
In merito alla sentenza del tribunale penale di Lecce che ha condannato una persona a 9 mesi di reclusione per aver venduto pacchetti di recensioni fasulle su Tripadvisor, giungono le considerazioni di Samuele Cosentino, componente del direttivo di Fipe ristoratori Confcommercio Lucca. “Nei giorni scorsi – afferma Cosentino – si è fatto un gran parlare in merito alla notizia della condanna di una persona rea di aver pubblicato, a pagamento, recensioni fasulle sulla piattaforma on line Tripadvisor. Associazioni e sindacati di categoria hanno, con buona ragione, manifestato la loro soddisfazione, anche perché da anni segnalano e denunciano il diffondersi di questo fenomeno a scapito dei proprietari dei locali denigrati infondatamente sul web”.
“Mi associo quindi – prosegue Cosentino – e condivido questo momento di felicità per la condanna inflitta a questo imprenditore senza scrupoli che ha anteposto i propri interessi a tutto il resto e ringrazio le organizzazioni sindacali per il grande o fruttuoso lavoro svolto. Tuttavia vorrei provare ad alzare l’asticella, analizzando la condanna da un altro punto di vista”. “Non si tratta infatti – aggiunge il componente del direttivo dei ristoratori – in questo caso specifico, di un utente che abbia scelto di denigrare un imprenditore, ma di un’agenzia di promozione che ha messo in vendita pacchetti di recensioni a pagamento. Per questo è verosimile pensare che chi abbia acquistato uno o più di quei pacchetti non sia un utente scontento, ma uno o più ristoratori che, incapaci di combattere la battaglia del libero mercato, abbiano scelto la strada eticamente più discutibile”.
“Bene dunque la condanna – termina Cosentino –, ma occorre anche una forte azione di autocritica all’interno della categoria, del sindacato, ed anche delle istituzioni che hanno lasciato, con le “bersaniane” liberalizzazioni, che nell’arena del commercio si scatenasse un tutti contro tutti. Colpevole sia dunque chi vende e pubblica recensioni fasulle, ma ancor di più sia punito chi le compra, perché ha liberamente scelto di investire in un’attività illecita che va a scapito addirittura dei colleghi”.