il suo scenario è quello creato dalla storia nel corso dei secoli, ma sempre quale
contesto di vita reale di una società operosa, che in ogni tempo ha avuto luoghi distinti deputati alla musica, all’arte e allo spettacolo. Migliaia di persone sugli spalti delle Mura o in una piazza, e le imponenti strutture collegate agli eventi che quelle folle richiamano, non valorizzano i beni culturali ma li asserviscono brutalmente al profitto economico e riducono la città a luogo di evasione, che è funzione affatto estranea alla sua storia”.